Iva Berasi - articoli, lettere e interviste dalla stampa | |||||
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Trento, 13 giugno 2006 Che si voglia fare la Valdastico non lo dice apertamente nessuno. Ma il progetto è tornato prepotentemente alla ribalta perché del “collegamento viario con il Veneto” hanno accennato in sequenza Grisenti (infrastrutture) e Gilmozzi (urbanistica): «Il grave è che non si dica che un approccio del genere è morto e sepolto. E che non si vogliano fare scelte coraggiose» sbotta Iva Berasi, non tanto come assessore, ma come vicepresidente dei Verdi. La Serenissima conferma la volontà di completare la Valdastico. Un paio di settimane fa l’assemblea dei soci dell’autostrada Serenissima ha infatti confermato di avere in previsione un investimento di 1.5 miliardi di euro per il completamento verso nord dell’A31. Concessione che risale ancora agli anni settanta, antecedente cioè alle norme europee. Il piano economico finanziario approvato dall’Anas prevede, tra l’altro, il riconoscimento di incrementi tariffari per investimenti solo per l’effettivo avanzamento dei piani di investimento ed una rideterminazione della scadenza della concessione, altri 30 anni, proprio per consentire la realizzazione dell’Autostrada Valdastico (tratta Nord Sud), già facente parte della concessione originaria. I soldi, volendo, ci sarebbero eccome. Ma per Iva Berasi il discorso non sta né in cielo nè in terra: «Sono passati 35 anni, il mondo è girato su stesso diverse volte, ma si continuano a fare i medesimi discorsi. Sulla Valdastico in giunta ci provano sempre: Grisenti e Gilmozzi hanno avuto la sola accortezza di non nominarla direttamente, ma con un giro di parole. Questa della Pirubi è una presenza fissa, quasi non si fosse in grado di percorrere delle alternative. Un motivo reale c’è, ma di questo si parla poco. La viabilità tiene in piedi per una buona parte anche la nostra economia, visto che il Pil si regge sulle opere pubbliche. Vale anche per il Trentino. Un’autostrada assicura investimenti e lavoro per 10/15 anni... Ma non è questo il modo di progettare il futuro». Osserva la vicepresidente dei Verdi: «Tutto il mondo ci insegna come non sia più il caso di fare altre autostrade. Visto che ora c’è un Governo di centrosinistra, e si vuole fare la differenza, si lavori ad un’alternativa seria. Quando si è fatta l’Autobrennero sembrava che fosse la soluzione definitiva, invece lo è stata per pochissimi anni. L’economia cambia molto lentamente ed il trasporto delle merci da un punto all’altro dell’Europa è uno dei punti forti dei mercati: è impensabile immaginare che questo modello cambi per 30 anni almeno. Una volta per tutte si investa convintamente sulla ferrovia e si faccia un progetto, vero, a favore dell’economia: con un trasporto su rotaia competitivo sia sotto l’aspetto finanziario che su quello dell’efficienza. Ora la ferrovia viene poco utilizzata perché costa troppo e non sai mai quando arriva la merce. Servono opere che si possano realizzare a breve, non tra decenni, potenziando l’esistente: uno dei deficit principali è lo scartamento diverso dei binari tra Italia ed Austria. Se noi guardiamo l’A22 e le togliamo i Tir potremmo tranquillamente trasformarla in una pista ciclabile, almeno per l’80 per cento dell’anno». L’esecutivo di cui fa parte non accantona il progetto: «Eppure ci sono dei termini, lo ha notato il collega Salvatori nell’ultima giunta a San Michele, che non vengono nemmeno più usati: ‘ecologico’. Prima doveva essere tutto ecologico, ora è sparito. E’ stato sostituito con ‘sostenibilità’. Ma gli è toccata la stessa sorte: è stato svuotato di significato. In ogni progetto o delibera si mette la formuletta ‘è salvaguardata la sostenibilità’. Salvatori, che si occupa della programmazione, ci ha detto che occorre invece rilanciare un sistema che coniughi energia e territorio. Ma che lo si deve fare sperimentando modelli coraggiosi. Noi vorremmo invece andare dietro all’andazzo generale, magari rendendolo un andazzo di qualità. I costi sulla morfologia del territorio o il cambiamento che una nuova autostrada provoca nel sistema delle acque, li si vedranno solo dopo. Diciamoci la verità: ogni previsione può essere smentita da una ricerca. Si possono ottenere dati a supporto di ogni tesi, come si riesce ad ottenere una ricerca che dica l’esatto contrario». C’è però l’occasione del nuovo Pup per sdoganare la Valdastico, almeno in prospettiva? «Non credo, se non l’hanno sdoganata in 40 anni non ce la faranno nemmeno oggi. Sarebbe folle. Beppe Detomas non è stato rieletto anche per questo: ha fatto la campagna elettorale pro Valdastico, fregandosene del programma dell’Unione, ed è rimasto a casa. Si era mosso con l’arroganza di chi pensa di essere sufficiente a se stesso. Le ultime elezioni hanno dimostrato al centrosinistra che è il caso di dare retta a quelle componenti del territorio sino ad oggi snobbate».
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IVA BERASI |
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