Lucia Coppola - attività politica e istituzionale | ||||||||
Legislatura provinciale
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Comune di Trento
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Posto che il rispetto dei bambini, così come sancito dalla Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza del 20 novembre 1989, è il principio base che deve guidare qualsiasi scelta in campo formativo. A questo proposito si tratta di progettare insieme, nel rispetto delle competenze istituzionali, condizioni di apprendimento e di socializzazione che garantiscano a ogni bambino il diritto soggettivo all’educazione e consentano a ciascuno di sentirsi riconosciuto e accolto nella propria unicità e diversità. Quindi, il tema di dare valore e sostenere una rete di servizi educativi, nidi e scuole dell’infanzia per tutti, capaci di innovarsi, di rispondere a nuovi bisogni, di essere luogo di benessere, di promozione di uguaglianza educativa, di integrazione culturale e sociale rappresenta un contributo importante all’attuazione degli articoli 2, 3, 31 della Costituzione. Il documento base “Linee pedagogiche per Sistema Integrato Zerosei” ( art, 10 Decreto Legislativo 13 aprile 2017, n.65) ci rende edotti sul fatto che in questi ultimi decenni i documenti nazionali ed europei hanno sviluppato e declinato ulteriormente i diritti dell’infanzia, in particolare il diritto all’educazione e alla cura fin dalla nascita, anche grazie alle esperienze e a prassi educative maturate nei nidi e nelle scuole dell’infanzia con la partecipazione attiva di educatori, insegnanti e ricercatori. Questa collaborazione ha permesso di passare in pochi decenni ad un livello di riflessione e consapevolezza tale da creare un orizzonte educativo 0-6 dalle solide fondamenta e di sviluppare le premesse per la creazione di un vero sistema integrato. Si tratta di un intreccio che ha il suo fondamento in una offerta educativa che è concepita al meglio quando si basa sul presupposto fondamentale che l’educazione e la cura sono inseparabili e che certamente, in forme ed equilibri differenti, fanno entrambe parte della fascia 0-3 quanto della fascia 3-6. Ma il disegno di legge Masè non ci sembra aderire all’approccio europeo e neppure a quello nazionale, olistico e inclusivo di tutte le parti, bambini, insegnanti e famiglie in modo tale da non consentire una visione limitata alla parte organizzativa, che non sembra per come viene formulato tenere conto della diversità dei bisogni e dei contesti sociali, culturali ed economici pur in un sistema, quello dei nidi e delle scuole dell’infanzia, che si caratterizzano competenti e con elevata professionalità, dall’offerta di ambienti gradevoli e stimolanti ove gli apprendimenti legati alle varie fasce d’età siano costruiti con modalità rispettose delle differenti età evolutive e con un gruppo di adulti/insegnanti, coeso, formato e soprattutto convinto di un percorso che non può che essere condiviso. Dunque, nel merito, non un’opposizione pregiudiziale al fatto che venga esplorata la diffusione di servizi interconnessi che mettano in comune sia la cura, da non intendersi mai come mera custodia, che la qualità dell’esperienza educativa anche per i più piccoli. Ma il quadro deve disegnare ciò che io al momento non vedo in questo disegno di legge che dovrebbe scrivere e descrivere un disegno istituzionale complesso che esige coordinamento, integrazione, sinergie, tra operatori e famiglie, tra la provincia e i comuni e tutti i soggetti pubblici e privati. Per non inventare cose fine a se stesse ma mirare alla piena attuazione dei diritti e del benessere dei più piccoli. Facilitando e non complicando il confronto tra i portatori di interesse e i decisori politici e amministrativi. In particolare col personale direttamente coinvolto e così i gestori dei servizi educativi dei nidi e delle scuole dell’infanzia, provinciali e parificate, nonché dei servizi presenti sul territorio riconducibili al protagonismo del privato sociale. Io non voterò questo disegno di legge perché non mi sembra sostenuto da una forte governance, perchè mancano le condizioni per una regia delle istituzioni che non cali le sue decisioni come una mannaia, senza un processo di ascolto e dialogo, in primis con le e gli insegnanti. Alla piena inclusione del nido nel sistema di educazione e istruzione dovrebbe conseguire una consistente riduzione delle rette contributive, che sono attualmente un elemento di discriminazione nell’accesso ai servizi. Su questo si sarebbe dovuto lavorare in prima istanza. L’adozione di sostegni finanziari consentono inoltre risposte più qualificate. Le politiche dei diritti dell’infanzia, in sostanza, concretizzano l’idea che la presenza di una rete di servizi educativi e di scuole dell’infanzia di qualità rendono un territorio, città, valli e paesi, più a misura umana, più accoglienti e inclusivi, dunque in piena sintonia con l’art.3 della Costituzione italiana. Per contro questo disegno di legge, sul quale la consigliera Masè certo credendoci, e le va dato atto, si è tanto spesa, manca dei requisiti che lo renderebbero un’opportunità per il Trentino. Pensa di diffondere un servizio che non ha alcun valore pedagogico e questo è un vulnus importante. E questa dimensione è la grande assente. Va a toccare una dimensione organizzativa importante e incide in modo pesante sulle modalità di conduzione e di vita di due tipologie di scuola che riguardano la prima infanzia, un ambito particolarmente delicato, con modalità improvvisate ed estemporanee. Si parla, tra l’altro, di classi della scuola dell’infanzia con numeri sostenuti di bambine e bambini tra cui sono aumentati i casi di BES, bisogni educativi speciali. Senza un piano serrato di approfondimenti e formazione come si può pensare di formare gruppi misti e di declinare le sezioni in modo che possano corrispondere ai bisogni educativi di tante fasce dìeta così diversificate? Ci si rende conto delle differenze abissali in termini di bisogni legati all’età evolutiva? Il fallimento delle Sezioni Primavera sulle quali non si è opportunamente lavorato, che non sono state né monitorate né valutate, ci parla chiaramente di sintesi forzate che hanno creato inevitabili criticità in sistemiche che funzionano: orari incompatibili per quanto attiene ad esempio il sonno, il riposo, i pasti ma anche la stessa dieta alimentare, è possibile un unico menù?, le passeggiate, tempi, modi, i laboratori, la cura intesa come attenzione ai bisogni anche fisici dei più piccoli. Si può andare infatti da pochi mesi di età a sei anni. La coesione all’interno dei gruppi: ci sono bambini che non vengono dallo stesso nido, altri che al nido non sono mai andati. In che modo si fa gruppo? Certo non si intende andare contro, ci mancherebbe, l’uso condiviso degli spazi, là dove la denatalità, colmata in parte dai bambini che arrivano da altri parti del mondo, crea vuoti che è giusto riempire di voci, parole, giochi, risate, crescita individuale e collettiva dei nostri piccoli. Come si è pienamente d’accordo in questa fase iniziale in cui ci si annusa, ci si conosce, ci si forma insieme, non ci si appiattisce gli uni sugli altri, si organizzano incontri, progettazioni, si prova a far interagire piccoli gruppi, li si osserva, si registrano i momenti condivisi, criticità e ricchezza. E poi che dire della questione contrattuale? Va forse messo ordine? Credo do sì. Vogliamo parlare delle due differenti leggi che sostengono i nidi e le scuole dell’infanzia che tali rimangono nel disegno di legge? Vi sono scuole dell’infanzia collegate al nido e altre collegate alla scuola primaria. Vi sono i nidi comunali e le scuole dell’infanzia provinciali e della Federazione. Vi sono le cooperative e le Tagesmutter. Viene in pratica svuotata la funzione dei comuni che non hanno voce in capitolo pur essendo detentori dell’organizzazione dei nidi. Il testo, potentemente emendato, praticamente ne è uscito un altro rispetto alla stesura originale, non ha visto il ben che minimo coinvolgimento delle insegnanti che, dopo l’iniziale sconcerto, si sono coalizzate (dopo aver subito l’infausta e ingiusta decisione dell’apertura imposta a luglio, mese nel quale i bambini venivano coinvolti nelle cooperative in luoghi diversi da quello strettamente scolastico e con attività prevalentemente ludiche) e si sono espresse compatte con manifestazioni e con una poderosa raccolta di 8mila firme che, in pratica, chiede la sospensione del disegno di legge. Tutto ciò dovrebbe produrre qualche opportuna riflessione e qualche ripensamento. Ma, al solito, si va avanti decisi e senza minimamente porsi il problema se quella intrapresa sia la strada giusta. Se il futuro sarà lo zerosei certamente bisognerà che tenga conto di una infinità di fattori che il disegno di legge non evidenzia, ma anche di un mondo fisico e sociale (limiti, potenzialità, ruoli, regole) proprio dei bambini e delle bambine. Si dovrà ascoltare la loro “voce”, le voci dei bambini delle fasce di età alle quali ci riferiamo, delle “persone piccole” ma pur sempre persone, per le quali ciascuno di noi deve avere attenzioni speciali. Ci sta a cuore un ambiente educativo nel quale si possa valutare e rendicontare la qualità del servizio. Che tenga conto delle peculiarità, caratteristiche e potenzialità di ciascun bambino prestando attenzione alle dimensioni affettive, sociali, cognitive in un’ottica il più unitaria possibile, facilitando, sostenendo, incoraggiando. Prevedendo una presenza adulta felice di lavorare in questi ambiti e svolgendo quello che io ho sempre definito “il lavoro più bello del mondo”, una presenza proattiva, competente, ma rispettosa dell’infanzia, della prima infanzia. Rispettosa però anche del proprio ruolo professionale. Insegnanti che non possono essere serenamente esclusi, scavalcati, estromessi da ciò che li riguarda in prima persona. A cui essere grati perché la scuola di qualità oltre che nelle Linee Guida è nelle loro mani sapienti e generose in via prioritaria.
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LUCIA COPPOLA |
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