Lucia Coppola - attività politica e istituzionale | ||||||||
Legislatura provinciale
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Comune di Trento
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Trento, 10 settembre 2013 Nel corso dell’ultimo secolo, i consumi medi per abitante terrestre sono quasi triplicati e la popolazione è passata da 1,5 a 6 miliardi di persone. La crescita della domanda è stata soddisfatta prevalentemente utilizzando combustibili fossili che ancora nel 2005 garantivano l’87, 6 % del fabbisogno energetico mondiale. La quota attuale è dell’81,3 %. Le stime prevedono che le riserve siano sufficienti a soddisfare gli attuali ritmi di consumo per almeno 40 anni nel caso del petrolio, oltre 60 nel caso del gas, almeno 150 nel caso del carbone. Va detto che nel caso del petrolio e del gas il tasso di crescita della domanda ha superato quello di scoperta di nuovi giacimenti. Ne consegue che l’attuale sistema energetico risulta poco sostenibile nel medio e lungo periodo anche per le conseguenze in termini ambientali legati soprattutto all’emissione di anidride carbonica, derivante in gran parte proprio dalla combustione di materiali fossili, ed economici, per il loro costo crescente. L’opzione dell’energia nucleare, che soddisfa attualmente il 5,1 % della domanda energetica mondiale e il 12,7 % di quella europea, continua a presentare diversi problemi: in primo luogo le scorte disponibili di uranio sarebbero sufficienti a soddisfare il nostro bisogno attuale solo per 40/60 anni, resta grave il problema della pericolosità degli impianti, non si è ancora trovata una soluzione al problema delle scorie e la competitività economica degli impianti resta bassa. L’unica alternativa sostenibile sembra dunque rappresentata dalle fonti rinnovabili: il loro contributo attuale al fabbisogno energetico resta però limitato al 7,3 % a livello mondiale e al 5,9% a livello europeo, con una crescita rispetto al 1980 che non ha superato l’1 %. Le fonti rinnovabili sono per loro natura diffuse e non trasportabili; un loro pieno impiego richiede dunque un sistema energetico tale per cui il luogo dove la risorsa è presente (ad esempio là dove i venti rendono possibile un impianto eolico) coincide con il suo utilizzo diretto, come nel caso del solare termico, in cui l’energia solare è utilizzata per il riscaldamento dell’acqua, ovvero con quello della trasformazione in energia elettrica. Per queste fonti appare perciò conveniente un uso locale dell’energia prodotta, secondo il modella della cosiddetta “generazione distribuita”. Si tratta di un sistema incentrato non su grandi impianti di produzione energetica come quelli attuali, bensì su un numero elevato di piccoli impianti (con taglie da pochi KW a qualche MW) distribuiti sul territorio, alimentati da fonti rinnovabili, celle fotovoltaiche, aerogeneratori, impianti geotermici, microturbine. Questo sistema presenta diversi vantaggi: minori costi, minori emissioni di gas serra, minori perdite per trasmissione e distribuzione, minori probabilità di black-out, minore dipendenza dal gas importato, maggiore sicurezza a fronte di possibili catastrofi. Rappresenta la declinazione a livello energetico dell’approccio “piccolo è bello” ed è coerente con una strutturazione policentrica degli insediamenti urbani, ognuno dei quali potrebbe accrescere il proprio livello di autonomia e indipendenza energetica sfruttando le risorse naturali locali: esposizione al sole e al vento, falde acquifere, corsi d’acqua, biomasse: Significa altresì un cambiamento legato all’affermazione di valori quali il risparmio, la tutela del pianeta, della qualità dell’aria, della salute, la lotta ai cambiamenti climatici, toccando in prima persona gli interessi dei cittadini consumatori per i quali presenta innegabili vantaggi, sia in termini economici sia soprattutto di qualità ambientale e di vita. La sostenibilita’ urbana e il risparmio energetico dipendono in larga misura anche dalle caratteristiche dei singoli edifici che compongono una città. Dal punto di vista ambientale, il riscaldamento e l’illuminazione degli edifici assorbono oltre il 40% del consumo di energia e determinano il 35% di emissioni di gas serra; il settore edilizio utilizza la metà dei materiali estratti dalla crosta terrestre e produce un quarto di tutti i rifiuti, di cui solo il 28% può essere riutilizzato (dati UE). Sotto l’aspetto sociale , gli edifici costituiscono l’ambiente principale di vita delle persone ( pare che la popolazione europea vi trascorra circa il 90% del suo tempo). In termini economici le famiglie destinano mediamente all’abitazione e ai servizi connessi un terzo delle loro spese totali, il settore dell’edilizia contribuisce per oltre il 6% al PIL e per l’8% all’occupazione (fonte Eurostat-ISTAT). La consapevolezza del ruolo che l’architettura ha nel determinare i livelli di sostenibilità è ormai diffusa ma non ha prodotto pratiche altrettanto coerenti per quanto attiene l’armonizzazione piena dei tre aspetti: ambientale, sociale ed economico. A che se, soprattutto nei suoi aspetti bio-climatici è stata oggetto negli anni di numerosi progetti pilota, la sua diffusione su larga scala è per ora ancora ridotta, soprattutto nel confronto con il vicino Alto- Adige. I regolamenti edilizi hanno sin qui richiesto per gli edifici standard poco severi in termini ambientali e i costruttori e le imprese tendono generalmente ad attenersi ai requisiti minimi; i costi delle soluzioni costruttive e tecnologiche di bio-architettura sono ancora alti; manca una diffusa informazione, non solo tra il pubblico ma anche tra gli addetti ai lavori sulle prestazioni effettive di questo tipo di architettura e sui suoi benefici in termini monetari. Ecco perché è necessario che la nuova legge provinciale sull'energia trovi nel prossimo consiglio provinciale volontà reale di cambiamento e piena valorizzazione delle risorse e delle peculiarità del territorio trentino. Lucia Coppola
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LUCIA COPPOLA |
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