verdi del trentino
    assemblea congressuale del 13 ottobre 2007
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LA TUTELA DELLA BIODIVERSITÀ NON È UN OPTIONAL,
MA UN OBBLIGO COMUNITARIO
Intervento di Vittorio Cavallaro

L’Agenda di Goteborg e l’obiettivo del 2010
Nel 2001 gli Stati dell’UE hanno firmato a Goteborg, in Svezia, un accordo per “arrestare la perdita di biodiversità nell’Unione Eueopea”. Tale accordo è stato ripreso con forza dalla Commissione Europea che nel 2004 lo ha rilanciato tramite il documento “Message from Malahide”, al quale anche la LIPU, tramite BirdLife International, ha contribuito. Nel 2002 al Summit Mondiale per lo Sviluppo Sostenibile” delle Nazioni Unite, molti Capi di Stato hanno sottoscritto analogo accordo per “raggiungere una significativa riduzione del tasso attuale di perdita della diversità biologica”. Tali accordi si inquadrano all’interno della Convenzione di Rio.

Lo scorso anno l’Italia ha aderito all’iniziativa Countdown 2010 che ha lo scopo di monitorare i progressi verso l’obiettivo dell’Unione Europea di fermare il declino della biodiversità entro il 2010.
Purtroppo, a soli tre anni dalla scadenza del 2010, su scala europea non si registra un rallentamento del tasso di perdita della biodiversità.

Nell’ambito dell’Unione Europea, i principali strumenti per affrontare la sfida del 2010 sono la Direttiva Uccelli (1979) e la Direttiva Habitat (1992). Tali direttive individuano, come uno dei capisaldi per la conservazione della biodiversità nell’UE, la Rete Natura 2000, che costituisce un ambizioso e innovativo approccio di conservazione della biodiversità a livello continentale, basato sull’individuazione di una rete di siti prioritari da gestire in funzione della conservazione delle specie e degli habitat.

Cambiamenti climatici e biodiversità
In Europa, gli effetti del cambiamento climatico sulla biodiversità sono già visibili: la distribuzione delle specie, i periodi di fioritura e le migrazioni degli uccelli, ad esempio, stanno mutando. L’Unione europea si è impegnata a ridurre le emissioni di gas ad effetto serra e a contenere l’impatto dei mutamenti climatici, ma sarà chiamata ad affrontare gli effetti di questo inevitabile fenomeno anche nei prossimi decenni. Per tale motivo l’attenzione si sta progressivamente spostando sulla questione dell’adattamento al clima e sugli interventi che possiamo mettere in atto per aiutare la biodiversità a adeguarsi a questi mutamenti.

La biodiversità avrà una maggiore resilienza e si adatterà meglio al clima che cambia se sapremo garantire un corretto stato di salute dei nostri ecosistemi. Una necessità vitale anche per garantire l’adattamento dell’uomo, poiché la nostra prosperità e il nostro benessere dipendono dai servizi ecosistemici.

Anche in questo caso Rete Natura 2000, che mira a preservare gli habitat e le specie in uno stato di conservazione favorevole, si rivela in questo contesto una misura determinante.

La realizzazione della Rete Natura 2000 dovrà essere integrata da azioni esterne che ne migliorino la connettività e la coerenza, anche mediante il ripristino e la creazione di habitat che possano agevolare gli spostamenti e la diffusione delle specie man mano che muta il loro “spazio climatico”. Inoltre, per aiutare la natura a adattarsi ai mutamenti climatici, dovremo ridurre i “tradizionali” fattori che esercitano pressioni sulla biodiversità, come l’uso intensivo delle terre, la frammentazione degli habitat, un eccessivo sfruttamento delle risorse, la diffusione di specie invasive non autoctone e l’inquinamento. Senza un intervento di questo tipo, l’Europa perderà progressivamente la sua diversità biologica, prevarranno soltanto le specie più comuni e le specie acquatiche e non sarà più possibile sostenere il flusso dei servizi ecosistemici essenziali.

Due fattori chiave per l’obiettivo del 2010: la Rete Natura 2000 e l’integrazione tra le politiche settoriali
La nuova prospettiva finanziaria dell’UE (2007-2013) presenta un’opportunità di enorme rilevanza per una programmazione pluriennale che armonizzi le esigenze della conservazione della natura con quelle delle altre politiche settoriali. L’ Unione Europea ha individuato nella Rete Natura 2000 lo strumento principale per la conservazione della biodiversità e la necessità che le diverse politiche settoriali si integrino in modo armonioso. Come indicato dall’Unione Europea è necessario che, a fianco del nascente programma LIFE + per l’ambiente, vengano utilizzati i Piani di Sviluppo Rurale per realizzare le sinergie necessarie alla tutela della biodiversità e in particolare al finanziamento della Rete Natura 2000. Purtroppo in passato, fondi appartenenti a diversi strumenti di finanziamento sono stati utilizzati in modo non compatibile.

Il ruolo della Provincia Autonoma di Trento
La Provincia Autonoma di Trento ospita sul proprio territorio numerosi siti della Rete Natura 2000 (Siti di Interesse Comunitario, SIC e Zone di Protezione Speciale, ZPS) ed ha una forte responsabilità per ciò che concerne la conservazione delle specie e degli habitat alpini.

Una volta completata la fase di designazione della propria porzione della rete la Provincia Autonoma di Trento dovrà affrontarne la gestione, in particolare dovrà ottemperare agli obblighi ad essa connessi, dettagliati dalle direttive europee (ad es. l’aggiornamento dei dati scientifici, l’eventuale elaborazione di Piani di Gestione, l’adeguamento degli strumenti di pianificazione esistenti, una corretta effettuazione delle Valutazioni di Incidenza su Piani e Progetti) ma dovrà anche saperne cogliere le opportunità, con un approccio interdisciplinare che integri la Rete Natura 2000 nelle altre politiche settoriali (si pensi ad esempio, per l’agricoltura, ai Piani di Sviluppo Rurale).

Al fine di agevolare il cammino presente e futuro verso la conservazione della biodiversità è di fondamentale importanza che la Direttiva Uccelli, la Direttiva Habitat e in particolare la Rete Natura 2000, siano rese note e comprese nella loro interezza dalla globalità dell’opinione pubblica trentina e in particolare nell’ambito scolastico.

La Provincia di Trento ha a disposizione l’opportunità, grazie alle competenze derivanti dallo statuto d’autonomia ed alla tipologia e stato di conservazione del proprio territorio, di porsi a livello nazionale come soggetto di riferimento per il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi posti dalla comunità europea. A patto che si sappia rinunciare ad una difesa “conservatrice” dell’autonomia e si avvii un processo lungimirante, consapevoli del fatto che ogni perdita di biodiversità è per sempre.

 

ASSEMBLEA PROGRAMMATICA
dei Verdi del Trentino

I Verdi per il futuro sostenibile del Trentino

TRENTO,
sabato 13 ottobre 2007

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