assemblea congressuale del 14 aprile 2007 | |||||||
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Cambiamenti climatici: L’allarmismo esagerato sulle problematiche ambientali è l’accusa che accompagna il movimento ecologista, dall’inizio della sua esistenza. Sia che si parlasse del buco dell’ozono, che avrebbe fatto aumentare le temperature del pianeta; che si parlasse delle piogge acide che avrebbero fatto morire le foreste, la risposta era la stessa, tutto ciò era il prezzo del benessere, seguito dalla considerazione che abbandonare la via abituale sarebbe costato in termini di perdita di posti di lavoro ed economici. Ciò non sarebbe stato possibile senza un forte movimento ambientalista, e i verdi. Il riscaldamento globale in atto e nell’Europa, alpi comprese, è più marcato che in altre zone del pianeta, a causa delle emissioni di gas serra, ovvero di anidride carbonica, metano, ozono, generate dal complesso delle attività umane: industria, agricoltura, riscaldamento, trasporti e così via. Nell’arco alpino assisteremo in futuro a fenomeni come: ulteriore riduzione dei ghiacciai, assieme ad una crescita della piovosità “estrema” e nella stagione invernale, aumento delle concentrazioni di ozono. Ci sarà inoltre un progressivo adattamento degli ecosistemi montani alla nuova situazione, con effetti di diversa natura, che possono modificare tra l’altro la flora e la fauna delle nostre vallate. A livello locale il calo della massa dei ghiacciai è un dato osservabile. La temperatura del globo nell’ultimo secolo è salita. Le due ultime decadi sono state le più calde degli ultimi 2000 anni. Lo scenario da qui al 2030 sembra essere il seguente: crescita della popolazione mondiale ad 8 miliardi di persone, crescita del 60% della domanda di energia, per due terzi concentrata nei paesi in via di sviluppo. La domanda che ci si pone, a che cosa servono i verdi; se oggi tutti i partiti politici sostengono obiettivi ecologici? Anche i verdi devono coprire l’insieme delle tematiche politiche, integrandole però con i principi ecologici, tematiche come energia, mobilità, agricoltura, ricerca, politica finanziaria, il bilancio ambientale. Una nuova politica ecologica realistica, con semplici accorgimenti praticabili dai cittadini: L’insieme è costituito da singoli e se i singoli diventano tanti possono formare un’insieme grande abbastanza per poter in qualche modo incidere. E’ irrealistico volere contenere i cambiamenti climatici entro confini rappresentabili, senza una drastica riduzione del consumo di energia fossile nei paesi industrializzati. In molti ambiti della nostra società domina l’idea che ecologia è un tema del benessere, che ci si può permettere solo quando la situazione economica lo consente. Il rendimento gratuito che ci viene donato dalla natura, un clima stabile, terreni produttivi, acqua potabile, aria pulita e molteplicità biologiche rappresentano il fondamento su cui si basa la nostra civilizzazione e la nostra cultura, se si erodono questi fondamenti, dovremmo tener conto delle conseguenze che questo può produrre;- il collasso del sistema -. Questo è il contesto che lascia presagire l’incombente cambiamento del clima; - gli errori della civilizzazione moderna, eccessivo uso del carbone, petrolio, gas, case, auto, dighe e fabbriche, l’industrializzazione con la sua altissima richiesta di energia. Questi errori che sono iniziati nei paesi industrializzati, sono copiati dai Paesi in via di sviluppo, come Cina, India, Brasile, con conseguenze non immaginabili per la nostra terra. Fare in modo che la politica della protezione del clima sviluppi cambiamenti ecologici strutturali e che questi siano misurabili; presentiamo a questo scopo un insieme di obiettivi chiari. Energie rinnovabili ed efficienza energetica, sviluppandone la ricerca ed investendo economicamente in questo campo, in modo che diventino redditizie. Al loro interno i verdi hanno bisogno di una discussione sul futuro della politica ecologica, non solo declamare ma discutere sulle tematiche in questione. Una domanda rimane aperta, a cui non so dare una risposta.
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