Aldo Pompermaier - attività politica e istituzionale | ||||||||
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Trento, 19 gennaio 2005 Caro de Battaglia, mi sembra opportuno fare alcune riflessioni sugli articoli relativi alla polemica sullo shopping. Pur comprendendo le legittime aspettative dei commercianti di Trento, non mi sembra il caso di esasperare le esigenze di acquisto della gente trentina al punto da considerarli dei fanatici in cerca di shopping a tutti i costi. E non mi sembra il caso che l’assessore concordi, per i pur sempre legittimi interessi dei negozianti, di mettere in crisi una categoria di lavoratori (i commessi) che dall’inizio di dicembre fra feste d’oro, d’argento, santalucia, shopping serale ed altro, sono costretti veramente a un tour de force impensabile per altri lavoratori (quelli provinciali vogliono addirittura chiudere “bottega” alle 14). Sono profondamente convinto che mettersi a disposizione di consumatori schizofrenici che vogliono acquistare il prosciutto la domenica mattina o la maglietta in svendita la domenica pomeriggio scredita la stessa categoria dei commercianti. Ma se in Veneto decidono l’apertura notturna dei negozi dobbiamo seguire questo loro esempio? Non è il caso di lavorare sulla qualità e sui prezzi dei prodotti venduti piuttosto che inseguire il modello di sviluppo veneto tanto contestato e vituperato quando si parla di programmazione urbanistica commerciale? Ben vengano accordi, ma come si è fatto per l’agricoltura anche il commercio deve puntare sulla qualità. E non è qualità trovare decine di negozi in centro tutti che vendono le stesse cose! Non è qualità non puntare sulla totalità degli esercizi commerciali senza trascurare quelli periferici, dei quartieri, che sono costretti a chiudere perché tutto si fa per dare spazi a nuovi centri (ex Michelin, Trento Nord) ma nulla si investe per far “resistere” quei pochi eroici negozi di periferia che sono ancora il punto di riferimento di anziani e meno abbienti. E’ questo lo sviluppo sostenibile tanto caro alla sinistra? Diamoci una calmata e diamo invece spazio alla fantasia, alla ricerca di iniziative che possano attirare nuovi acquirenti. Perché invece di proporre i soliti sconti i commercianti non si mettono d’accordo con gli agricoltori e propongono ad esempio, in abbinamento prodotti della nostra agricoltura (confezioni di vino – grappe – frutta, salumi – formaggi)? Potremmo così promuovere il nostro Trentino e la nostra cultura, e fare la differenza o no?
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ALDO |
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