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Trento, 19 gennaio 2005
TUTELA PER I DOTTORI DI RICERCA
Giulia Boato: «Regole da cambiare». Il rettore: «Senza di loro non c´è ricerca»
Alla Provincia la richiesta di «quote protette»

da l ’Adige di mercoledì 19 gennaio 2005

Il riconoscimento del titolo di «dottore di ricerca», la possibilità di vedere delle quote riservate in caso di assunzione nei vari comparti della Provincia ed un contributo economico per chi, effettuato il dottorato (il Ph.D.), decida di lanciarsi nell´avventura di un´attività in proprio. Sono queste, per sommi capi, le principali richieste che Nicola Polito e Giulia Boato, rappresentanti dei dottorandi trentini, hanno fatto al presidente della giunta provinciale Lorenzo Dellai e all´assessore alla ricerca e allo sviluppo Gianluca Salvatori. L´incontro si è tenuto ieri e una risposta ufficiale è attesa per la prossima settimana.

In Trentino i dottorandi sono 400. Secondo il rettore dell´Università Davide Bassi «le scuole di dottorato sono un´opportunità da non sottovalutare». «Si sente sempre parlare di sviluppo e di eccellenza, ma si deve ricordare che sono i dottori a fare ricerca. Si deve metterli nella condizione di lavorare». Il riferimento è agli enti pubblici, che fino ad oggi non hanno dato sufficiente peso al titolo di studio, ma anche alle imprese che operano sul territorio. «Troppo spesso - dice - vedo che i dottori di ricerca vengono considerati come dei "laureati anziani". Invece sono persone che hanno acquisto delle capacità particolari che devono essere messe a frutto. Se in passato l´ateneo ha puntato sulle scuole di dottorato, ora si deve pensare al miglioramento delle scuole internazionali».

Secondo Bassi, per progettare un Trentino della ricerca si deve valorizzare chi, oltre al diploma di laurea, ha anche il Ph.D. «Il numero attuale deve raddoppiare. Non sto dicendo che si deve arrivare a 800 dottori di ricerca in quattro anni, né che si deve ricorrere sempre agli aiuti di "mamma Provincia". Anche le aziende devono credere in questo investimento».

Dellai e Salvatori, sentiti Polito e Boato, valuteranno le strade da percorrere. Se per ora pare difficile il riconoscimento di quote protette, meno complicata dovrebbe essere la via di un punteggio più equo. «Chi ha il titolo di dottore di ricerca e vuole partecipare ad un concorso - dice Giulia Boato - vede riconosciuti solo 3 punti. Alla laurea con il massimo dei voti corrispondono 10 punti. Nel settore scuola, chi ha fatto un anno di supplenza prende 12 punti. Noi speriamo di poter vedere cambiare le regole: 3 punti ci sembrano pochi, calcolando che facciamo sia attività di didattica che di ricerca».

I rappresentanti che hanno parlato ai vertici della Provincia si dicono ottimisti. Nel documento da loro stilato si riassumono le ragioni del malcontento: «Dopo aver raccolto critiche e commenti riguardo al documento "Investire sul dottorato di ricerca e sul futuro dei dottori di ricerca per una comunità che mira all´eccellenza" da noi presentato nelle scorse settimane, riteniamo indispensabile riassumere alcuni punti aggiuntivi in questo allegato. Si propone di investire nei dottori di ricerca, quali ricco patrimonio su cui la Provincia Autonoma di Trento può far leva per rinvigorire territorio ed economia, ed in particolare si chiede di fissare una soglia percentuale minima di dottori di ricerca all´interno del personale assunto nei centri di ricerca finanziati o cofinanziati dalla stessa Provincia. Inoltre si propone di favorire l´avvio di attività e aziende private da parte dei dottori di ricerca, supportando questi ultimi con la costituzione di finanziamenti e contributi specifici a tasso zero da parte della Provincia».

      
   

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