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Trento, 20 giugno 2004
IL PROGETTO PER TRENTO-NORD
Una tesi di laurea, scevra da responsabilità. E una grande colata di cemento.
di Sandro Boato e Giorgio Pedrotti
dal Trentino del 21 giugno 2004

Ancora una volta sul progetto di un famoso studio professionale, di grande impatto per Trento-città, si verifica un frettoloso corale assenso di tecnici e amministratori (salvo la circoscrizione), che lascia sbigottiti. E’ vero che l’architetto Vittorio Gregotti sa vendere la sua merce, ma il paragone della sua proposta con Venezia non sta in piedi minimamente, e la sua citazione di Le Corbusier è altrettanto a sproposito (vedasi Trentino, 18 giugno).

Venezia infatti è un organismo volumetricamente compatto, con alcune ‘acropoli’ emergenti – come a san Marco, ai Frari, a san Giovanni e Paolo – di grande valore simbolico e strettamente connesse al doppio sistema viario, di terra e d’acqua, e con una capillare presenza del verde alberato. Nel progetto dei ‘triangoli’ invece il sistema viario è ancora da studiare e la supposta ‘acropoli’ dei cinque prismi triangolari (le torri) svolazza sul contesto urbano senza rapportarvisi in qualche modo.

Gli spazi verdi inoltre – corrispondenti alle aree superinquinate e quindi poco credibili – non sono neppure disegnati, se non come rigide scacchiere cimiteriali e filari di alberi-birilli.

Quanto al grande architetto novecentesco Le Corbusier, i suoi progetti e realizzazioni hanno una tale carica espressiva e simbolica – si pensi al centro di Chandigarh in India, al piano di Algeri, al progetto per l’ospedale di Venezia – che “si spiegano da sé”. Non così invece il progetto per Trento-nord, dove l’esasperazione arbitraria dei triangoli in planimetria appare del tutto autoreferenziale, un escamotage per non affrontare la complessità dei problemi, per poter realizzare lotti a sé stanti ed agevolare una grande colata di cemento.

L’idea della piastra di collegamento trasversale, sopra la ferrovia e la troppo compromessa via Brennero, è forse il solo apporto utile al futuro urbano di questa parte di città. Ma in siffatta assenza di contenuti ponderati, il polo fieristico appare incompatibile con l’attuale intasamento di via Maccani (non allargabile), perché richiamerebbe migliaia di automezzi, con aggravio ingestibile. E la ipotizzata ‘collina’ con due piani di parcheggio sembra pure incompatibile con la presenza della falda idrica qualche metro sotto il piano di campagna.

A conclusione di queste brevi e approssimative osservazioni, il progetto, nel suo schematismo contenutistico e la scarsa elaborazione formale, può essere considerato alla stregua di una tesi di laurea, che può permettersi di viaggiare al di sopra dei nodi urbanistici, ecologici ed economici, e delle responsabilità.

Sandro Boato e Giorgio Pedrotti

      
   

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