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Venezia, 4 dicembre 2019
Addio a Sandro Boato, urbanista,
poeta e pioniere dell'ambientalismo

Aveva 81 anni, con il fratello Marco fondò i Verdi italiani: «Una figura di riferimento»
dal Corriere del Veneto di mercoledì 4 dicembre 2019

Ha riportato gli orsi in Trentino. È stato il più giovane architetto italiano di tutti i tempi. Ha aperto la strada ad altri quattro fratelli ambientalisti. Ha tradotto poesie provenienti da ogni parte del mondo senza mai smettere di comporre le sue, per la sua Venezia.

Sandro Boato, uno dei padri dell'ambientalismo italiano, è morto alle 5.30 di ieri mattina all'Hospice Cima verde di Trento. È stato il fondatore, insieme al fratello Marco, dei Verdi italiani.

Urbanista, politico, ecologista e poeta. 81 anni, molti dei quali convissuti con il Parkinson. È il primo dei cinque fratelli Boato, tutti asserviti a vario titolo alla causa dell'ambiente. «Quando sono stati fondati i Verdi in Trentino, negli anni Ottanta, sembrava un visionario, lo sembravamo tutti noi – lo ricorda l’ex ministro Alfonso Pecoraro Scanio –. A quell’epoca non era facile. Lui è stato un perno, una figura di riferimento. Mite, di buon carattere, competente, disponibile ma rigoroso sui temi dell’urbanistica a lui cari».

Nasce a Marghera e cresce affacciato al bacino di San Marco. «Lui è il nostro apripista – lo ricorda il fratello Stefano, diventato docente d’architettura all’università Iuav di Venezia e assessore all’urbanistica del Comune veneziano –.

Nelle famiglie numerose c’è sempre questa responsabilità nel primogenito. Sandro ha conquistato da nostro padre il diritto alle chiavi di casa, a girare per il mondo, ad aprirci alle porte della cultura, dei viaggi, dei trasferimenti. È stato un faro che ci ha segnato la strada».  Come la volta che aveva ricevuto il permesso di imparare a vogare, per pilotare la barca in laguna, ed era caduto in acqua «perché il remo si era impigliato sul ponte – sorride ancora Stefano –. Dopo di lui siamo riusciti a vogare tutti. Ce l'ha insegnato lui. Anche a nuotare».

Vogare, nuotare, amare l'ambiente senza mai mettere in un cassetto le aspirazioni artistiche: «Da ragazzino andavo ad ascoltare la banda musicale in piazza San Marco e mi ero innamorato della tromba – ricorda Michele, anch’egli diventato insegnante e poi direttore dell'Ecoistituto veneto –.

Appena Sandro ha ricevuto il suo primo stipendio, mi ha pagato la tromba e un maestro che mi insegnasse a suonarla, aprendomi la strada per il conservatorio». E così farà decenni dopo con i suoi due figli, un ingegnere e una matematica, votati alla pittura, il primo, e alla danza, la seconda. «Lo è stato anche per lui con la poesia, non poteva che spronarli» spiega Michele.

Dopo essere diventato il più giovane urbanista italiano, è stato il suo prof. Samonà a chiamarlo a Trento per redigere il primo Piano urbanistico provinciale d'Italia. Sono gli anni Ottanta. Sandro Boato fa ancora parte del movimento studentesco di Lotta Continua.

«Ma le derive pericolose su cui stava sbandando la nuova sinistra hanno fatto sì che Lotta Continua si sciolse volutamente nel '76 – ricorda Stefano.

Poco dopo cominciarono i primi movimenti politici più organizzati e, con Sandro e Marco, nacquero i Verdi dal primo convegno con i colleghi tedeschi e olandesi nel 1982». Un passaggio naturale, conferma il fratello Michele: «Cresceva nell'ambiente operaio il sentimento ambientalista, Sandro ha capito che non era solo una rivendicazione sindacale ed economica, ma una lotta per la vita. Dalle fabbriche lo sguardo si allarga all'ambiente». Così Sandro vola dalla laguna veneziana alle montagne trentine per diventare primo consigliere provinciale del Trentino e consigliere regionale del Trentino Alto Adige. Lì è tra i fondatori della lista «Nuova sinistra/Neue Linke». Qui arriva anche il grande lavoro per il recupero della popolazione degli orsi, tornati in Trentino grazie a un gruppo di esperti formato da Boato. L’amore per orsi, lupi e linci è tale che a chi parla di una causa inutile lui risponde: «sì, la lince non serve a niente tanto quanto le sinfonie di Beethoven».

«Quella frase è stata illuminante per me» dice Michele. «E fa capire che tipo di uomo fosse – continua Stefano –, così come le sue poesie». L’impegno letterario è la passione più intensa, spiegano i suoi cari. La moglie Odilia Zotta con il fratello Marco fa uscire il volume «Là dove core el me pensier in fuga» con centinaia di sue liriche in italiano, veneziano, spagnolo e inglese. Verrà pubblicato nei prossimi giorni. «La sua – ricorda Stefano – è una vena poetica e artistica nel senso più vero, che lo ha portato all'inizio dell'università a lavorare un anno a casa di Carlo Scarpa, perché il suo amore per la poesia era diventato un amore per un'architettura poetica».

Una poesia che per Sandro tocca molti luoghi ma torna sempre a Venezia. «Questi ultimi due mesi continuava a dirci che voleva tornare in Laguna». Ed è qui, al cimitero di San Michele, che verrà sepolto, dopo il funerale di domani, alle 15, a Povo.

«Sandro Boato è stato una grande personalità e questi rapporti tra fratelli – sostiene Luana Zanella, ex deputata dei Verdi –, che diventano anche rapporti politici, fanno nascere una condivisione che va al di là del privato, sfocia nel collettivo, nel pubblico e lo arricchisce di passione, amore per la vita, natura, arte».

 

      

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