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Trento, 9 aprile 2011 Se riflettiamo sui progetti di centrali nucleari in Italia, le domande che ogni cittadino dovrebbe porsi sono molte. Ma le più ovvie sono: a chi serve quest’idea, da chi sarà pagata? Il nostro paese dovrebbe affidarsi alla tecnologia nucleare francese (Areva – opzione Enel). Questo mi fa pensare alla situazione venutasi a creare in Finlandia e questa situazione qualche dubbio lo dovrebbe far sorgere nella mente dei cittadini. In Finlandia è successo che è stata progettata una centrale nucleare e doveva essere finita nel 2009 con un costo previsto di 2,5 miliardi di euro. Oggi 2011 non è ancora stata consegnata. È successo che i progetti francesi non corrispondono, ne è nato un contenzioso tra i francesi e i finlandesi non ancora ricomposto. Nel mentre i costi di costruzione sono saliti a circa 8 miliardi di euro e tutto questo prima ancora che sia stato prodotto un solo KW di energia. Ma anche se fosse tecnologia proveniente dall’America (Westinghouse USA – opzione governo) a costruire le centrali italiane, di queste centrali non si conoscono i costi perché negli Usa dall’incidente di Three Mile Island (28 marzo 1979, Harrisburg Pensylvania), l’incidente era stato classificato di livello 5, con la fusione parziale del nocciolo che provocò gravi danni all’unità 2 della centrale stessa ancora oggi sotto monitoraggio, in attesa delle future azioni di smantellamento, non si sono costruite altre centrali. Costruita la centrale quindi (non meno di 10 miliardi di euro minimo) l’Italia dove andrebbe a recuperare l’uranio? Forse nei depositi di barre di uranio impoverito della «Russia» in deposito dal periodo della guerra fredda. Quindi se il progetto nucleare va avanti avremmo un investimento energetico che ci renderà dipendenti dalle tecnologie nucleari francesi e per le materie prime dalla Russia. Tenendo presente che l’estrazione dell’uranio è antieconomica e le riserve in via di esaurimento, tutti questi costi ricadranno sui cittadini italiani. Un ragionamento un po’ terra terra: non sarebbe meglio investire in energie rinnovabili e in ricerca, che parzialmente potrebbe renderci un po’ autonomi? Sono solo dei ragionamenti in libertà. Le sortite del nostro governo sulla sicurezza in merito al nucleare sono state smentite dai fatti di questi giorni che si susseguono in Giappone. Evidenziano ancora una volta come l’informazione sugli impianti e sulla loro sicurezza siano in mano ai gestori delle centrali stesse e non sempre è molto limpida. L’incidente giapponese (con la parziale fusione del nucleo e fuoriuscita di materiale radioattivo (plutonio, oltre che dannoso per le radiazioni si tratta di un veleno potentissimo) dimostra che nemmeno paesi con una grande esperienza in campo nucleare sono in realtà in grado di assicurare la sicurezza in caso di incidente grave. Maddalena Bonat |
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