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Trento, 31 luglio 2007
IL NUOVO PUP NELL'EPOCA DELLE COMUNITA' DI VALLE
di Fulvio Forrer, da l’Adige di martedì 31 luglio 2007

Il Piano urbanistico provinciale (Pup) 2007 affronta le problematiche del contesto trentino dando attuazione al principio di sussidiarietà, adattandosi ad un quadro istituzionale di complessa articolazione.

Appare necessario superare il Pup ’87 che, se molto avanzato all’epoca di approvazione, risulta inadeguato a gestire il Trentino odierno: le richieste della società sono cambiate, il nostro territorio è sottoposto a un carico complessivo tipico delle aree continentali a forte concentrazione insediativa, pur essendo noi una regione montana, disponiamo di strumenti, anche elettronici, più potenti e raffinati, ecc. La questione della valutazione strategica deve essere affrontata con urgenza, ma deve essere ben inserita nel processo decisionale ordinario e non come appendice a sé stante. Il pacchetto delle conoscenze, che è alla base della stessa valutazione ambientale strategica, deve essere condiviso da tutti i soggetti interessati; il Sistema Informativo Ambientale Territoriale è così strumento sostanziale di democrazia, di condivisione e di concertazione, non formale posto a valle dei processi di formazione del piano in cui il decisore deve sostenere le proprie valutazioni, ma a partire dai presupposti quindi con le condizioni necessarie per aprirsi al confronto.

Sono nodi che ritroviamo sia nel disegno di legge Gilmozzi che nel nuovo Pup; entrambi gli strumenti vanno visti inoltre nella loro evoluzione in cui la lentezza e la progressione delle innovazioni permettono il radicamento delle scelte e la sedimentazione delle conoscenze, nonché delle esperienze.

Un limite che è necessario rilevare è ambivalente impostazione del Pup tra superamento del centralismo, delega alle comunità di valle, salvaguardia delle identità comunali, in questa situazione le scelte del nuovo Pup appaiono calibrate più sulla gestione del quotidiano che nel progettare il Trentino del futuro. Ciò si motiva probabilmente con lo sforzo di dare spazio discrezionale alle realtà periferiche offrendo così alle Comunità di valle una Provincia indebolita; ovvero sussidiarietà con la capacità di surroga per le decisioni che a livello più basso non si è in grado di risolvere, un assetto decisionale intermedio i cui sviluppi saranno da calibrare anche sulla base degli esiti effettivi.

Gli strumenti di governo delle trasformazioni territoriali ed i livelli istituzionali sono un nodo delicato del disegno di legge Gilmozzi, questo tema dovrà trovare almeno due risposte: 1) l’articolazione dei piani tra visione strategica, strutturale ed operativa con le conseguenze conformative delle previsioni di piano (pagamento dell’Ici) incardinate sull’assetto istituzionale efficiente; 2) l’opportunità di controllare il mercato edilizio attraverso la fiscalità ed un uso oculato dei nuovi meccanismi di contrattazione urbanistica (catasto, valutazioni immobiliari, sistemi informativi comunali, ecc).

Particolarmente importante è precisare le modalità della pianificazione, la natura giuridica degli strumenti urbanistici, ovvero come arrivare alla scelta per includere o escludere le possibilità edificatorie.

La scelta di destinare una specifica area ad una data funzione deve essere quindi il frutto di scelte motivate, urbanistico-territoriali e non solo politiche in cui le analisi di piano sono l’elemento sostanziale. Particolarmente interessante è la questione della copianificazione, ovvero di quel modo di superare la struttura gerarchica del pianificare mettendo attorno ad un tavolo unico soggetti interessati alle scelte di piano, come i differenti livelli istituzionali, le differenti visioni strategiche, anche degli operatori sociali, economici e dei servizi collettivi, quanto il coinvolgimento dei cittadini intesi non come espressione di interessi particolari, ma come espressione del sentire collettivo. In ciò le esperienze compiute a livello nazionale di applicazione della agende 21 locali sono assolutamente interessanti e potrebbero essere utilmente recuperate nell’urbanistica trentina.

Il disegno di legge disciplina la materia delle dotazioni territoriali recuperando il tema dell’edilizia sociale, ma è per ora limitato a sostenere la sola azione diretta da parte dell’Itea lasciando aleatoria la questione della edilizia comunque convenzionata. La perequazione non è ancora accompagnata da una precisa definizione degli obiettivi da perseguire ed è in ogni caso prevista dalla nuova normativa in un contesto organico e che quindi rafforza l’innovazione già introdotta. Il tema delle dotazioni territoriali va comunque approfondito nella legge almeno nei suoi aspetti generali disciplinando in modo adeguato meccanismi che oggi appaiono sbilanciati, ad esempio la dotazione di strade, la quantità di parcheggi pubblici e l’organizzazione della mobilità. Nei territori di fondovalle la concentrazione insediativa è molto alta, in periferia la capacità ricettiva di determinati contesti turistici ha assunto ormai valori così elevati da far perdere a quegli specifici territori le loro principali caratteristiche.

Questo dato è ormai economicamente un fattore limitante che solo la programmazione territoriale in chiave multidisciplinare e ad una scala adeguata è in grado di affrontare. La pianificazione mette in gioco e valuta le risorse primarie e quelle evolute, ovvero l’aria, l’acqua, il suolo, quindi l’economia, la società, l’organizzazione territoriale, il paesaggio. Nell’Ordinamento urbanistico, inteso come Governo del territorio, seppur in modo non invadente di altre competenze, il richiamo agli obiettivi fondamentali del Trentino è doveroso. Le scelte pianificatorie sono oggi condizionate da un consolidato che vizia la possibilità di una equilibrata programmazione: «il residuo di piano».

Il fatto che i cittadini si trovano a pagare una imposta sulla base della semplice previsione urbanistica e che essa diventi poi un motivo di rigidità evidenzia l’importanza del sistema fiscale come meccanismo regolatore, ciò però è una opportunità ancora poco esplorata e che la nuova legge deve sviluppare.

Il nuovo Pup e la nuova legge sono una opportunità rinnovata per il governo del Trentino che sicuramente mostra tanti tasselli interessanti: il nuovo Ordinamento urbanistico necessita di essere ulteriormente sviluppato, mentre il Pup attende la verifica sul campo della sua praticabilità ed efficacia con il funzionamento delle comunità di valle.

Fulvio Forrer
urbanista, vicepresidente Inu (Istituto nazionale di Urbanistica) sezione Trentino

 

      
   

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