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Trento, 13 gennaio 2010 Lui è uno di quelli che ce l’hanno fatta. E forse un po’ di merito ce l’ha anche il Trentino, dove è approdato 21 anni fa dall’Algeria, con pochi soldi in tasca e tanta voglia di lavorare. «Non dimentico l’aiuto dei trentini, che sono sì chiusi, ma che una volta che ti aprono le braccia non ti mollano più», dice Lazhar Mohammed Guedaouria, 46 anni, titolare di una ditta di autotrasporti (la sede è a ai Solteri) con 5 camion e altrettanti dipendenti. Lazhar crede nella convivenza: è presidente dell’associazione Nuova cittadinanza che aiuta i “nuovi arrivati”, è stato candidato per i Verdi alle comunali, e ritiene il Trentino fra le province più avanzate quanto a politiche migratorie: «Ieri si trattava di dare una prima accoglienza, oggi di facilitare l’inserimento dei nostri figli (lui ne ha 4 tutti trentini, ndr). E sarebbe bello che grazie all’autonomia ci venisse concesso il diritto di voto». Guedaouria, da immigrato a imprenditore che dà lavoro agli italiani. Come lo è diventato? Era benestante? Il primo impiego? Italiani? Loro cosa pensano del capo straniero? Cosa le è venuto in mente leggendo le cronache sui fatti di Rosarno? Stranieri pagati un tozzo di pane per fare i lavori che gli italiani rifiutano. A lei è capitato? E in agricoltura? Il Trentino viene additato a modello di accoglienza. Siamo un’isola felice?
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