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Trento, 4 giugno 2006
«CAMPI SOSTA», È TEMPO DELLE DECISIONI
Luciano Martinello (Consulta zingari): «Ma Sinti e Rom vanno coinvolti»
da Vita Trentina di domenica 4 giugno 2006

L’inquietudine e la domanda di sicurezza di molti cittadini trova negli zingari un facile bersaglio. Comitati che si oppongono alla sosta di gruppi di zingari o alla realizzazione di “campi nomadi” nel loro territorio sono la costante di ogni città che registra anche la più piccola presenza di Rom. In questo conflitto, che talvolta supera la soglia dell’intolleranza etnica, le condizioni di vita, l’habitat, il bisogno di una abitazione o di un insediamento dignitosi da parte dei Rom passano in secondo piano. Partendo da queste considerazioni, la Provincia di Trento ha avviato da qualche tempo la progettazione di interventi per il superamento degli attuali campi sosta. Nell’aprile dello scorso anno, per iniziativa dell’assessorato alle politiche sociali fu affidata alla Fondazione Giuseppe Michelucci di Fiesole una consulenza proprio a questo scopo. La Fondazione svolge consulenze e collabora con molte amministrazioni per la progettazione e la realizzazione di spazi e strutture per l’accoglienza e la residenza di immigrati e di insediamenti per comunità di Rom e di Sinti (ha contribuito ad esempio alla stesura della legge della Regione Toscana “interventi per i popoli Rom e Sinti”).

Preoccupato per il prolungarsi dei tempi di definizione di proposte concrete, Luciano Martinello della Consulta provinciale Tutela degli Zingari ha preso carta e penna e messo nero su bianco alcune sollecitazioni rivolte prima di tutto all’assessore alle politiche sociali della Provincia, Marta Dalmaso, che della Consulta è presidente.

Martinello chiede che la COnsulta sia maggiormente coinvolta nelle scelte che riguardano le popolazioni Sinti e Rom, di accelerare lo studio commissionato alla Fondazione Michelucci e di verificare “lo stato di idoneità delle aree attualmente destinate ai campi sosta nei Comuni di Trento e Rovereto”.

Riprendendo le notizie di stampa circa la pericolosità della zona di Castel Firmiano a Bolzano, dove oggi sono insediate famiglia di zingari Sinti e Rom e che un tempo ospitava una discarica, Martinello ricorda che la situazione del campo sosta di Castel Firmiano “è purtroppo ocmune a molte altre a livello nazionale”.

Anche il campo sosta di Trento, stretto tra l’autostrada del Brennero e il fiume Adige all’altezza di Ravina, si trova sopra una ex discarica pubblica e a suo tempo, erano gli anni Ottanta e si voleva fare spazio al palazzetto dello sport, gran parte delle forze politiche comunali e provinciali si erano dette contrarie a quella collocazione. Così pure a Rovereto il campo sosta è a stretto contatto delle industrie, anche chimiche.

Si capisce allora l’urgenza con cui viene sollecitata la definizione di orientamenti precisi per superare il modello dei campi sosta, dando alle popolazioni Sinti e Rom possibilità di vita diverse.

“Abbiamo consegnato un rapporto intermedio di analisi delle presenze, delle distribuzioni sul territorio, delle possibili sistemazioni, è alla verifica dei Comuni di Trento e di Rovereto e attendiamo ulteriori indicazioni in merito”, ci spiega Massimo Colombo della Fondazione Michelucci. Dal canto suo, Martinello sollecita ancora una volta il coinvolgimento delle popolazioni Sinti e Rom interessate nella valutazione dello studio definitivo. Del resto, il superamento della politica del “campo nomadi” va a vantaggio non solo degli zingari. Le analisi della Fondazione Michelucci evidenziano molto bene la difficoltà e l’onerosità della gestione dei campi nomadi, sia in termini di continui interventi di manutenzione sia in termini di controllo e sorveglianza. un modello diverso, oltre che più rispettoso, in fin dei conti fa anche risparmiare.

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