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Trento, ottobre 2000 Sono in parte preoccupato in parte indignato per tutto quanto sta accadendo attorno alle vicende della mucca pazza. Le doverose preoccupazioni adottate hanno certamente avuto il merito di mettere in luce e portare a coscienza ciò che molte persone attente da anni in modo inascoltato andavano affermando: l’assoluta disattenzione e l’ipocrita silenzio nei confronti della progressiva dequalificazione dell’alimento, frutto di una agricoltura industriale sempre più incontrollata, devastante e irrispettosa della salute dell’ambiente e dell’uomo. Nonostante l’OMS consideri la cura dell’ambiente e dell’alimentazione come il secondo pilastro nella prevenzione delle gravi malattie della nostra epoca, finora non s’è fatto nulla (basti considerare la pessima qualità alimentare delle mense scolastiche, aziendali e ospedaliere). Sebbene negli ultimi anni siano esplosi alcuni scandali alimentari considerevoli, anziché tradursi in un serio controllo della qualità di tutti i nostri prodotti, di volta in volta si è creato un panico collettivo su elementi isolati. Anche ora lo spostamento irrazionale dell’attenzione verso la BSE rischia di non affrontare ad ampio spettro il problema alimentare, e di celare strategie più infide e pericolose. Mi riferisco agli OGM, verso i quali sia la ricerca che le grandi industrie sembrano inesorabilmente proiettate. Vivo ed opero come medico in trentino, ove l’economia è in gran parte sorretta dal binomio: rispetto per l’ambiente – turismo e quindi qualità della vita. Ho avuto modo recentemente di visitare parecchie stalle di bovini. Gran parte delle mucche è oggi alimentata in modo misto (se va bene): foraggio e mais, oppure foraggio e farine di soia e mais. Si sa che da molti anni gran parte della soia e del mais importati sono stati manipolati geneticamente. Chi controlla e chi ci garantisce? Cosa mangiano le nostre mucche? Cosa va a finire nel latte, yogurt, burro e formaggi, quota importante del nostro cibo? Non dovrei forse preoccuparmi per tutti i bambini in cui latte e derivati rappresentano prodotti di grande consumo? Non mi bastano le patetiche assicurazioni dei doctor Faust di turno che dicono che "senza ricerca anche sugli OGM non c’è domani né per la salute, né per l’economia … Verrà il tempo della ragione (sic!) in cui riusciremo a far capire che la ricerca biotecnologia pubblica è l’unica salvezza per l’agricoltura biologica …". (R. Defez – Corriere della Sera del 27 gennaio 2001). Sono le stesse rassicurazioni purtroppo troppo spesso elargite dalla scienza e di cui abbiamo conosciuto i tristi effetti (vedi radiazioni ionizzanti all’inizio del secolo o il nucleare poi). Come non essere diffidenti verso una scienza sempre più asservita ai grandi poteri economici, se non protesa ad incensare se stessa, che perdendosi sempre più nell’infinitesimale finisce per smarrire uno sguardo d’insieme sul vivente? Siamo certi che questa sia l’unica prospettiva per l’agricoltura del nuovo millennio? E’ questo ciò che noi tutti vogliamo o rappresenta la prepotenza sfacciata di pochi? Se abbiamo il coraggio della verità e della serietà, dovremmo ridimensionare l’esasperata farsa della mucca pazza e impegnarci tutti per una vera rivoluzione ecologica, nel senso di una autentica responsabilità nei confronti di un ambiente più sano e di un alimenti più sano, per noi, ma soprattutto per le generazioni che verranno. Senza una politica ecologica d’ampio respiro il pianeta Terra sarà sempre più minacciato. O volgiamo attendere la prossima "mucca pazza" di turno? |
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