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Roma, Camera dei Deputati, 12 settembre 2001
11 settembre 2001: ATTENTATI A NEW YORK E WASHINGTON
Le dichiarazioni di Alfonso Pecoraro Scanio (presidente dei deputati verdi)
nel dibattito alla Camera dei Deputati del 12 settembre 2001

ALFONSO PECORARO SCANIO. Signor Presidente della Camera, signor Presidente del Consiglio, se esistesse un limite alla ferocia terroristica o a quella della guerra, sicuramente l'avvenimento di ieri è riuscito a superarlo, perché non solo si è attaccato un simbolo, anzi alcuni simboli, ma si è cercato di farlo provocando il massimo di vittime innocenti che si ricordi in attentati come questo. Questa è una cosa gravissima ed è evidente, rispetto a quanto accaduto, che la solidarietà del popolo italiano - ma credo dei popoli del mondo -, ai cittadini americani, agli Stati Uniti d'America, dev'essere forte: ed è forte e certa.

Tuttavia, sarebbe un errore se parlassimo di attacco alla civiltà occidentale, quasi identificando solo la civiltà occidentale rispetto agli altri popoli del pianeta. Da questo punto di vista, dobbiamo fare un appello alla civiltà umana, che riguarda sicuramente quella occidentale, ma anche la nostra capacità di guardare a tutti i popoli del mondo, di cui la stragrande maggioranza ama la pace, la libertà, la democrazia e la giustizia.

Se ieri è nato quella che potremo definire un senso di insicurezza globale, dobbiamo essere capaci di rispondere con una civiltà globale, che è maggiore giustizia, maggiore equità, la capacità di avere autorità internazionali riconosciute. Noi, come verdi, ci rammarichiamo, signor Presidente, di non aver sentito nel suo intervento anche un riferimento alle Nazioni Unite. Proprio oggi un autorevole esponente politico italiano, con cui, come verdi, non abbiamo una storia comune, ha detto con chiarezza che bisogna riformare il G8, dare vita una sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite dedicata alle crisi regionali e che non è più possibile avere un centro direttivo del mondo in cui non ci siano anche l'Africa, il Sudamerica, l'Asia, la Cina e l'India. Questo uomo politico è il senatore Giulio Andreotti, che fa parte della tradizione del nostro paese e che, con lungimiranza, ha oggi fatto un riferimento che credo dovremo accogliere all'unanimità. Si evitino reazioni indiscriminate e alla violenza, alla ferocia, alla barbarie, la grande civiltà democratica - che noi possiamo fortemente rappresentare e che gli Stati Uniti d'America rappresentano - sappia rispondere sia con la determinazione a colpire e a punire i mandanti - prima ancora che i colpevoli, perché questi, essendo dei kamikaze, sono già morti -, ma anche con la politica: soprattutto, la civiltà democratica risponde con la democrazia, con la giustizia e con la sicurezza globale, senza contrapporre le civiltà, ma ricordandoci che il fanatismo islamico non è la società islamica, come i fanatici cristiani, cattolici e protestanti dell'Irlanda del nord, non sono la civiltà cristiana. Quindi, dobbiamo saper rispondere con la giustizia e con determinazione a questo gravissimo e barbarico atto avvenuto ieri.

      
   

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