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Trento, 24 gennaio 2001
LA DIGA SUL VANOI NON SERVE:
la conferma negli Studi preliminari del Piano di bacino del Brenta-Bacchiglione

di Giorgio Pedrotti

Taluni inutili, vecchi e dispendiosissimi progetti per nuove opere pubbliche assomigliano alle minacciose, sconvolgenti e indicibili presenze dei romanzi horror di Stephen King. In comune con quei fantasmi hanno una caratteristica: "a volte ritornano"…

E’ il caso dell’ipotizzata diga sul Vanoi, a monte della confluenza con il Cismon, di cui nessuno in questi anni è riuscito a dimostrare l’utilità idraulica e la redditività economica, a fronte di trasformazioni irreversibili dell’ambiente naturale e malgrado, sotto il profilo energetico, vi siano ormai alternative altrettanto valide e meno impattanti dell’idroelettrico.

Periodicamente qualcuno rispolvera le carte e butta lì :"occorre fare la diga sul Vanoi". Tanto basta per rimettere in moto studi, affidare consulenze, predisporre progetti pressoché inutili. Ovviamente chi progetta incassa ragguardevoli parcelle, poco importa se tutto finirà poi in fondo a qualche polveroso cassetto. E’ un copione che si ripete, come abbiamo già visto per la diga di Valda…

Per fortuna, nel caso della diga sul Vanoi, l’Autorità di bacino del Brenta ha esaminato a fondo la questione almeno sotto il profilo della sicurezza idraulica, questione che viene sempre agitata in questi casi per convincere l’opinione pubblica che sono soldi spesi bene.

Nell’ambito degli studi finalizzati alla redazione del Piano di bacino del fiume Brenta-Bacchiglione, si è giunti alla conclusione che "l’effetto di laminazione introdotto dalla presenza del serbatoio sul Vanoi è del tutto insignificante, essendo trascurabile il volume disponibile per l’invaso di piena rispetto a quello considerato per il serbatoio del Corlo". A tali conclusioni si è giunti dopo aver attentamente valutato l’interazione fra i due bacini (quello ipotizzato sul Vassoi e quello esistente, più a valle, detto "del Corlo") simulando il comportamento dei due fiumi in caso di portate idriche eccezionali.

A fronte di tali autorevoli conclusioni, sarebbe veramente incredibile che amministrazioni pubbliche, istituzionalmente non preposte alla gestione del bacino idrico in questione, finanziassero ulteriori ricerche per smentire quelle rassicuranti condotte dall’Autorità di bacino del Brenta, ricerche effettuate nell’interesse pubblico (la verifica della sicurezza delle zone a valle della confluenza del Cismon e del Vanoi) e presumibilmente non influenzate da interessi di altra natura.

Rimane solo da augurarsi che, per quanto riguarda l’ipotizzata diga sul Vanoi, non vada a finire come è già accaduto in passato per tante altre inutili opere pubbliche, anch’esse ipotizzate ma per fortuna mai realizzate, di cui v’è traccia indelebile in numerose inchieste giudiziarie dei primi anni ’90.

      
   

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