verdi del trentino
    archivio generale articoli, lettere, comunicati e interviste dalla stampa
ANNI:
  2021 - 22   2019 - 20 2017 - 18 2015 - 16 2013 - 14 2011 - 12 2009 - 10 2007 - 08 2005 - 06 2003 - 04 2000 - 02
torna a precedente    
   

 HOMEPAGE

  I VERDI
  DEL TRENTINO

  
  CHI SIAMO

  STATUTO

  REGISTRO CONTRIBUTI

  ORGANI E CARICHE

  ASSEMBLEE
  CONFERENZE STAMPA
  RIUNIONI


 ELETTI VERDI

  PROVINCIA DI TRENTO

  COMUNITÀ DI VALLE

  COMUNE DI TRENTO

  ALTRI COMUNI


 ELEZIONI

  STORICO DAL 2001


 ARCHIVIO

  ARTICOLI

  DOSSIER

  CONVEGNI

  INIZIATIVE VERDI

  PROPOSTE VERDI

  BIBLIOTECA

  GALLERIA FOTO

  

      

Rovereto, 17 febbraio 2004
«GLI IMMIGRATI DEVONO POTER VOTARE»
Per il consigliere dei Verdi Paolo Cova l’Italia non si è adeguata al trattato di Maastricht in tema di elezioni
Il Consiglio comunale di Rovereto è chiamato a schierarsi

da l’Adige di martedì 17 febbraio 2004

La proposta di qualche mese fa del vicepresidente del consiglio dei ministri Gianfranco Fini di estendere il diritto-dovere di voto ai cittadini extracomunitari nelle elezioni amministrative ha colto di sorpresa un po’ tutti: partiti come la Lega Nord, che proprio non digeriscono il fatto che «foresti» mettano becco nelle «nosse» faccende, ma pure chi, da anni, si picca di essere il difensore dei diritti umani e civili, la sinistra nella sua interezza.

E proprio nella sinistra, l’uscita di Fini ha provocato un certo imbarazzo visto che, quando era al governo, ha sostenuto troppo timidamente la questione e, comunque, quando guidava la legislatura non ha avuto la forza o la voglia di portare avanti il discorso del voto agli immigrati.

Al di là delle reazioni politiche, comunque, il diritto di voto ai cittadini extracomunitari negli Stati mitteleuropei è una realtà più che decennale, un diritto acquisito che nessuno si immaginerebbe di rimettere in discussione.

L’argomento sarà trattato questa sera in consiglio comunale. A proporlo, con un ordine del giorno che pubblichiamo a fianco, è il consigliere dei Verdi Paolo Cova, da sempre attento alle problematiche degli immigrati.

Consigliere Cova, l’Italia è davvero all’ultimo posto in fatto di integrazione letta come diritto di voto alle elezioni?
«Farò solo qualche esempio. In Irlanda i cittadini extracomunitari esercitano il diritto di voto dal 1963, dopo 6 mesi di residenza, in Svezia, dal 1975 dopo 3 anni di residenza, in Danimarca dal 1981, dopo 3 anni di residenza, in Olanda dal 1985, dopo 5 anni di residenza. L’Inghilterra accorda dal 1948 ai residenti “cittadini del Commonwealth” tale diritto di voto e di eleggibilità per tutte le elezioni. Recentemente anche la Spagna di Aznar si è aperta al diritto di voto per gli extracomunitari. Francia e Germania ci stanno arrivando. In alcuni cantoni della conservativa Svizzera i cittadini stranieri possono votare ed essere eletti dagli anni ‘70».

L’Europa non ha dato direttive ai Paesi membri in tal senso?
«Non dimentichiamoci del trattato di Maastricht, che molti bollano erroneamente come mero documento dell’Europa economica. Non è così. Concedendo il diritto di voto alle elezioni amministrative locali e a quelle europee ad ogni cittadino dell’Unione europea, il trattato di Maastricht del ‘92 ha per la prima volta aperto la via ad una nuova “era” del diritto di voto. È stato un grande passo avanti perché ci si è sganciati definitivamente dal vecchio concetto di nazionalità col suo carico di appartenenza ad uno Stato, che era prerogativa imprescindibile per il diritto di voto, e si è passati a quello di cittadinanza: una cittadinanza inscindibile dalla persona, che la segue nei suoi spostamenti senza mai separarsi da essa perché oggi, con l’alta mobilità delle persone che si registra, conta dove si vive, dove si elegge residenza, dove si pagano le tasse e non più a quale nazione si appartiene».

In Italia, però, gli extracomunitari non contano ancora nulla. Perché?
«Perché in Italia abbiamo tre categorie di cittadini: gli italiani con pieno diritto di voto attivo e passivo; i cittadini dei Paesi membri dell’Unione europea residenti in Italia che hanno diritto di voto e di eleggibilità a livello europeo e a livello locale, e i cittadini non appartenenti all’Unione europea che non hanno alcun diritto. Ricordiamo che il Parlamento europeo, non più tardi del 16 gennaio scorso, ha detto sì al diritto di voto per gli immigrati, sia nelle elezioni amministrative che in quelle europee. La risoluzione, è stata approvata con 255 voti favorevoli e 192 contrari e tra i favorevoli c’erano anche i deputati di Alleanza Nazionale».

Le città si sono già mosse per riconoscere questi diritti ai lavoratori immigrati?
«È senz’altro lodevole, in tal senso, la deliberazione della città di Bolzano di istituire una consulta delle cittadine e cittadini extracomunitari e di indirne le elezioni per la primavera. Un’iniziativa analoga è in cantiere anche a Rovereto».

Può servire una consulta, Rovereto può diventare baluardo dei diritti, visto che da anni si picca di essere città della pace e, appunto, del rispetto dei diritti umani e civili?
«Certo, può essere un inizio. Attenzione, però, essa non dovrà costituire l’alibi per rimandare alle calende greche l’estensione del diritto di voto, inizialmente per lo meno a livello comunale, ai cittadini immigrati che risiedono da decenni da noi ma che non godono di alcun diritto politico. Bisogna avere il coraggio di andare oltre».

Cosa si può fare a livello locale?
«Più che di creare consulte, ritengo sia compito delle città di esercitare una costante pressione sul Parlamento nazionale affinché l’Italia attui la risoluzione del Parlamento europeo. Intanto Comuni coraggiosi come Ragusa e Genova hanno già modificato i loro statuti comunali estendendo, per lo meno sulla carta, il diritto di voto agli immigrati, in attesa che il Parlamento legiferi. C’è un forte movimento dal basso, che parte dalle città, che il Parlamento non può ignorare».

Le divisioni politiche, però, potrebbero impedire la svolta. Che succederà questa sera in consiglio comunale?
«La questione non è né di sinistra né di destra, il diritto di voto è un diritto civile, bisogna lavorare al di fuori degli schieramenti, facendo leva su quelle forze politiche che realmente credono all’integrazione dei cittadini immigrati nella nostra società. Partendo dalla decisione del consiglio comunale che, unita ad altre prese di posizione di altre città, non può far altro che spingere il Parlamento a muoversi in questa direzione».

 

      

Questo il testo dell’ordine del giorno presentato da Paolo Cova dei Verdi:

«Il consiglio comunale di Rovereto ritiene importante che le cittadine e i cittadini stranieri extracomunitari residenti sul territorio comunale godano del diritto di voto attivo e passivo alle elezioni amministrative comunali.

Il consiglio comunale di Rovereto auspica che in tempi brevi sia in tal senso modificato il testo unico di disciplina del diritto di voto approvato con Dpr 20 marzo 1967, n. 223 e successive modificazioni, assieme al comma 1 dell’art. 16 testo delle disposizioni regionali sulla composizione ed elezione degli organi del le amministrazioni comunali, approvato con Dpgr del 13 gennaio 1995, n. 1/L e nella legge regionale 23 ottobre 1998, n. 10.

Il consiglio comunale di Rovereto impegna la giunta a notificare del presente atto i parlamentari eletti nei collegi della Provincia autonoma di Trento, il presidente della giunta provinciale di Trento ed il presidente del consiglio provinciale di Trento, il presidente della giunta regionale Trentino Alto Adige/Südtirol ed il presidente del consiglio regionale Trentino Alto Adige/Südtirol».

   

torna su