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Rovereto, 28 settembre 2009
L’universitÀ raccontata alla web generation
La nascita del polo roveretano in un libro scritto da Donata Loss: domani la presentazione
dal Trentino di lunedì 28 settembre 2009

Veste editoriale raffinata, struttura originale, stile letterario sciolto e vivace come si addice all’autrice, sensibile per natura e professione (insegnante) alla soglia soporifera che uccide talvolta il discorso quando si cristallizza in scrittura: è «Colligite fragmenta ne pereant», raccogliete i frammenti perché non vadano perduti, di Donata Loss, sulla nascita del Polo universitario di Rovereto. Con un sottotitolo accattivante: «un racconto per la web generation». Sarà presentato domani sera alle 19, nel Palazzo della Fondazione Cassa di Risparmio (Piazza Rosmini,5), alla presenza d’una nutrita rappresentanza di gente autorevole (Dellai, Bassi, Cipolletta, Valduga, Marangoni, Caffieri, Bossi Fedrigotti): un’ufficialità dispiegata che la dice lunga sulla convinzione che oggi circonda la creatura voluta da Loss e sorta attorno alle neuroscienze.

 Perché un titolo che può spaventare, in contrasto con l’accattivante «racconto per la web generation»?
 Riprende il monito che accoglieva i liceali a palazzo Piomarta, oggi sede della facoltà di scienze cognitive. Ai giovani, affinché non vadano perdute, consegno oggi le tappe del lungo percorso che ha portato l’università a Rovereto, un secolo dopo il fatidico “no” dato in risposta all’Impero austroungarico. Era il 1987 quando in città nacque il Cud, l’università a distanza che tracciava i solchi d’un percorso pionieristico, anticipatore dell’ingegneria informatica. Penso che ai giovani vada riconsegnata memoria e fiducia di potercela fare sempre a fare fiorire i sogni. A patto di rivestirli di carne e sangue.

 Lei paragona il libro a un lavoro di telaio e ago.
 Mi ha richiesto tre anni di lavoro, raccogliere e filare testimonianze, mettere in fila gli artefici del miracolo. Ad iniziare dal primo intrepido cibernauta, Valentino Braitenberg, primo presidente del laboratorio di scienze cognitive, cittadino onorario di Rovereto.

Spiega come mai a Rovereto, con il suo laboratorio di scienze cognitive, non divenne sede universitaria vera e propria, con le scienze della formazione?
 Quella era una strada impercorribile: sarebbe stato un doppione in regione, con in più la concorrenza di Verona. Di qui l’intuizione di Ugo Morelli (università di Bergamo): a Rovereto sarebbe nata una facoltà per imparare non a insegnare, ma come si apprende. Così è nata scienze cognitive, idea vincente, un unicum nazionale.

 Il libro si chiude rendendo ragione dell’inclinazione culturale di questa città, a partire dai vari Todeschi, Rosmini, Fedrigotti, Piamarta...
 Imprenditori che non si fecero guidare dal mero criterio di “profitto”, esempi viventi di una politica di cui educazione e cultura sono le forme più alte, come disse Simone Weil; padri di una idea di città universale, abitata dall’uomo colto, educato ad al bene cui tendevano Socrate, Platone, Aristotele e alla giustizia di don Milani... Perché gli uomini non nascono, vengono plasmati e privati della cultura diventano l’”uomo sbilenco” di cui scriveva Erasmo da Rotterdam.

      
   

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