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Trento, 24 giugno 2017
Mauro Rostagno entra nel dizionario Treccani
da l’Adige di sabato 24 giugno 2017

La figura di Mauro Rostagno cresce con il passare del tempo. 

Dopo il significativo riconoscimento ottenuto anche a Sociologia a Trento, ora è l'Enciclopedia Treccani che l'ha inserito nell'88° volume del Dizionario Biografico degli Italiani (di Robusti e Roverella) pubblicato da pochi giorni.

Il volume contiene la biografia di questo personaggio particolare, alternativo, che ha inseguito per tutta la sua breve vita ideali sociali e civili. Di per sé la voce, realizzata da Maria Pia Bigaran, è solo una ricostruzione degli anni vissuti dall'ex militante di Lotta Continua. Ma è l'inserimento nella Treccani, che è uno degli elenchi più prestigiosi della cultura italiano e internazionale che ne certifica il valore e decreta la sua immortalità. 

Bigaran ripercorre tutte le principali tappe della sua vita, dalla nascita a Torino il 6 marzo 1942 al primo matrimonio appena diciassettenne con Maria Teresa Conversano, dalla iscrizione alla neonata facoltà di Sociologia a Trento (dove - ricorda Bigaran - conobbe Marco Boato, Luigi Chiais, Renato Curcio) al contributo (con lo stesso Boato, Luigi Bobbio, Enrico Deaglio, Guido Viale, Adriano Sofri e Giorgio Pietrostefani) alla nascita del gruppo della sinistra extraparlamentare Lotta Continua.

Fin dall'inizio quella di Mauro Rostagno fu una vita di «rottura». La biografia ricorda che a Trento fu prima promotore della teoria dell'«università negativa». 

Dopo lo scioglimento del gruppo nel maggio 1976, iniziò una nuova fase della sua vita che lo vide fondatore a Milano del centro Macondo (dal nome del villaggio dove lo scrittore Màrquez aveva ambientato il romanzo Cent'anni di solitudine) che fu anomalo e alternativo nella sinistra extraparlamentare, generato dalla dissoluzione delle organizzazioni politiche della nuova sinistra. La Treccani mette l'accento su due slogan coniati da Mauro Rostagno: «Disgregazione è bello» e «Dopo Marx, aprile», che ne connotano il suo carattere beffardo e controcorrente.

Rostagno si avvicinò poi alla predicazione del guru indiano Bhagwan Shree Rajbeesh (noto come Osho) e, con la seconda moglie Chicca (Elisabetta Roveri) e la figlia Maddalena, nel 1979, con il nome di Sanatano (eterna beatitudine), andò a vivere nella comunità di Puna. Tornato in Italia nel 1981, andò a vivere a Lenzi di Valderice (Trapani) dove, insieme a Francesco Cardella, fondò la comunità di Saman, una struttura di recupero per tossicodipendenti, non autoritaria ma fondata su «un patto tra uomini liberi».

È questa ultima fase della vita di Rostagno, che tornò a impegnarsi con una nuova attività di giornalista con Rtc (Radio tele cine), denunciando le pratiche mafiose, la corruzione dell'amministrazione e del ceto politico locale. Inchieste che gli costarono la vita: il 26 settembre 1988 gli spararono. Ventisei anni dopo una sentenza ha stabilito che il mandante dell'omicidio è stata la mafia siciliana. In particolare sono stati condannati due esponenti della mafia trapanese, Vincenzo Virga e Vito Mazzara), dopo vicende giudiziarie che prima tentarono collegamenti con l'ambiente di Lotta Continua e con l'omicidio del commissario Luigi Calabresi e poi seguirono una pista interna alla comunità di Saman che portò anche all'arresto per favoreggiamento della moglie Chicca. 

 

      

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Mauro Rostagno

   

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