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Bolzano, 8 ottobre 2001
AFGHANISTAN: NIENTE PANE SENZA LIBERTA'
di Leander Moroder dei Grüne-Verdi-Verc del Sudtirolo

Gli attentati dell'11 settembre hanno messo in modo un insperato processo di apprendimento collettivo, che ha coinvolto istituzioni e cittadini, su quanto sia stato nefasto nel periodo della guerra fredda, e della sua fuoriuscita, l'aver sostenuto eserciti privati e gruppi terroristi come arma di condizionamento reciproco, nel nome di interessi statuali ed economici. Le combattive minoranze democratiche in paesi illiberali sono state spesso ignorate per miope realismo politico, come si faceva per i dissidenti dell'est o di paesi governati da dittature feroci. I gruppi terroristi venivano tollerati, anche in Italia, purché si limitassero ad uccidere lontano, in Algeria o nel Medio Oriente, in Sudan e in Afghanistan. O a concentrare le loro azioni contro il Golia americano e per rendere impraticabile il percorso di pace avviato tra Israele e Palestina. Il terrorismo, lo abbiamo visto qui in Sudtirolo nel nostro piccolo, è un nemico feroce del dialogo e della ricerca di soluzioni concrete. Anche quando viene sconfitto rimane attivo per lunghissimo tempo l'odio che ha seminato.

L'attentato dell'11settembre ha aperto gli occhi di tutti sull'urgenza di un cambiamento radicale delle politiche estere e di sicurezza, che restituiscano alle istituzioni democratiche nazionali ed internazionali il monopolio dell'uso della forza, compreso l'utilizzo moderato delle armi, quando siano esaurite tutte le forme di pressione e di convincimento diplomatico. Così com'è successo in Bosnia e in Kosovo, i governi si trovano investiti di una responsabilità tremenda, quella di contribuire a fermare il terrorismo, ma senza allevare, colpendo la popolazione civile, nuove generazioni di terroristi. Questo ci è stato promesso durante il mese passato ad elaborare il lutto e a costruire il consenso, anche tra le popolazioni islamiche, sulle strategie più adeguate. Ed è ciò che ci si può augurare, non allentando il senso critico, l'opposizione ad atti di guerra sproporzionati, la richiesta di avere un'informazione compiuta, non propagandistica, di ciò che sta avvenendo in Afghanistan.

Ritorna di grande attualità l'intuizione originaria del movimento per l'obiezione di coscienza, cioè la necessità di costruire, accanto alle strutture militari, una forza professionale di difesa civile destinata alla prevenzione dei conflitti, la ricostruzione della convivenza, il sostegno alla società civile. E' in arrivo la marcia Perugia-Assisi. Si é data come slogan "cibo acqua e lavoro per tutti i popoli". E la libertà? e la democrazia? E' un lusso per noi occidentali?

Eppure uno slogan del 68 polacco era "Niente pane senza libertà".

Leander Moroder dei Grüne-Verdi-Verc del Sudtirolo

      
   

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