verdi del trentino
    archivio generale articoli, lettere, comunicati e interviste dalla stampa
ANNI:
  2021 - 22   2019 - 20 2017 - 18 2015 - 16 2013 - 14 2011 - 12 2009 - 10 2007 - 08 2005 - 06 2003 - 04 2000 - 02
torna a precedente    
   

 HOMEPAGE

  I VERDI
  DEL TRENTINO

  
  CHI SIAMO

  STATUTO

  REGISTRO CONTRIBUTI

  ORGANI E CARICHE

  ASSEMBLEE
  CONFERENZE STAMPA
  RIUNIONI


 ELETTI VERDI

  PROVINCIA DI TRENTO

  COMUNITÀ DI VALLE

  COMUNE DI TRENTO

  ALTRI COMUNI


 ELEZIONI

  STORICO DAL 2001


 ARCHIVIO

  ARTICOLI

  DOSSIER

  CONVEGNI

  INIZIATIVE VERDI

  PROPOSTE VERDI

  BIBLIOTECA

  GALLERIA FOTO

  

      

Riva del Garda, 6 aprile 2002
I Verdi contro il commercio delle armi
Mozione in difesa della legge 9/7/1990, n. 185:
“Nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento.”

presentata dai consiglieri Pietro Bertoldi, Paolo Borroi e Luigi Marino

Tale legge sta per essere modificata in senso peggiorativo con il progetto di legge 1927 della XIV legislatura.

Ciò che rende qualificata la legge 185/90 sono le norme di trasparenza e i divieti di esportazione di armamenti espressi nell’articolo 1 comma 6 :

L’esportazione e il transito di materiali di armamento sono altresì vietati :

- Verso i Paesi in stato di conflitto armato, in contrasto con i principi dell’art. 51 della Carta delle Nazioni Unite, fatto salvo il rispetto degli obblighi internazionali dell’Italia o le diverse deliberazioni del Consiglio dei ministri, da adottare previo parere delle Camere;

- Verso i Paesi la cui politica contrasti con i principi dell’art. 11 della Costituzione;

- Verso i Paesi nei cui confronti sia stato dichiarato l’embargo totale o parziale delle forniture belliche da parte delle Nazioni Unite;

- Verso i Paesi i cui Governi sono responsabili di accertate violazioni delle convenzioni internazionali in materia dei diritti dell’uomo;

- Verso i Paesi che, ricevendo dall’Italia aiuti ai sensi della legge 26 febbraio 1987 n 49,destinino al proprio bilancio militare risorse eccedenti le esigenze di difesa del paese.

Per l’importanza che attribuisce al rispetto e alla promozione dei diritti umani, alla prevenzione dei conflitti e per le formulazioni avanzate dei divieti, la legge italiana rappresenta un modello nel panorama internazionale, che tuttavia, in dieci anni di applicazione è stato disatteso sotto diversi aspetti. La 185 è stata aggirata attraverso un susseguirsi di atti regolamentari e da una tendenza interpretativa sempre più riduttiva, che rischiano di svuotare la disciplina.

In Parlamento sarà votato il Disegno di Legge n°1927 che andrà ad intaccare i punti qualificanti della 185/90.

I difetti del disegno di legge n°1927 tratti dal dossier dell’osservatorio sul commercio delle armi sono :

La modifica principale del disegno di legge consiste nell’introduzione di un nuovo tipo di autorizzazione alle esportazioni de armamenti, la cosiddetta autorizzazione globale di progetto, che in introduce procedure semplificate a tutte le esportazioni effettuate nel quadro di programmi di coproduzione svolti con paesi UE o Nato.

In linea generale ( con alcuni distingua ed eccezioni relative alle coproduzioni con cinque paesi europei che hanno firmato l’accordo quadro) nel caso dell’autorizzazione globale di progetto :

- Non si applicano le tradizionali procedure autorizzatorie. scompaiono quindi i riferimenti nella domanda di autorizzazione all’esportazione al numero dei pezzi al valore,al destinatario finale, alle intermediazioni finanziarie sia per i pezzi e componenti esportati,sia per il prodotto finito (art. 6 del ddl).

- Non si applica il sistema di controllo previsto dalla legge per le normali esportazioni.Tali esportazioni sono esenti dai controlli bancari (art. 11 del ddl),e non viene richiesto né il certificato di arrivo a destino, né il certificato di uso finale (art 10 del ddl).Informazioni, procedure e controlli sono drasticamente ridotti non solo per i singoli pezzi e componenti ma anche per il prodotto finito. Esse non riguardano solo gli scambi fra i paesi Nato e UE, ma anche casi di esportazione a paesi terzi o privati del materiale coprodotto dall’Italia ed assemblato in un paese partner.

- Il Governo chiede di essere informato solo sulla destinazione intermedia e non su quella finale del coprodotto. In altre parole il rilascio della licenza equivale ad una abdicazione di sovranità e responsabilità e si traduce in una delega in bianco sulla scelta dei paesi di destinazione finale ( anche extraeuropeo o extra Nato, anche repressivi o aggressivi o a privati inaffidabili)alle autorità del paese con cui si coproduce, senza che le nostre autorità possano controllare nulla in merito.Il riferimento all’adesione dei principi della nostra normativa risulta estremamente generico e insufficiente a garantirne il rispetto dei divieti e dei controlli. E’ così legittimata la triangolazione. In una prospettiva più ampia europea, la prassi della delega favorirà lo spostamento della capacità manifatturiera e di assemblaggio nei paesi con minori barriere all’esportazione e, al contempo, un’armonizzazione verso il basso delle normative sulla trasparenza e controllo.

- Ugualmente i divieti previsti dall’art 1 della legge saranno applicati solo sul paese di destinazione intermedia e non su quello di destinazione finale (che può essere in contrasto con i divieti della legge italiana)come accadeva adesso,il che li rende superflui.

Nel caso di autorizzazione globale di progetto viene drasticamente limitato anche il grado di trasparenza, di indirizzo e controllo parlamentare. Per ciò che concerne le esportazioni che godono di autorizzazione globale dalla relazione scompariranno informazioni circa valore, destinatario finale, controlli bancari etc. Non sarà nemmeno più possibile desumere dalla relazione, come negli anni passati, un quadro completo e corretto sul valore aggregato delle nostre esportazioni, operare le tradizionali analisi sul trend ed avere un quadro chiaro di esportazioni per paese e per valore. In questo modo, facendo prevalere il profitto sulle ragioni che lo dovrebbero guidare, armi italiane possono andare in mano a criminali, ad assassini e torturatori a nazioni che violano i diritti umani e che sono coinvolte in conflitti armati. Molte Associazioni e singole Persone si sono mobilitate e hanno iniziato insieme un’opera di sensibilizzazione sui parlamentari perché impediscano la modifica della legge 185/90 che ha come scopo prioritario quello di far prevalere le esigenze di pace,sicurezza e rispetto dei diritti umani su quelle del puro e semplice profitto.Lo sforzo semmai deve essere fatto per migliorarla (La 185 non arriva dappertutto. Non ha giurisdizione, ad esempio, su mine antiuomo, fucili e pistole). Sono aperti dei siti per informazioni eper aderire alla campagna: www.vita.it, www.amnesty.it, www.retelilliput.it, www.peacelink.it.Fra le adesioni troviamo Amnesty Interrnational, Acli, Agesci, Arci, Associazione obiettori non violenti, Beati costruttori di pace, Emergency, Medici senza frontiere, Peacelink, rete Lilliput, Pax Christi, le riviste Altra Economia, Confronti, Vita, Nigrizia, Missione Oggi, Il Cardinale Ruini ecc.

Tutto ciò premesso

il Consiglio Comunale invita il Sindaco e la Giunta

ad aderire come Comune di Riva del Garda alla Campagna in difesa della legge 185/90 e a sottoscrivere l’appello unitario di tutte le associazioni.

i consiglieri verdi
Pietro Bertoldi, Paolo Borroi e Luigi Marino

 

      
   

torna su