verdi del trentino
    archivio generale articoli, lettere, comunicati e interviste dalla stampa
ANNI:
  2021 - 22   2019 - 20 2017 - 18 2015 - 16 2013 - 14 2011 - 12 2009 - 10 2007 - 08 2005 - 06 2003 - 04 2000 - 02
torna a precedente    
   

 HOMEPAGE

  I VERDI
  DEL TRENTINO

  
  CHI SIAMO

  STATUTO

  REGISTRO CONTRIBUTI

  ORGANI E CARICHE

  ASSEMBLEE
  CONFERENZE STAMPA
  RIUNIONI


 ELETTI VERDI

  PROVINCIA DI TRENTO

  COMUNITÀ DI VALLE

  COMUNE DI TRENTO

  ALTRI COMUNI


 ELEZIONI

  STORICO DAL 2001


 ARCHIVIO

  ARTICOLI

  DOSSIER

  CONVEGNI

  INIZIATIVE VERDI

  PROPOSTE VERDI

  BIBLIOTECA

  GALLERIA FOTO

  

      

Trento, 1 agosto 2002
LEGGE ELETTORALE, REFERENDUM E POTERE DEI CITTADINI
di Pino Finocchiaro e Giorgio Pedrotti dell’Esecutivo dei Verdi del Trentino

Rileviamo una evidente contraddizione nell’esortazione di Claudio Molinari, neoeletto presidente della quinta commissione legislativa provinciale che dovrà occuparsi delle leggi elettorali, sui referendum e sulla forma di governo in attuazione dell’art. 47 dello Statuto di autonomia, modificato dalla riforma del 2001. Molinari richiama la necessità di definire serenamente le regole del gioco elettorale e al tempo stesso polemizza con due deputati trentini dell’Ulivo – Marco Boato e Luigi Olivieri – “rei” di aver espresso una opinione critica sulla recente decisione del Consiglio di avviare, in gravissimo ritardo, il procedimento per varare la legge elettorale, quando tutti ormai si rendono conto che i tempi necessari per un ampio confronto politico sul tema si stanno esaurendo.

Per un anno e mezzo il Consiglio ha delibertamente ignorato la nuova competenza che gli era stata conferita con la riforma dello Statuto, lasciando ragionevolmente intendere a tutti che si sarebbe votato sulla base della norma transitoria. Norma che non fu un atto di sfiducia del Parlamento italiano nei confronti del Consiglio provinciale di Trento, ma un atto di grande coerenza e rispetto degli elettori trentini, che per un decennio avevano chiesto inutilmente al Consiglio regionale una legge che riformasse il sistema elettorale in modo da assicurare governabilità senza comprimere la rappresentanza politica.

Del resto, sulla base di una norma transitoria varata nel 1999 dal Parlamento hanno votato nel 2000 tutte le Regioni a statuto ordinario. E da quel momento sono scomparse d’incanto le crisi ricorrenti e non si sono più verificati i famigerati “ribaltoni”, con improvvisi cambi di maggioranza, fenomeni che anche il Trentino ha purtroppo ben conosciuto nella scorsa legislatura.

Non solo: la norma transitoria è stata introdotta dal Parlamento anche per le Regioni a statuto speciale Sicilia, Sardegna e Friuli-Venezia Giulia. Per il Trentino, inoltre, c’è stata una ulteriore modifica sollecitata proprio dal Consiglio provinciale di Trento, con l’adozione, nella norma transitoria, del modello elettorale già ben sperimentato per i Sindaci e i consigli dei Comuni superiori ai tremila abitanti.

Improvvisamente – in piena estate, quando la gente va in ferie e nessuno si attende certo l’approvazione di riforme importanti dal Parlamento o dal Consiglio – si è messa in moto la macchina istituzionale per modificare le regole elettorali, con non celate intenzioni, da parte di alcune forze politiche, di provare a realizzare una controriforma, negando agli elettori il diritto di eleggere direttamente il presidente della Provincia, come hanno fatto tutti gli altri cittadini italiani nelle elezioni regionali.

Tutto questo - ci pare nessuno possa negarlo - legittima diffidenze e sospetti nei confronti di un Consiglio per anni in tutt’altre faccende affacendato. E’ ancora troppo recente l’esperienza del “golpe elettorale” della primavera del 1998, quando a soli pochi mesi dal voto fu introdotta una soglia di sbarramento che avrebbe cancellato le rappresentanze delle forze politiche minori, soglia cancellata, poche settimane prima del voto, da una sentenza della Corte costituzionale che la considerò illegittima. E’ necessario quindi prestare ora molta attenzione a questo improvviso e tardivo affannarsi per modificare ulteriormente il sistema elettorale, tanto più sulla base di proposte divaricate e divaricanti.

Proprio il richiamo alla necessità di scrivere le regole elettorali nell’interesse delle istituzioni e non di questo o quell’uomo politico, dovrebbe indurre Molinari a riflettere sulla circostanza che il Consiglio ha avviato una procedura che manterrà una grave incertezza sulle regole elettorali fino all’ultimo momento, quando ormai le elezioni saranno alle porte. E’ vero che la legislatura dura ancora quindici mesi, ma è altrettanto vero che fra meno di un anno tutti i partiti avranno già predisposto le liste dei candidati e si avvierà il procedimento elettorale per il rinnovo del Consiglio provinciale e che già ora molte forze politiche e coalizioni hanno già messo in moto la doverosa fase preparatoria.

Per queste ragioni, in passato, con una certa saggezza, si è sempre sostenuto che le leggi elettorali si dovessero cambiare nella prima parte della legislatura, e comunque a congrua distanza dalla sua conclusione, mai alla fine. La gravissima instabilità politica verificatasi nel nostro paese e anche in Trentino dovrebbe averci insegnato a quali rischi si espongono le istituzioni rappresentative quando le riforme elettorali non consentono ai partiti e alle coalizioni, chiamati poi concretamente ad attuarle, i tempi necessari per adeguarvisi politicamente.

Per questo auspichiamo che Molinari, in qualità di Presidente della Commissione, più che a procedure da “tappe forzate” per i lavori della Commissione, verifichi preliminarmente se esista il consenso politico per approvare la riforma al più tardi prima della sessione di bilancio del corrente anno. Diversamente, è meglio per tutti prendere atto che questo Consiglio – per una serie di ragioni anche comprensibili – non è in grado di deliberare alcunché. E per fare ciò, oltre ai membri della Commissione, sarà opportuno che possano esprimersi anche le forze politiche, ivi comprese quelle oggi non rappresentate nel Consiglio, ma che, presumibilmente, essendo presenti sul piano nazionale, potrebbero presentare proprie candidature nel 2003.

Il sistema elettorale delineato dalla norma transitoria – indicato al Parlamento dalla maggioranza di centro-sinistra provinciale di cui lo stesso Molinari fa parte – è di gran lunga preferibile ad un pasticcio dell’ultima ora, con il rischio che anche per i prossimi cinque anni il Consiglio provinciale sia ingovernabile come in larga parte lo sono stati i precedenti.

Il richiamo infine alla promozione di un referendum sulla eventuale legge approvata dal Consiglio provinciale, è un atto del tutto legittimo. E’ una facoltà che lo Statuto di autonomia riserva al corpo elettorale.

Non è un caso che proprio in Friuli-Venezia Giulia, l’unica regione dove è stata eliminata la norma transitoria e votata una vera e propria “controriforma”, siano state raccolte di slancio dall’Ulivo le firme necessarie per indire il referendum, che si celebrerà il prossimo 29 settembre. Anche in quella regione, in ultima istanza, saranno i cittadini a decidere con quale legge elettorale andare poi a votare nella primavera del 2003, pochi mesi prima del Trentino.

“La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione” sta scritto al secondo comma dell’art. 1 della Costituzione replubblicana. Il referendum non è una minaccia, dunque, ma uno degli strumenti attraverso i quali il popolo esercità la propria sovranità: è bene non lo dimentichino proprio coloro che sono investiti della funzione legislativa, nella fase conclusiva del loro mandato.

Pino Finocchiaro e Giorgio Pedrotti
dell’Esecutivo dei Verdi del Trentino

 

      
   

torna su