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      Roma, 29 gennaio 2012 
        «L’unica soluzione È  l’amnistia»  
      Boato: ora c’È un’approccio piÙ sereno ai problemi sul tappeto. 
      Intervista a Marco Boato  
      de Il Messaggero di domenica 29 gennaio 2012 
              Sociologo e giornalista, ex  parlamentare dei Verdi, Marco Boato è un garantista a tutto tondo. Oggi, per  Boato, è venuto il momento di riproporre una battaglia storica, per lui, quella  dell’amnistia: «Ne parlano solo i Radicali, ma i tempi sono maturi perché il  Parlamento inizi a discuterne seriamente. Con il governo Monti, tutto è cambiato,  anche il clima politico. E la ministra Severino sta operando bene, in modo  accorto. Ora è necessario che, dopo gli appelli del Capo dello Stato, il  Parlamento riprenda in mano questa battaglia. Solo così si risolveranno i tanti  guai della giustizia italiana». 
              Professore, partiamo  dall’apertura dell’anno giudiziario. Il clima è cambiato, pare.  
      «Si, la nascita del governo Monti e la fine dell’antagonismo tra i due maggiori  partiti sta facendo in modo che anche l’approccio ai problemi della giustizia  sta cambiando. Del resto, la situazione è catastrofica, come si evince dalla  relazione del presidente della Corte di Cassazione Ernesto Lupo. Siamo a una situazione  di pre-bancarotta. Abbiamo davanti un anno e pochi mesi per cercare di  evitarla. I partiti s’impegnino perché il tempo è poco e i problemi  gravissimi». 
              Quali sono i principali mali  della giustizia italiana?  
      «Lo spaventoso arretrato dei processi nel campo della giustizia civile e, un po’  meno, in quello della giustizia penale. Poi, anzi per primo, il sovraffollamento  delle carceri». 
              Come si sta muovendo il ministro  Severino?  
      «Bene. Le prime misure messe in cantiere dal ministro sono condivisibili e  importanti, ma bisogna fare di più. Il problema del sovraffollamento carcerario  è drammatico: siamo all’assurdo di persone che stanno in carcere pochi giorni  per nulla. Bisogna consentire ai detenuti per reati minori e di non particolare  allarme sociale di scontare la loro pena ai domiciliari. Ma per affrontare alla  radice il problema serve che il Parlamento riprenda in mano il tema  dell’amnistia, bandiera sacrosanta che oggi viene agitata soltanto dai Radicali.  Del resto, il ministro Severino ha detto che il governo non prenderà  iniziative, su-questo, ma anche che non si opporrà se lo facesse il Parlamento.  Bisogna agire subito. L’errore dell’ultimo governo che ci provò, il Prodi due,  fu di fare soltanto l’indulto, senza accompagnarlo a una vera amnistia, che è anche  l’unico modo di sfoltire l’enorme mole di processi pendenti davanti ai tribunali  e far ripartire la macchina della giustizia. So bene che, dalla riforma  costituzionale dei primi anni Novanta, serve una maggioranza molto ampia, in  Parlamento, per approvare un’amnistia, ma è l’unica misura da prendere.  Inoltre, un simile provvedimento andrebbe accompagnato da una depenalizzazione  sostanziale dei reati minori, in base al principio giuridico del reato penale  minimo». 
              Il Senato ha da poco  approvato una depenalizzazione dei reati minori. Non basta? 
      «Il Senato ha preso una decisione sacrosanta, ma non sufficiente. Non si tratta  di un vero svuota-carceri, ma solo della riduzione temporanea di qualche  migliaio di detenuti. Le carceri italiane stanno scoppiando, bisogna fare  presto l’amnistia». 
              Lega e Idv si oppongono. 
      «Si tratta di settori giustizialisti e irresponsabili che resteranno, spero,  minoritari. L’Italia è fuori legge per quanto riguarda l’universo carcerario e  viola in modo sistematico l’articolo 27 della Costituzione. Napolitano ha  parlato in modo chiaro, circa un anno fa, della drammatica situazione delle  carceri, dimostrando di avere piena consapevolezza del problema. Ora bisogna  agire. Anche perché ora o mai più». 
              Quali gli altri problemi  della giustizia? 
      «I tempi lentissimi e la sostanziale inefficienza della macchina della giustizia.  La sola e vera amnistia che si mette in atto è quella che arriva con la  prescrizione perché i processi, nella loro stragrande parte, cominciano e non  finiscono mai. Inoltre. il numero degli avvocati italiani è davvero abnorme». 
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      MARCO BOATO 
         
        BIOGRAFIA 
       
       
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