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Bolzano, 21 gennaio 2003
”ZENDRON DEVE ESSERE RICONOSCENTE”
Marco Boato: “Grazie al partito ha fatto tre legislature”
“Certo che seguo le vicende dei Verdi di Bolzano, io sono profondamente legato al movimento altoatesino”.
Intervista a Marco Boato del Mattino di martedì 21 gennaio 2003

Marco Boato: chi meglio di lei conosce il movimento “importato” dalla Germania vent’anni fa?
Per la precisione era il dicembre dell’82. Io e Alex Langer organizzammo un convegno nel palazzo della Regione a Trento, intitolato “Un partito/movimento verde in Italia”, con la partecipazione di Verdi tedeschi ed austriaci e dei futuri verdi italiani.

Dopo vent’anni cos’è cambiato nei Verdi?
Allora s parlava dei rapporti uomo-natura, dopo qualche anno però da Bolzano arrivò, premonitore, l’invito di Langer a pensare al rapporto tra uomo e uomo, ovvero la convivenza. E questo negli anni ’80, quando in Alto Adige i partiti, dalla Svp alla Dc ai missini, cavalcano i temi etnici. Altro che liste interetniche come proponevano i Verdi. E sono contento che il pensiero di Langer, dopo quel tragico 3 luglio del 1995, sia stato portato avanti dai successori.

Onorevole Boato, torniamo al presente. Come giudica la vicenda Zendron?
Premetto che seguo i Verdi altoatesini perché continuo a mantenere rapporti con tutti protagonisti. Tra l’altro, mi sono sempre augurato – e sembra che i miei desideri si siano avverati – che alle prossime elezioni i Verdi si presentino da soli, pur con le tante anime interne.

Ovvero senza i Ds?
Nulla contro i Ds. Anzi, ho sempre suggerito il massimo di collaborazione con la sinistra. Ma non vorrei che si disperdesse il patrimonio, la peculiarità verde.

Torniamo alla Zendron: sembra che voglia candidarsi altrove.
E per me questo è un dispiacere. Non dal punto di vista politico: basti vedere Rutelli, leader della Margherita, che tempo fa era Verde e prima ancora Radicale. Però faccio fatica a vedere Alessandra in un partito diverso.

Ma la Zendron si sente “emarginata” dai colleghi.
La sua è una critica ingenerosa nei confronti del partito, che l’ha fatta eleggere tre volte. Inoltre, nell’attuale legislatura ha ottenuto prima il posto di assessore in giunta regionale, e poi – dopo il ridimensionamento dovuto alla vicenda Atz-Grandi – la carica di presidente del consiglio provinciale. Certo se li è meritati, ma sono stati i Verdi a metterla lì.

Zendron dice anche di essere tagliata fuori dalle decisioni del partito.
Alessandra non fa parte degli organismi dirigenziali, è vero. Ma è altrettanto vero che non potrebbe farne parte, perché non si è mai iscritta alla forza politica dei Verdi.

Intende dire che la Zendron non ha la tessera del partito?
Esattamente. Per carità, nulla di scandaloso. Anch’io sono stato deputato con i Radicali, da indipendente. Però non mi azzardai certo a chiedere di entrare nel direttivo. Ripeto, la Zendron non può accusare il partito che l’ha sempre candidata malgrado non fosse mai iscritta, rispettando la sua scelta.

Zendron dice anche che versa parecchio denaro al partito.
E ci mancherebbe altro. Tutti gli eletti, in ogni partito, versano denaro nelle casse della struttura che li ha permesso di vincere le elezioni.

Come vede la “lista rosa” prospettata dalla Zendron?
Ne ho viste altre, di liste femminili, a Rovereto per esempio c’era “Cara Città”. Però non sono mai andate oltre le comunali. Una lista simile ha senso in situazioni di grave assenza femminile, non certo nel movimento Verde del Trentino-Alto Adige che, caso unico in Italia, ha ben tre rappresentanti in consiglio regionale. Sono perplesso, ma se la vorrà fare, allora auguri.

Si può sanare la frattura?
Spero di sì. Ma ci vorranno coraggio e generosità. Come in ogni rapporto di coppia, se vogliamo schematizzare la vicenda, ci vuole il coraggio di non guardare solo gli eventuali torti subiti ma anche le cose belle ricevute, e ci vuole la generosità di cedere qualcosa.

Anche ai tempi di Alex Langer c’erano tensioni?
E come no. Ricordo Lanzinger nel ’92, quando si allontanò per candidarsi alle politiche con la lista “Senza Confini”, oppure Tribus nel ’93, che abbandonò dopo le regionali. D’altronde Langer l’aveva sempre detto: bisogna garantire la continuità ma anche proporre facce nuove, ed è quindi logico che in periodo elettorale ci siano tensioni.

Cosa può fare Alessandra Zendron per rientrare?
Alessandra è una donna forte e capace. Però deve – non dico essere più umile – quantomeno ridimensionare le pretese e non dimenticare il passato.

  Marco Boato

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