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Trento, 10 giugno 2004
SE L’ONDATA CI SOMMERGE: LA DIFESA DEL PIANETA INIZIA QUI
Comunicato stampa di Roberto Bombarda

"L´alba del giorno dopo" (The day after tomorrow) di R. Emmerich è un film del filone catastrofista che mette in scena i possibili effetti dei cambiamenti climatici. In puro stile hollywoodiano spettacolarizza e concentra sulla scena in pochi giorni ciò che potrebbe realmente accadere in un arco temporale più ampio, stando alle più autorevoli fonti scientifiche, cioè un´intensificazione dei disastri ambientali con enormi danni e gravissime perdite di vite umane in tutti i continenti.

Aldilà degli aspetti spettacolari e artistici dell´opera, il riscaldamento della terra (global warming) è scientificamente dimostrato ed è associato alla produzione di gas serra derivante dall´impiego dei combustibili fossili. Il cosiddetto effetto serra ha già manifestato negli ultimi anni numerose situazioni, dall´intensificazione delle piogge torrenziali e delle alluvioni all´aumento della desertificazione, fino alle temperature insolitamente torride della scorsa estate.

Il protocollo di Kyoto, prima concreta risposta ai cambiamenti climatici indotti dalle emissioni di gas serra, non è ancora entrato in vigore poiché manca la firma dei due paesi più inquinanti al mondo, ovvero Stati Uniti e Russia. È evidente come dietro queste latitanze ci siano le pressioni delle multinazionali degli idrocarburi, interessate solo all´incremento dei loro fantastici utili a scapito del benessere della comunità mondiale.

Ma se il nord del mondo produce inquinamento, fa pagare il debito soprattutto ai popoli del sud del mondo, indifesi rispetto ai cambiamenti climatici e di fronte alle politiche di WTO e World Bank che non stanno certo portando ad una equa redistribuzione della ricchezza della terra. Come spiegare altrimenti il fatto che il 17% della popolazione mondiale consumi l´84% delle risorse del pianeta, ovvero come giustificare il fatto che oltre 2 miliardi di persone non dispongano di acqua potabile?

Il film di Emmerich è dunque uno schiaffo, speriamo salutare, ai Paesi più ricchi affinché possano prendere coscienza di una cosa ovvia: che essendo la Terra un sistema chiuso - come si può ben vedere nelle immagini riprese dai nostri satelliti - le porcherie che vengono immesse nell´aria, nell´acqua o nei terreni non scompaiono del tutto, ma rientrano nel ciclo vitale e dunque nei nostri polmoni, nei nostri alimenti, nelle nostre bevande. È noto come nei tessuti degli orsi polari siano state rinvenute tracce di ddt e di altri composti chimici rilasciati a migliaia di chilometri di distanza.

È pure curioso notare come negli Stati Uniti i temi pacifisti ed ambientalisti siano fortemente radicati nel mondo della cultura e dello spettacolo. È recente la vittoria al festival di Cannes di "9/11" di Michael Moore, un documentario-denuncia delle falsità e dei fallimenti politici di George W. Bush, il quale nel giorno del suo insediamento affermò che non era in discussione il modello di vita degli americani, con ciò concedendo al suo popolo (o almeno ad una parte di esso) di continuare beatamente a vivere al di sopra delle proprie possibilità, poiché tanto alla fine il conto lo pagheranno gli altri.

È però altrettanto importante sottolineare come i due film citati siano realizzati e distribuiti da grandi case di produzione come Miramax e Twenty Century Fox, a dimostrazione che l´America è anche un Paese con una grande coscienza civile. Insomma, lo stesso Paese che produce i torturatori di Abu Ghraib è anche in grado di denunciare sui propri media quanto è accaduto, nonché di inorridire e di condannare gli autori delle torture (in realtà il responsabile in capo la farà franca…).

Tornando al tema dei cambiamenti climatici, si tratta di un argomento del quale si è occupato addirittura il Pentagono attraverso un dossier svelato lo scorso anno dal giornale inglese «The Observer». Perché il Pentagono, cioè la massima espressione del più colossale arsenale distruttivo che l´uomo abbia mai potuto realizzare, si preoccupa del clima? Semplice. Se si avverassero le tesi degli scienziati - e su scale temporali diverse purtroppo si stanno avverando - potremmo assistere a spaventose crisi ambientali e quindi alimentari in diverse aree del pianeta, con conseguenti esodi di massa che inciderebbero sui delicati equilibri e porterebbero a scatenare nuovi conflitti bellici, anche tra potenze nucleari, per il controllo dell´acqua o di altre risorse. Con il corollario di uno scontro tra civiltà ricche e civiltà povere.

Ecco dunque l´interesse del Pentagono a pianificare strategie di difesa dell´America e degli interessi americani contro queste eventualità. Che ne pensa l´Europa, fra poco alle urne, di queste tematiche?

Temo che a parte poche eccezioni la risposta sia il buio pesto, a dimostrazione di come la nuova Unione Europea abbia bisogno di un supplemento d´anima, unito ad un maggior spirito critico nei confronti dei partner e degli altri global players. Perché recuperando le sue migliori tradizioni culturali e civili proprio l´Europa potrebbe contribuire a convincere il mondo ad imboccare strade alternative, che non significano ritornare all´età della pietra, bensì a migliorare la qualità della vita di tutti gli abitanti della Terra, ma con un minore impatto sul pianeta. Questo è possibile, scienza e tecnologia ci dicono già come fare, ma occorrono anche intelligenza e buona volontà!

È importante "agire localmente pensando globalmente". Purtroppo, questo è vero solo in teoria, poiché più ci si avvicina all´ambito locale tanto maggiore è l´egoismo. Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti. L´aria di Trento, città alpina del 2004, fa schifo come quella di una metropoli, ma nonostante ciò manca il coraggio di scelte radicali.

La Convenzione delle Alpi - osannata anche a Trento in tutte le dichiarazioni ufficiali - esclude la costruzione di nuove autostrade nell´arco alpino, al fine di contenere il traffico merci su gomma responsabile dell´inquinamento ed anche ulteriori distruzioni di territorio (che è un bene limitato). A Trento sono tutti d´accordo che in Tirolo, Slovenia, o Val d´Aosta non si debbano più costruire nuove autostrade: ma la Valdastico sì, quella bisogna farla. È proprio vero che in politica la coerenza è merce rara…

Per non parlare del risparmio energetico (gli enti pubblici fanno qualcosa?), del riuso dei materiali, dell´impiego di processi o prodotti a bassa impronta ecologica eccetera.

Il Trentino potrebbe essere molto più attento a queste tematiche, con la consapevolezza di contribuire a migliorare qui ed ora il nostro pianeta. Concorrendo così ad evitare che la grande onda oceanica del film di Emmerich finisca non solo con il travolgere New York, ma anche col sommergere le nostre speranze di un futuro migliore.

Roberto Bombarda
consigliere provinciale dei Verdi e democratici per l'Ulivo

 

     

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