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Trento, 23 novembre 2007
IN PRIMA LINEA PER LA MONTAGNA
I Verdi e il caso Paganella
di Roberto Bombarda, da l’Adige di venerdì 23 novembre 2007

Quella che è andata in scena a Zambana nei giorni scorsi ha avuto il gusto di un’amara rappresentazione teatrale. I contenuti c’erano tutti. Dall’amata (la Paganella) all’amante che l’abbandona (la Sat), dagli approfittatori ad un certo numero di traditori (vedano i lettori a chi affidare questi ruoli).

Mancava in verità il capro espiatorio. Ed allora ci ha pensato il professor Daidola, persona che ho sempre stimato sia nell’ambito professionale che in quello personale, ad assegnare questo ruolo ai Verdi, rei di pensare troppo alle poltrone e non ai problemi della montagna e dunque incapaci, a suo dire, di bloccare certi scempi.

L’accusa del professore di economia del turismo non mi pare fondata su motivazioni razionali, ma è piuttosto una scorciatoia, la sintesi di una delusione nei confronti della politica che lo accomuna, se vogliamo paradossalmente, proprio a molti dei Verdi.

Procediamo con ordine. Se c’è una forza politica che, almeno in Trentino, si è fatta bandiera della tutela della montagna questi sono stati proprio i Verdi. Non voglio tediare i lettori elencando le proposte ed anche qualche significativo risultato (dai nuovi parchi alla tutela di grotte e ghiacciai, tanto per dire), poiché chi ha seguito con attenzione queste tematiche negli ultimi anni conosce bene con quale passione e competenze i Verdi del Trentino abbiano affrontato numerose questioni, da Campiglio a Folgaria, da Tremalzo a Molveno, dalla Marmolada alla Presena (per tutti sono comunque a disposizione i siti internet dei Verdi ed il mio personale, dove poter consultare tutte le attività svolte).

Nonostante pregiudizi duri a morire i Verdi si stanno dimostrando, sia a livello di Provincia quanto a livello di principali amministrazioni cittadine, come una delle forze politiche più propositive sulla scena politica locale. Noi stiamo dimostrando con proposte concrete ed autorevoli che anche in Trentino un altro modello di sviluppo è possibile. E la Paganella non fa difetto. Forse il professor Daidola nella sua disamina ha dedicato troppo poco tempo alla raccolta di documentazione, altrimenti avrebbe rilevato e certamente apprezzato che grazie alle nostre proposte la legislazione turistica del Trentino è stata allineata ai principi del protocollo turismo della Convenzione delle Alpi. E che dopo il caso del «Bus del Giaz» solo noi abbiamo proposto una nuova legge per la tutela del patrimonio carsico che troverà attuazione nel nuovo piano urbanistico provinciale. E ancora, che proprio due settimane fa il Consiglio provinciale ha approvato un nostro ordine del giorno una nostra proposta che impegna la giunta provinciale sul tema dei sentieri, patrimonio straordinario della nostra terra.

Per inciso, sul caso Paganella abbiamo provato grande dolore di fronte alla decisione della Sat, il sodalizio più storico e radicato della nostra provincia. Un segnale inequivocabile che «la misura è colma…». Ma anche un segnale forte verso l’intera classe politica, a prescindere dalla collocazione parlamentare.

A questo proposito, colpevolizzare i Verdi per la mancanza di rispetto di norme e valori significa colpire, col rischio di indebolire ulteriormente ed in maniera ingiustificata, proprio coloro che mantengono come centrale il tema ambientale non solo a Trento, ma in ogni paese del mondo, praticando nel quotidiano quanto riassunto nel vertice di Rio «pensare globalmente, agire localmente».

È evidente a tutti che nell’azione dei Verdi vi possano essere stati dei limiti e degli errori. Ma in questo contesto politico, determinato dalle leggi vigenti, con la percentuale di voti che si ritrovano – comunque rilevante e risultato della volontà democratica di quasi diecimila trentini (non proprio i fatidici «quattro gatti», con rispetto per i felini…) – i Verdi non possono in ogni modo essere considerati i responsabili ed in molte occasioni nemmeno i corresponsabili delle iniziative maggiormente distruttive dell’ambiente trentino degli ultimi anni. Certo, molte persone vorrebbero vedere sistematicamente all’opposizione i Verdi (ed è legittimo che possano pensarla così), c’è fastidio ad assistere al successo delle loro proposte, vedere ad esempio che a Trento la raccolta differenziata prende finalmente il largo grazie alla passione di un Verde di fronte all’anonimato delle gestioni precedenti. E forse all’opposizione i Verdi avrebbero anche cifre ben superiori. Ma questa non è al momento la sede per queste riflessioni che ci porterebbero fuori tema.

Ciò che da rappresentante dei Verdi in Consiglio provinciale posso tranquillamente assicurare è che l’attuale rappresentanza dei Verdi trentini è il prodotto di un confronto e di un processo trasparente e democratico interno al partito. Così come posso assicurare che con altrettanta trasparenza e democraticità si è discusso fra i Verdi del problema del «ricambio» della rappresentanza politica.

Un’ultima breve riflessione riguarda il giudizio sulle associazioni per la tutela ambientale. Anni di proficui rapporti dimostrano l’ampia e concreta disponibilità al confronto ed al dialogo, nel pieno rispetto delle singole caratteristiche e delle scelte (anche nell’ambito dell’individuazione dei vertici), senza richieste di riconoscenza elettorale: si tratta di validi compagni di viaggio, stimati e rispettati, che in molte azioni, anche se su un piano e con responsabilità in parte diverse, concorrono a creare con noi la coscienza civile dell’importanza di una tutela attiva dei valori ambientali. Paganella compresa.

Roberto Bombarda
consigliere provinciale dei Verdi e democratici per l’Unione

 

     

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