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Pescantina (VR), 14 giugno 2025
CUOR DI CORTECCIA
GliAlberiMuoionoInPiedi
Inaugurazione Evento d’Arte e Cultura
Centro Culturale Tirtha, via Tremolè 18/a, ore 17

INTERVENTO DI LUCIA COPPOLA
consigliera regionale Trentino-Alto Adige

Buon giorno a tutte e a tutti, e grazie di cuore per l’invito.

Sono gardesana, di Tremosine, ma vengo dal Trentino, una provincia che ha vissuto nella notte tra il 27 e 28 ottobre 2018 un ciclone extratropicale di proporzioni gigantesche, la tempesta Vaia, che ha di fatto modificato il paesaggio, con venti fino a 280 km orari (famoso e commovente è il pianto di Vaia, l’urlo di dolore che Arte Sella ha raccolto grazie alla testimonianza di un cittadino che ha registrato gli schianti e la voce potente del vento), 14 milioni di alberi abbattuti, 9 milioni di metri cubi di legname al suolo, 42 mila e 500 ettari di foreste distrutte tra Trentino e Veneto, 3 miliardi di euro di danni all’economia dei nostri territori.

Il nostro patrimonio boschivo, a causa dei cambiamenti climatici, che sono qui e ora, non sarà più quello di prima, dovremo sostenerlo con nuove piantumazioni e in qualche caso lasciar fare alla natura e alla sua rigenerazione. O permettere al prativo di continuare a svolgere la sua funzione.

Il paesaggio del nostro Trentino è cambiato, non sarà più lo stesso per tanti e tanti anni, perché le foreste che lo connotavano in modo meraviglioso e lo rendevano unico e irripetibile si sono arrese alla furia degli elementi.

La grande opera di raccolta, il recupero di tutto il legname, il ripristino, la pulizia, creare le condizioni per la vendita, la lotta al bostrico che è subentrato a seguito degli schianti, gli interventi in ambito vivaistico, sono ancora in corso dopo 7 anni.

Questa è stata la grande e terribile lezione della tempesta Vaia. Improvvisamente tutti abbiamo compreso l’importanza degli alberi nella nostra vita, nel quotidiano di ognuno di noi, il senso profondo del loro generoso contributo ad infiniti aspetti della nostra esistenza.

Da insegnante ho fatto in modo che i bambini e le bambine osservassero sempre il paesaggio e la natura, la sua composizione e la sua bellezza, senza darlo mai per scontato.

Gianni Rodari, con la sua famosa filastrocca “Ci vuole un fiore”, poi musicata da Sergio Endrigo, già negli anni ‘70 ricordava la presenza degli alberi negli oggetti quotidiani, non solo nei parchi e nei giardini, nei boschi delle nostre montagne, lungo i nostri magnifici laghi alpini e prealpini, nei viali cittadini e lungo fiumi e torrenti. Le vie d’acqua sono indicate dalla vegetazione che le accompagna verso il mare.

Ci vuole uno sguardo attento e grato che va coltivato già nella prima infanzia. Dunque arredi, imbarcazioni, le pagine dei nostri libri, la carta di disegni e spartiti, il legnatico, e poi alimenti, medicinali, cosmetici e profumi. Serve creare consapevolezza.

E servono alberi per produrre ossigeno, per respirare e contrastare l’inquinamento e le isole di calore.
La storia dell’arte ci rinvia sempre ad immagini di alberi e vegetazione, tra cui l’albero della vita, sin dagli albori della nostra civiltà.

Ed è un letto di legno a convincere la prudente Penelope che il mendicante Ulisse, Odisseo, è proprio suo marito, perché il letto d’ulivo da lui creato e descritto racchiude un segreto che solo loro due conoscono e che permette loro di riconoscersi e ritrovarsi.

“E poi troncai la chioma dell’ulivo fronzuto
lo sfronzai con il bronzo
bene e con arte…
Così ...finché lo finii,
ornandolo d’oro e d’argento e d’avorio…
Così parlò, e a lei di colpo si sciolsero
le ginocchia e il cuore
perché conobbe il segno sicuro che Odisseo le diceva”.

Qualche verso di una bellissima lirica.

Un premio all’ospitalità e all’amore è la metamorfosi in quercia e tiglio, uniti per il tronco, di due amorevoli coniugi invecchiati insieme, Filemone e Bauci, poverissimi ma capaci di grande generosità perché, unici, offrirono a Giove e a Mercurio, sotto spoglie mortali, ospitalità.

Corpi che diventano fronde, chiome, corteccia, ramoscelli, sangue che diventa linfa, lacrime che diventano resina. Così l’immaginario degli antichi ci insegna quanto alberi e umani si somiglino.

Intensa la preghiera degli indiani Kwakiuti ad un giovane cedro, rivelando uno sguardo di umiltà, riverenza e gratitudine che purtroppo l’umanità ha perso.

“Guardami amico,
sono venuto a chiederti il tuo vestito.
Ti prego, non essere adirato con me
perché tu hai pietà di noi,
donatore di lunga vita.
Proteggimi amico!”

È solo uno stralcio.

Gli alberi sono bellezza e forza, poesia e fragilità.

Così un haikù risalente al XVIII secolo ci parla dei fiori di ciliegio:

“Cadono i fiori di ciliegio
sugli specchi d’acqua della risaia:
stelle
al chiarore di una notte senza luna”.

Ora sono molti i popoli del sud e del nord del mondo che contrastano la deforestazione, in un’ ostinata, tenace e necessaria resistenza, tesa alla conservazione, contro le vessazioni subite dai nativi della Foresta Amazzonica, il polmone del mondo, per proteggerla dai fuochi che quotidianamente la devastano.

Le lotte delle donne negli anni ‘70 in India diedero vita a un movimento di protesta. Il taglio di migliaia di alberi aveva avuto pesanti conseguenze sulla vita delle loro comunità perché la foresta era per loro la “casa materna”.

Abbracciare gli alberi destinati all’abbattimento fu la loro forma di protesta. E vinsero.

Ma più vicino a noi, geograficamente e nel tempo, voglio ricordare l’impegno di questi ultimi anni dei movimenti ambientalisti a Riva del Garda per salvare dalla speculazione gli alberi antichi e le molte preziose specie della fascia lago.

Scempio purtroppo è stato fatto della biodiversità vegetale a causa della ciclovia, spezzoni che non avranno mai continuità, sia sulla sponda trentina, in Alto Garda, che su quella veneta. Cipressi, arbusti, fiori tipici sono stati selvaggiamente strappati alle rive e alle falesie. Mettendo in crisi anche la biodiversità animale riparia.

“E tutto mi sa di miracolo”, scriveva Quasimodo riferendosi al miracolo che ad ogni primavera ci consegna lo splendore della rinascita. Ma quanto sono belli gli alberi anche spogli che parlano col cielo d’inverno! Miracolo da esaltare e proteggere, poi ripreso in modo forte e pregno di significati dalla bellissima Enciclica di Papa Francesco “Laudato si’” che ci richiama tutti alla responsabilità collettiva nella difesa del Creato di cui gli alberi sono parte fondante.

Contro la presunzione antropocentrica che ha reso sempre più artificiale la nostra vita e ha alterato anche quella degli alberi, violandola e svilendola. Da questo importante incontro che mette insieme arte, natura, alberi, vita venga lo stimolo a rafforzare la nostra capacità di guardare, ascoltare, raccontare, dialogare e rappresentare la “voce” degli alberi regalando a noi e a loro, soprattutto alle nuove e future generazioni, un mondo di speranza, di pace, rispetto e armonia.

 

      Lucia Coppola

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