Trento, 20 aprile 2016 
        VOTO NO-TRIV, RIFLETTIAMO SUI RISULTATI 
        A bocce ferme. Riflessioni sull'esito del Referendum No Triv 
        pubblicato, leggermente ridotto, 
sul Trentino di mercoledì  20 aprile 2016 
       La domanda che in molti si fanno è: che succede adesso?  L'unica cosa certa è che tutto rimarrà esattamente come questo governo ha  deciso nel dicembre 2015, quando ha inserito nella Legge di Stabilità la  proroga dell'attività di ricerca ed estrazione di gas e idrocarburi entro le 12  miglia dalla costa, fino all'esaurimento dei giacimenti. Un enorme regalo ai  petrolieri, posto che l'aumento delle estrazioni nei nostri mari non è  minimamente collegata al soddisfacimento dei bisogni energetici nazionali. Gli  idrocarburi presenti in Italia appartengono al patrimonio dello Stato che li dà  in concessione a società private, per lo più straniere, le quali possono  disporne come meglio credono, anche rivendendoceli o portandoli altrove. Allo  Stato esse sono tenute a versare solo un 7% del valore del petrolio estratto o  il 10 % per quanto riguarda il gas. C'è da dire inoltre che non tutta la  quantità di petrolio o gas è però soggetta a queste royaliti. Infatti le  società petrolifere non versano niente alle casse dello Stato per le prime  50mila tonnellate di petrolio e per i primi 80mila metri cubi di gas estratto  ogni anno e godono di incentivi e detrazioni fiscali tra i più favorevoli al  mondo. Nell'ultimo anno dalle royaliti provenienti da tutti gli idrocarburi  estratti sono arrivati all'Italia solo 370mila euro! 
       
      L'altra cosa certa è la tendenza del governo Renzi a  preferire, finanziare, agevolare il ricorso ai combustibili fossili a scapito  dell'investimento sulle energie rinnovabili, le energie pulite, il cui sviluppo  verrà ulteriormente rallentato o arrestato. E pensare che il nostro paese  attualmente, e nonostante i pochi incentivi e una normativa confusa che cambia  ad ogni soffio di vento, produce energia da fonti rinnovabili per il 40% con  oltre seimila occupati, a fronte dei 75 lavoratori effettivi delle piattaforme  petrolifere. 
       Queste piattaforme attualmente, entro la fascia delle 12  miglia, sono 92 su un totale di 135 trivelle, ma quelle realmente attive sono  79. Secondo i dati di Greenpeace, 35 delle 88 piattaforme esaminate hanno  esaurito totalmente il loro ciclo. 
       Ciò detto, partiamo dai dati di questo Referendum che ha  visto il 32 % dei cittadini italiani andare al voto, circa 16 milioni di cui  14  si sono espressi con un SI'.  E' un numero consistente di persone che ha  dimostrato di tenere alla preziosità del proprio mare, alla sua biodiversità e  anche alla condizione di vita delle popolazioni che sono costrette a subire gli  esiti nefasti dell'inquinamento e della distruzione di habitat e di paesaggi  meravigliosi: basti pensare al mare delle isole Tremiti per rendersi conto del  disastro ambientale, sempre possibile. Puntualmente ciò è accaduto proprio il  giorno del Referendum a Fegino in Liguria, dove la rottura di un tubo ha  provocato la fuoriuscita di una notevole quantità di petrolio nel fiume  Polcevera che entra direttamente in mare. Quando si dice il caso.. 
       I nodi da sciogliere in questa vicenda, davvero poco  esaltante dal punto di vista istituzionale, sia nella parte pre-elettorale che  in quella post-elettorale, riguardano in primis il raggiungimento del quorum.  Con una soglia così alta si vince facile! Basta dire alle persone di non  esercitare il diritto/dovere al voto e di starsene a casa in panciolle per  ottenere gli obiettivi desiderati: l'assenza di un confronto democratico reale  che si esprima con un assenso o un dissenso. A mio avviso chi non prende  posizione non dovrebbe contare e nessuno riuscirà a convincermi che astenersi  dal voto sia una pratica corretta, se pure legittima. Tanto più quando a  sostenerla e a raccomandarla sono due tra le più alte cariche dello stato: il  Presidente del Consiglio e un ex Presidente della Repubblica! Tutto ciò ha  davvero dell'incredibile, soprattutto se pensiamo che avviene in un paese che  sta dimostrando negli ultimi anni una scarsissima propensione al voto, ad  informarsi, ad esercitare la cittadinanza attiva, ad essere partecipi del  destino dell'Italia e del mondo. Posto che il riscaldamento del pianeta dovuto  ai combustibili fossili e all'emissione di CO2 in atmosfera dipende soprattutto  da noi, da questo occidente troppo poco sostenibile in termini di utilizzo e  spreco delle risorse, di rispetto dell'ambiente, di riconversione ecologica. 
       Ho avuto, purtroppo, l'avventura di assistere alle  dichiarazioni “a caldo” di Renzi, alle 23 e 18 di domenica 17 aprile. Mi ha  colpito di lui, come spesso accade, la strafottenza e l'arroganza e pure, in  questo caso, la malafede allorché si è permesso di attribuire questa “vittoria”  ai lavoratori. Un colpo basso ad uso e consumo di coloro che non sono  informati, perché se avessero vinto i SI' nessun lavoratore delle piattaforme  sarebbe rimasto a casa: semplicemente si sarebbe tornati alla legge precedente  che prevedeva concessioni trentennali, prorogabili di vent'anni. E poi perché  non pensare piuttosto ai 150 mila lavoratori che annualmente nella vicina  Germania, e con condizioni climaticamente meno favorevoli delle nostre, vengono  impiegati nelle Green Economy? E' una politica, questa italiana, subalterna  alle lobby, di breve respiro, poco lungimirante, poco avveduta e attenta alle  generazioni future, al loro diritto ad aver in consegna un mondo in equilibrio,  sostenibile, equo. I “Ciaone” dei sostenitori di Renzi, lo sbeffeggio al  potere, non sono certo segnali di cultura, rispetto, democrazia. Tutti noi,  sostenitori del SI' eravamo consapevoli che questo Referendum non avrebbe avuto  vita facile. Dobbiamo essere altrettanto fieri del fatto che non è andato male,  tenuto conto di tutte le difficoltà, dell'indifferenza di tanti, del momento  storico così poco favorevole all'assunzione di responsabilità, della  disinformazione. Onore alla Basilicata, che ha raggiunto il quorum, e a tutte  le regioni che hanno scelto in modo netto di schierarsi a favore del mare e  della salute. Grazie a tutti gli uomini e alle donne che credono in un futuro  sostenibile. Ora non si può che ripartire ancora più convinti e determinati:  siamo in tanti  e continueremo in ciò che  è giusto. 
       Lucia Coppola 
        co-portavoce dei Verdi del Trentino  | 
     
      Trento, 19 aprile 2016 
      COMMENTO AL VOTO 
      In Vallagarina i più fedeli alle urne 
      Record a Besenello con il 44,06%.  
      Fuga dai seggi a  Frassilongo (14,43%) 
      da l’Adige di martedì 19 aprile 2016 
              Leggeremente più alto della media nazionale (32,15%) ,  quanto a partecipazione al voto: il Trentino, al referendum sulle trivellazioni  in mare, ha registrato un quorum del 32,39% . E i «sì» sono stati 108.045 , l'  83,69% , i «no» 21.058 (16,31%) . A livello nazionale, è però più alta la  percentuale dei «sì»: 86,44% . Quasi dimezzata, invece, la partecipazione oltre  Salorno: in Alto Adige, solo il 17,61% degli aventi diritto ha partecipato al  voto. Tra i 178 comuni trentini, alcuni più di altri hanno tentato di dare uno  schiaffo al premier Matteo Renzi che ha fatto campagna per boicottare il  referendum, invitando a disertare le urne. In otto comuni si è superata la  soglia del 40% : Besenello, Altopiano della Vigolana, Cavizzana, Drena,  Ivano-Fracena, Pomarolo, Trambileno e Volano . In Vallagarina, quindi, la  partecipazione più alta. Su tutti svetta Besenello con il 44,06% . Su 178 comuni,  in 97 non è stata superata la soglia del 30% . In 14 nemmeno si è raggiunto il  20% . Tra questi, i «disertori» delle urne primeggiano a Frassilongo, in val  dei Mocheni, dove solo il 14,43% ha votato, ad Andalo (15,31%) e Vermiglio  (17,63%) . Nei centri più grossi, la partecipazione è superiore alla media  provinciale: a Rovereto il 38,75% , a conferma che in Vallagarina la  partecipazione è stata più alta che altrove, a Trento il 35,29% , a Riva del  Garda il 33,76% , ad Arco il 35,40% . Solo in due comuni, la percentuale dei sì  supera il 90%: a Luserna (92,31%) e a Lona Lases (90.50%) . 
              Tra chi ha disertato le urne, c'è il presidente della Provincia Ugo Rossi .  «Non sono andato a votare» dice «perché non ritenevo dirimente il quesito  posto. Prendo atto del risultato, che mi soddisfa perché il referendum si era  politicizzato, era diventato uno scontro tra i favorevoli e i contrari a  Renzi». 
              LUCIA COPPOLA, presidente del Consiglio comunale di Trento e portavoce dei  Verdi del Trentino, commenta:  
      «Dispiace prima di tutto il mancato  raggiungimento del quorum: ancora una volta si ha la conferma che il  referendum, con questa soglia del 50% più uno, rischia di essere uno strumento  inutile. Ma sono soprattutto profondamente sdegnata e stupita per  l'atteggiamento del presidente del Consiglio Renzi che ha fatto campagna per  l'astensione: non è cosa degna per un rappresentante delle istituzioni, è grave  in assoluto».  
      Coppola è stata colpita anche dalle dichiarazioni post voto di  Renzi: «Ha fatto ricorso al tema dell'occupazione, dicendo che non aver fatto  vincere il sì è stato un voto per il lavoro. È una falsità, perché oggi le  persone direttamente coinvolte nelle trivellazioni sono 75 e se fosse passato  il sì semplicemente si tornava alla legge precedente che prevede la durata  trentennale delle concessioni e la proroga di 20. Soprattutto è incredibile  che, in Italia, dopo Coop21, si continui a mettere in contrapposione il lavoro  con l'ambiente e la salute. Il sì non era contro il Governo, ma a favore del  mare e delle energie rinnovabili».  
      La portavoce dei Verdi aggiunge: «Il 32,39%  in Trentino è un dato buono. Da qui si deve ripartire. Sapevamo che sarebbe  stata dura, per come è stato organizzato il referendum, per i tempi, per la  disinformazione. C'è chi, in buona fede, non è andato a votare per  "salvare" posti di lavoro o perché gli è stato detto che era inutile.  Il fatto poi che parte della classe dirigente, anche sindacale, non abbia preso  posizione la dice lunga sulla consapevolezza della gravità dei problemi attuali». 
              Tra gli attivisti del «sì» c'è anche Antonia Romano, consigliera comunale di  «L'Altra Trento a sinistra». «Il risultato del referendum va letto da diversi  punti di vista» dice «Innanzitutto la partecipazione, che è coerente con i dati  di astensione alle votazioni in generale e che è segno di sfiducia ma anche di  indifferenza persino verso questioni importanti come le strategie energetiche  per contrastare il riscaldamento globale. Il referendum è uno strumento di  esercizio di sovranità e in un paese democratico dovrebbe avere quorum zero per  stimolare la partecipazione. I ripetuti inviti all'estensione da parte di  esponenti autorevoli delle istituzioni e i commenti di Renzi rispetto ai  risultati» aggiunge Romano «sono deplorevoli e offendono chi crede nella  democrazia. Bisogna ricostruire una trama culturale su cui avviare la  partecipazione dei cittadini e delle cittadine alle scelte importanti. Noi non  ci fermeremo qui».  |