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Trento, 18 novembre 2000
I VERDI E L’ULIVO IN TRENTINO E IN ITALIA
Relazione Introduttiva all'Assemblea dei Verdi
del presidente Marco Boato

 

1.
Questa Assemblea congressuale conclude un anno di transizione nella storia dei Verdi italiani e trentini, che hanno aperto un processo costituente, caratterizzato da

a. un forte rilancio del ruolo dei Verdi
- come soggetto politico
- come socio fondatore dell’Ulivo e componente determinante della coalizione

b. l’elezione – prima nella Assemblea del luglio 1999 (dopo le dimissioni di Luigi Manconi) e poi nella Assemblea costituente per iscritti del gennaio 2000 – quasi unanime di Grazia Francescato a Presidente dei Verdi italiani

c. l’adozione di un nuovo Statuto dei Verdi italiani
- sulla base dei princìpi approvati dalla Assemblea costituente di Chianciano (21-23.I.2000)
- nel testo approvato dal Consiglio federale nazionale del 15-16 luglio 2000
- con l’approvazione a democrazia diretta, tramite un referendum postale tra tutti gli iscritti.

2.
Nell’ultimo Consiglio federale nazionale del 28-29 ottobre è stato deciso di prorogare il processo costituente fino al giugno 2001, in modo da consentire
- un ulteriore allargamento
- un rafforzamento della leadership di Grazia Francescato
- un rilancio del "polo ecologista" nell’ambito dell’Ulivo

3.
Nel Consiglio Federale nazionale tenutosi a Bologna il 16 settembre 2000 i Verdi sono stati la prima forza politica dell'Ulivo a deliberare ufficialmente la proposta di Francesco Rutelli come candidato-premier dell’Ulivo, in una fase in cui ancora prevalevano solo consultazioni informali e veniva lamentata la mancanza di processi decisionali trasparenti.

4.
Nel Consiglio federale nazionale tenutosi a Roma il 28-29 ottobre i Verdi italiani hanno deciso di farsi promotori – in un necessario processo di aggregazione e semplificazione all’interno della coalizione dell’Ulivo in previsione delle prossime elezioni politiche per il Parlamento – della costruzione del "terzo ramo dell’Ulivo":

a) insieme alla aggregazione di centro della "Margherita" e alla aggregazione della sinistra democratica con i DS, è necessario dar vita ad un "terzo ramo dell’Ulivo", ad una terza aggregazione che comprenda l’area laico-verde-socialista;

b) quale che sia il simbolo del "terzo ramo dell’Ulivo" – è stato ipotizzato il Girasole europeo -, è necessario che si realizzi una forte aggregazione che valorizzi insieme il polo ecologista e ambientalista, la componente laico-socialista, l’area più sensibile alla promozione dei diritti civili e umani, ovviamente nel quadro più generale dell’unità politica e programmatica della coalizione dell’Ulivo, che è un valore irrinunciabile;

c) non dovrà trattarsi solo di una alleanza tra forze politiche, pur necessaria nel quadro di un processo di semplificazione nello schieramento di centro-sinistra, ma anche e soprattutto della capacità di attrarre un consenso più vasto, coinvolgendo quanti si riconoscono nell’Ulivo ma non nelle sue singole forze politiche, quanti desiderano una più forte affermazione dei valori di laicità e autonomia della politica, di convivenza e solidarietà, di intreccio tra ecologia ed economia nello sviluppo sostenibile, di tutela dei diritti umani e dei diritti degli animali, di costruzione di un’Europa politica, più democratica e federalista.

5.
Tutto questo – che sarà realizzato auspicabilmente in relazione alle prossime elezioni politiche – non comporterà il superamento della identità dei Verdi nei Comuni, nelle Province, nelle Regioni e nel Parlamento europeo, ma soprattutto è evidente che si potrà aprire un processo politico più ampio e realizzare un progetto più forte, che produrrà i suoi effetti anche dopo le elezioni.

6.
Quali caratteristiche avranno questo processo e questo progetto è oggi troppo presto per dirlo, perché protagonisti non ne saranno unilateralmente solo i Verdi. Bisognerà lavorare – sul piano nazionale e anche qui in Trentino (e in Alto Adige) – con spirito aperto e costruttivo, ben consapevoli che questa impresa è decisiva anche e soprattutto per il successo di tutta la coalizione dell’Ulivo.

7.
Inoltre, per quanto riguarda la nostra dimensione regionale e provinciale, è giusto lavorare per un rafforzamento dell’Ulivo nella realtà del Trentino (e dell’Alto Adige), costruendo un rapporto di collaborazione politico-programmatica con le forze autonomistiche e, nella reciproca autonomia, con la stessa SVP. Ma non bisogna mai dimenticare che "l’Ulivo-Insieme per l’Italia" è una coalizione politica di dimensione nazionale, che ha individuato il suo leader e candidato-premier in Francesco Rutelli e che deve affrontare, e vincere, elezioni politiche nazionali, per il Parlamento della Repubblica.

8.
Fino ad oggi, l’espressione a volte usata di "partito territoriale" è una formula vuota e per certi aspetti sbagliata. Non bisogna costruire un "partito" ma una coalizione ampia, forte e pluralista. Il paragone con la SVP sarebbe, per il Trentino radicalmente sbagliato: la SVP è una Sammelpartei, un "partito di raccolta" tenuto insieme dal cemento etnico. Tutto questo in Trentino è, fortunatamente, improponibile e costituirebbe un grave arretramento politico e soprattutto culturale.

9.
D’altra parte, il riferimento al "territorio" è proprio di tutte le forze politiche sul piano provinciale e di tutte le coalizioni che governano i principali comuni. Guai però se questo comportasse una chiusura localistica, nella sola dimensione provinciale, senza saper essere anche noi trentini protagonisti a pieno titolo della sfida programmatica e di governo sul piano nazionale ed europeo.

10.
Che qualche giorno fa il Ministro Bianco abbia parlato con simpatia dell’ipotesi di "partito territoriale" suscita in noi qualche perplessità rispetto alla sua realtà territoriale. Per diventare Ministro ha abbandonato il Comune di Catania, che era governato (e bene) dal centro-sinistra. Subito dopo, a Catania le elezioni sono state vinte dal centro-destra addirittura al primo turno, con la maggioranza assoluta. Anche l’ottimo Massimo Cacciari venne tempo fa a dare lezioni in Trentino, dopo aver perso le elezioni regionali nel suo Veneto con quasi venti punti di scarto. E’ dunque necessaria meno presunzione e improvvisazione, meno "fuochi d’artificio" e più capacità di far prevalere lo spirito di coalizione e il gioco di squadra, che sono la vera carta strategica. Questa è stata la lezione vincente dell’Ulivo nel 1996, nelle elezioni per i Sindaci della metà degli anni ’90 e anche nelle elezioni provinciali del 1998. Non dimentichiamoci che, con forzature unilaterali e indebiti egemonismi, nel 1994 si perse tutto.

11.
Bisogna dunque evitare di ripetere errori ormai lontani e saper valorizzare le esperienze positive già fatte. La coalizione dell’Ulivo trentino, positivamente allargata in un quadro di coerenza e compatibilità politico-programmatica, deve saper operare in piena collegialità, evitando – lo ripetiamo – forzature unilaterali e qualunque egemonismo di parte. Questo è anche il messaggio che Francesco Rutelli ha lanciato nella "Convention" del 21 ottobre a Milano e che sta ripetendo coerentemente giorno dopo giorno in ogni parte d’Italia. Un messaggio che convince e suscita rinnovata speranza e rinnovato entusiasmo proprio perché cerca di superare le difficoltà, i protagonismi solitari e le tensioni che hanno minato nel recente passato la credibilità dell’Ulivo nonostante gli importanti e positivi risultati dei Governi di centro-sinistra.

12.
In ogni caso, non bisogna mettere le formule organizzative prima delle scelte politiche e programmatiche. Sulla base di queste scelte – che hanno una dimensione nazionale e una provinciale e regionale – si costituiscono le alleanze che formano la coalizione. E su queste premesse anche l’Ulivo può positivamente trovare una sua "versione trentina" senza per questo perdere la sua identità, anche nel simbolo, che si è finora dimostrato – specialmente in Trentino – un simbolo forte e vincente.

13.
Questa Assemblea congressuale si colloca a meno di un mese da quel mercoledì 25 ottobre, in cui la Camera dei deputati ha approvato definitivamente (e a larghissima maggioranza, superiore ai due terzi dei suoi componenti) la legge costituzionale di riforma dei cinque Statuti speciali, tra cui quello del Trentino-Alto Adige/Südtirol. Sono orgoglioso che la proposta di legge unificata abbia portato la mia prima firma, che risale al primo giorno di questa legislatura. Si tratta, sia pure nella sua parzialità, di una straordinaria innovazione del nostro impianto autonomistico, che per anni ha suscitato resistenze e incomprensioni, ma che negli ultimi due anni ha visto un positivo "gioco di squadra" tra i parlamentari del centro-sinistra trentino e in stretta e positiva collaborazione anche con la SVP.

14.
Questa riforma statutaria, che tra meno di tre mesi entrerà in vigore, si basa su alcuni capisaldi:

I. la conferma dell’unicità dello Statuto di autonomia per la Regione e le due Province autonome di Trento e Bolzano;

II. nell’assetto tripolare della nostra specialissima Autonomia, il rovesciamento del rapporto tra la Regione e le due Province autonome, facendo così corrispondere sia la norma che l’impianto statutario a ciò che già da decenni è la realtà effettiva nel rapporto tra i tre Enti autonomistici;

III. la "decostituzionalizzazione" della forma di governo, con l’attribuzione della competenza legislativa in merito ai due Consigli provinciali e con la possibilità dell’elezione popolare diretta del presidente della Provincia;

IV. l’attribuzione della competenza in materia di legge elettorale ai due Consigli provinciali, mantenendo il vincolo proporzionale solo per la Provincia di Bolzano, a garanzia del rapporto tra i tre gruppi linguistici;

V. l’inserimento per la prima volta nello Statuto del riconoscimento e della tutela delle tre minoranze linguistiche del Trentino (ladini, mocheni e cimbri), superando da questo punto di vista un limite dell’Accordo Degasperi-Gruber del 1946 e degli Statuti di autonomia del 1948 e del 1972;

VI. il rafforzamento della tutela anche del gruppo linguistico ladino della Provincia di Bolzano e l’assicurazione statutaria di una rappresentanza del territorio ladino per la Provincia di Trento;

VII. il potenziamento del diritto di elettorato attivo in Trentino, con la riduzione ad un solo anno dell’obbligo di residenza e con l’approvazione di un ordine del giorno, a mia prima firma, che impegna il Governo ad assumere le necessarie iniziative, anche rispetto all’Austria, per arrivare ad una analoga riduzione anche in Provincia di Bolzano;

VIII. il potenziamento degli istituti di democrazia diretta a disposizione di tutti i cittadini, prevedendo, sia per Trento che per Bolzano, il referendum abrogativo, propositivo e consultivo;

IX. l’inserimento nello Statuto del rispetto degli "accordi internazionali", ancorando ancor più fortemente in tal modo la salvaguardia dell’Autonomia speciale per il futuro;

X. l’inserimento, per la Provincia di Bolzano, di vincoli particolarmente forti e stringenti di forma di governo, in modo da salvaguardare il metodo del consenso a tutela della convivenza tra i tre gruppi linguistici riconosciuti;

XI. l’approvazione di una norma transitoria per il Trentino – come per la Sicilia, la Sardegna e il Friuli-Venezia Giulia – che, lungi dal violare l’Autonomia, impedirà la paralisi istituzionale, il riprodursi endemico della ingovernabilità e i fenomeni di trasformismo, qualora nei prossimi due anni e mezzo il Consiglio provinciale fosse incapace di esercitare le nuove competenze (altro che riduzione dell’Autonomia!) attribuitegli in materia elettorale.

15.
Da questa rapida e sintetica ricognizione si capisce quanto siano state demagogiche e pretestuose le chiassose proteste che, per due anni, hanno vanamente accompagnato il nostro lavoro parlamentare. Mentre il Consiglio provinciale – e anche quello regionale – sono rimasti aggrovigliati su se stessi al limite della paralisi istituzionale e legislativa, il Parlamento è riuscito a varare una riforma e un potenziamento dell’impianto autonomistico, che forse non sarebbe mai stato approvato se deputati e senatori avessero assistito in diretta allo spettacolo desolante e inconcludente delle Assemblee legislative dell’Autonomia speciale. Non basta riempirsi la bocca della parola "Autonomia", se poi alcune forze politiche sono le prime a contribuire ad una sua quotidiana delegittimazione.

16.
Mentre in Trentino per mesi si è discusso di impianti a fune, di sciagurati tentativi di rilanciare la Valdastico (ultimo residuo della politica dorotea degli anni ’70), di velleitari progetti aeroportuali, come se questa terra non avesse da affrontare problemi che riguardano il lavoro e l’economia, la scuola e la sanità, l’Università e la cultura, la ricerca e l’innovazione, la sicurezza e la convivenza – mentre tutto questo accadeva, occupando spesso le prime pagine dei giornali e dilacerando anche le forze politiche della maggioranza con forzature unilaterali e francamente masochiste, a livello nazionale sono stati fatti straordinari passi avanti sul piano istituzionale e costituzionale.

17.
Nonostante il "blocco" dei lavori della Bicamerale, riprendendo con tenacia il processo riformatore, abbiamo inserito in Costituzione (all’art.111) i principi del "giusto processo" che già avevo proposto in Bicamerale e abbiamo riconosciuto piena autonomia statutaria alle Regioni a statuto ordinario, introducendo anche l’elezione diretta dei Presidenti e varando norme "antiribaltone" che metteranno fine per sempre sia alla ingovernabilità che al trasformismo. Camera e Senato hanno inoltre approvato in prima lettura l’organica riforma del Titolo V della seconda parte della Costituzione, rafforzando l’intero sistema autonomistico - sia le Regioni che Province e Comuni – in direzione del federalismo, con ripercussioni immediate anche sulle Regioni a Statuto speciale, grazie ad una specifica norma transitoria, sempre di rango costituzionale, che rende immediatamente applicabili le norme più favorevoli.

18.
Il quadro costituzionale della Repubblica italiana sta rapidamente mutando, con un fortissimo tasso di innovazione, che certamente aprirà nuovi conflitti (basti pensare alla Regione Veneto e in generale alle Regioni del Nord governate dal centro-destra), ma che sta dando vita ad un imponente cambiamento non solo costituzionale e istituzionale, ma anche delle classi politiche che si vengono formando. Questa non è materia solo per editoriali domenicali, ma è terreno di scontro politico, di capacità di governo, di sfida all’innovazione. La risposta trentina a tutto questo non può essere la chiusura in se stessi, magari con un atteggiamento al tempo stesso rivendicativo e subalterno rispetto alla politica nazionale, ma deve diventare più forte capacità di governo e di autogoverno autonomistico nel quadro italiano e nella proiezione europea.

19.
I Verdi e l’Ulivo sono stati protagonisti di questo processo di trasformazione istituzionale, insieme alle sfide di governo della politica economica e sociale, che ora stanno dando i primi visibili frutti, dopo anni di rigore e sacrifici, grazie ai Governi Prodi, D’Alema e Amato – quel Giuliano Amato che mercoledì 15 novembre alla Camera ha dato una straordinaria lezione di cultura autenticamente liberale e liberal-democratica a chi si riempie la bocca di "liberalismo" e poi propone commissioni di controllo sui libri di testo. Durante quell’intervento di Giuliano Amato si è capito quali straordinarie risorse politiche e culturali possono esprimere l’Ulivo e la coalizione di centro-sinistra se sanno riaffermare la forza trainante dei propri valori e dei propri principi.

20.
Non dobbiamo nascondercelo, tuttavia. In Trentino come in Italia, la cultura di governo delle coalizioni di cui noi Verdi facciamo lealmente parte fa ancora molta fatica ad assumere la questione ambientale e l’ecologia politica come elementi fondanti, come parametri discriminanti per realizzare uno sviluppo sostenibile. E’ un problema politico, ma anche un problema culturale: troppo spesso sembra che una parte della nostra classe politica non comprenda che i problemi della qualità dello sviluppo, dell’intreccio tra ecologia ed economia, dei limiti della scienza e della tecnologia (basti pensare alla clonazione e agli organismi geneticamente modificati), del rapporto tra Welfare sociale e Welfare ambientale, della questione energetica e delle risorse non rinnovabili, dell’assetto idro-geologico, del governo equilibrato del territorio, di un’agricoltura non inquinante, di infrastrutture non devastanti, di un diverso modo di concepire la mobilità, della tutela dell’eco-sistema alpino, di un rapporto rispettoso tra uomini e animali, di un rifiuto delle discriminazioni di razza, di religione e di sesso, dell’affermazione dei valori della convivenza multi-etnica, della riduzione degli squilibri Nord-Sud ed anche Est-Ovest, della costruzione di politiche attive di pace e sviluppo, di difesa rigorosa dei diritti civili e dei diritti umani per tutti. Troppo spesso sembra, ripeto, che una parte della nostra classe politica non comprenda che tutto questo non è un patrimonio esclusivo o minoritario dei Verdi, o di altre forze politiche attente e sensibili, ma è e deve sempre più diventare patrimonio comune di qualunque cultura e politica di governo, degne di questo nome, tanto più quando questo nome fa riferimento alla coalizione dell’Ulivo e allo schieramento di centro-sinistra.

21.
Il fatto che oggi leader e candidato premier dell’Ulivo sia stato riconosciuto Francesco Rutelli, che è stato prima radicale e poi verde, capogruppo dei Verdi alla Camera nella XI legislatura, candidato verde per due volte al Comune di Roma, metropoli-capitale che ha governato per sette anni, e che poi è stato eletto anche euro-parlamentare nelle liste dei Democratici – questo fatto, la leadership di Rutelli, ci riempie di soddisfazione e di speranza, ma non esime nessuno, nessuna forza politica dell’Ulivo dal misurarsi collegialmente e corresponsabilmente con la cultura di governo necessaria per affrontare le sfide epocali del XXI secolo.

22.
Nel Trentino (e in Alto Adige), memori della lezione di Alexander Langer, i Verdi hanno cercato di affrontare questi compiti e queste sfide, non con una orgogliosa e isolata testimonianza di opposizione, ma affrontando con l’etica della responsabilità le sfide difficili che comporta far parte di maggioranze di governo e di coalizioni necessariamente diversificate al loro interno.

23.
Pur avendo sempre avuto percentuali di consenso elettorale nettamente superiori alle medie nazionali in tutte le consultazioni elettorali affrontate (europee, italiane, regionali e provinciali, comunali), non siamo soddisfatti di noi stessi. Molta strada ci resta ancora da fare, molte più energie dobbiamo saper mobilitare, molte più risorse vogliamo sapere valorizzare. Ripeto: non siamo soddisfatti di noi stessi.

24.
Tuttavia misuriamo il cammino percorso:

I. abbiamo contribuito alla elezione di Reinhold Messner al Parlamento europeo, nel solco della straordinaria esperienza di Alex Langer;

II. abbiamo una rappresentanza nel Parlamento italiano conquistata attraverso la grande e positiva esperienza dell’Ulivo del 1996, quando tutti i quattro collegi della Camera – e due su tre al Senato – sono stati vinti dall’Ulivo in Trentino;

III. siamo nelle maggioranze e nel governo dei Comuni di Rovereto (dove ci sentiamo pienamente rappresentati da Donata Loss, senza che sia necessario attribuirle la nostra "etichetta" di forza politica), di Riva del Garda (con Luigi Marino), di Arco (con Fabrizio Miori), di Pergine Valsugana (con Giuseppe Facchini), oltre che con i nostri consiglieri comunali e circoscrizionali;

IV. siamo nella maggioranza (con Aldo Pompermaier e con i consiglieri di circoscrizione) del Comune di Trento, del cui governo non facciamo parte per una violazione degli accordi di coalizione che ha costituito, e tuttora costituisce, un vulnus inatteso e ancora bruciante, una slealtà politica, che non abbiamo ricambiato con altrettanta slealtà, perché per parte nostra abbiamo voluto mantener fede, e manteniamo fede, al patto stipulato con gli elettori e alla corresponsabilità di maggioranza, sia pure con la nostra irrinunciabile identità e autonomia;

V. siamo, attraverso la rappresentanza unitaria di Alessandra Zendron, e il ruolo di Cristina Kury e Iva Berasi, parte della maggioranza e del Governo della Regione Trentino-Alto Adige Südtirol, dove abbiamo contribuito in modo responsabile e collegiale a definire gli accordi politici e programmatici e a superare la grave crisi della scorsa estate;

VI. siamo – attraverso la grande capacità di impegno, di sacrificio e di lavoro di Iva Berasi - nella maggioranza e nel Governo della Provincia autonoma di Trento. Una maggioranza e un Governo provinciale che abbiamo contribuito a costruire prima delle elezioni nell’accordo dell’Ulivo, poi nella ricerca di nuove alleanze e sempre nel contribuire a garantire non solo la governabilità, ma anche e soprattutto il richiamo alle ragioni politiche e programmatiche fondanti della coalizione.

25.
Sappiamo bene – lo sanno i Verdi come anche le altre forze politiche della coalizione: Margherita, DS, Trentino Domani (socialisti e repubblicani), Genziane – che molti problemi si sono aperti in questi quasi due anni di governo. Ai risultati positivi si sono accompagnate anche tensioni e divaricazioni. Di tutto questo parlerà certamente Iva Berasi, che ringrazio a nome di tutti i Verdi per la sua attività e anche – lo ripeto- per il suo spirito di sacrificio e di dedizione, talora al limite delle risorse e delle energie umane. Ma a nome di tutti i Verdi mi sento di affermare che non va scambiata la lealtà per subalternità, la responsabilità per minorità, la pazienza per inerzia, il senso di autodisciplina per una disciplina da caserma. A tutto c’è un limite, anche se questo limite noi speriamo e vogliamo non doverlo mai toccare. Non è una minaccia – non ne abbiamo mai fatte e non è nostro costume farle – ma è un monito, sofferto e preoccupato, che credo noi condividiamo anche con altre componenti della coalizione provinciale di centro-sinistra.

26.
Abbiamo un grande lavoro da fare: noi Verdi, noi centro-sinistra, noi Ulivo, anche insieme – se possibile e necessario – con altre forze politiche autonomiste, con le quali si riesca a costruire un leale rapporto di collaborazione, sulla base della pari dignità, ma anche della coerenza politica e programmatica. Questo rapporto, noi Verdi, noi Ulivo, in Parlamento, con la SVP abbiamo saputo realizzarlo, pur partendo da posizioni assai distanti e pur sempre rispettando la nostra reciproca identità e la nostra autonomia. Se si è fatto a Roma, si può fare anche a Trento e a Bolzano, avendo già come positiva premessa l’ampia composizione della coalizione di Governo regionale, di cui fanno parte centro-sinistra e SVP, Genziane e PATT, insieme ai Verdi di Trento e Bolzano.

27.
Per vincere le prossime sfide – con l’Ulivo e con Rutelli – c’è una grande, semplice ricetta. Tutti siamo pienamente consapevoli che una coalizione vincente si costruisce se alla leadership si accompagna la collegialità, se le diverse anime, identità, aree e culture si arricchiscono reciprocamente riconoscendosi, rispettandosi e attuando davvero un "gioco di squadra". Leadership responsabile, programma concordato, coalizione plurale, pari dignità tra le forze politiche, collegialità nel metodo, gioco di squadra prima di tutto: tutto questo costituisce la stella polare che ci può guidare in modo vincente nel nostro percorso. L’abbiamo già positivamente sperimentato nel passato: facciamolo anche ora, subito – facciamolo per il futuro.

Buon lavoro a tutti: ai Verdi, ma non solo ai Verdi. Buon lavoro Ulivo: insieme per l’Italia, con Rutelli – insieme per il Trentino.

 

Assemblea costituente dei Verdi del Trentino
Trento, sabato
18 novembre 2000
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Intervento di
Iva Berasi

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