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Trento, 8 ottobre 2013
«Io, pirata nel nome della Rete»
Arianna Luchi: mi batto per libertà, diritto alla conoscenza e lavoro 
dal Trentino di martedì 8 ottobre 2013

Da vera pirata senza confini qual è, era in lista con il partito nazionale anche alle recenti municipali di Roma. Dove, per la cronaca, ha ottenuto 1 voto.

«Ma non ho fatto campagna - tiene a sottolineare, con senso dell'ironia -. Mi sono presentata per dare una mano a raggiungere il numero minimo di candidati che consentisse alla lista di correre».

Arianna Luchi, ventenne roveretana, studentessa alle serali dell'Istituto tecnico “Marconi”, ovviamente indirizzo informatico, è il numero 10 dei Verdi europei ecologisti europei.

Una pirata coi Verdi.
«Certo, non è la prima volta. Anche alle elezioni Europee nostri rappresentanti erano candidati con i Verdi. E sono andati alla grande. In due, del partito dei pirati svedese, sono entrati al parlamento europeo».

Che vuol dire far parte del partito dei pirati?
«Innanzitutto mettere in primo piano l'importanza della privacy, in Rete, del cittadino. E fare in modo che, sempre in Rete, tutti quei sistemi che possono servire ad accrescere la conoscenza siano accessibili a tutti. Quindi, software libero, ad esempio. Perché chiunque possa sentire varie “campane”, tanto per capirci. E non siano solo giornali e tv a dettare la linea. Più sono le fonti e maggiore è la possibilità di farsi un'opinione, un'idea di quello che succede nel mondo».

Quindi, quali sono i suoi tre principali punti fermi, programmatici?
«La libertà, il diritto alla conoscenza per tutti i ceti sociali ma anche al lavoro e all'istruzione, specialmente per i giovani. Siamo noi il futuro, se non c'è istruzione cade tutto. Checché se ne dica».

Certo sarà molto difficile, quasi impossibile, però, dovesse entrare in consiglio provinciale, quale sarebbe la prima cosa che vorrebbe fare?
«Penso che mi occuperei dei giovani. Farei qualcosa per loro. Ad esempio presenterei un progetto per abbattere i costi che tanti genitori devono sostenere per i loro figli. Specialmente quando i ragazzi decidono di iscriversi all'università. Le spese, le tasse, sono sempre più alte. E così facendo non si garantisce certo il diritto all'istruzione. Ecco, farei questo, tanto per incominciare»

      


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