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Trento, 2 ottobre 2001 
        ALMENO META’ A PARCO L’AREA EX–MICHELIN 
        E’ interesse della città evitare il tutto costruito 
        di Sandro Boato, Fulvio Forrer, Giorgio Pedrotti, Aldo  Pompermaier e Furio Sembianti 
      Siamo giunti al redde rationem sul nodo cruciale – insieme  alla questione ferroviaria – per il futuro di Trento, l’assetto dell’area ex  Michelin, fulcro del futuro rapporto tra centro-città e fiume. Per motivi di  spazio ci esprimiamo schematicamente per punti. 
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        Si è detto che il pregio della proposta urbanistica – ora  esposta a palazzo Geremia – sta nell’inserimento di tale area nel contesto  della fascia urbana lungo l’Adige. Ma è invece il contrario: questa  "contestualizzazione" crea l’illusione di un percorso unitario e di  una unità gestionale che nella realtà non esiste, perché le aree sono di  qualità e di proprietà differenti. E’ una verità semplice e scottante che  bisogna guardare in faccia: l’area ex-Michelin è di gran lunga la più pregiata  di quelle in gioco nella città di fondovalle; ma il Comune nel 1998 ha bruciato  l’occasione storica di destinarla in toto a parco urbano-fluviale,  consegnandola al pool finanziario di Iniziative Urbane, cui interessa solo  costruire e "realizzare", come appare confermato dalla cartografia  presentata. 
       Lascia inoltre sbigottiti che, mentre 49 miliardi per  l’acquisto dell’area Michelin furono considerati ostacolo insuperabile per la  finanza comunale allora (ma quella provinciale non fu mai richiesta di  intervenire), oggi 400 miliardi per l’interramento della ferrovia sembrano non  impensierire nessuno. 
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        Non inganniamoci: spostare verso sud il parco ed il lido,  sull’area delle caserme Pizzolato, significa prendere in giro la città e  rinviare ad un futuro lontano ed incerto tale obiettivo, ripetutamente  dichiarato prioritario dalla Giunta comunale, nella Variante anticipatoria del  Piano Regolatore. Questa scelta urbanistica – di relegare il verde pubblico  laddove nessun operatore privato andrebbe mai – ha visto centinaia di  applicazioni fallimentari nel dopoguerra, in numerose città italiane, ed anche  a Trento nel passato. 
      Meraviglia che nell’aggiornare il Piano Regolatore si  rimettano in corso criteri così vecchi e discutibili, anche se in forme  decisamente moderne. 
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        I Verdi hanno già chiaramente espresso la loro proposta di  "Parco dell’arte, della scienza e della natura", in un convegno ad  hoc, e la confermano nella sostanza. Tuttavia di fronte alla impasse odierna ed  alle incertezze consiliari, riteniamo ci sia la possibilità di un compromesso  dignitoso, che permetterebbe la creazione almeno di un parco ridotto, ma non  risibile, a contatto col fiume e con l’area delle Albere, e la realizzazione di  un massimo di 200.000 metri cubi di edificazione (compresi il Centro della  Scienza, la sala polifunzionale, l’albergo ed altre eventuali attrezzature di  servizio): dividere longitudinalmente l’area ex Michelin in due parti  equivalenti come superfice: 
        - quella occidentale – a confine con via Sanseverino (da  chiudere) e l’Adigetto, col terreno delle Albere e in prospettiva con via monte  Baldo – per il parco urbano-fluviale;  
        - quella orientale – a confine con la ferrovia, le Albere e  in futuro via monte Baldo – per le diverse costruzioni, con cubatura  corrispondente a 3,6 mc/mq sulla metà area edificabile (1,8 mc/mq per due),  cioè su 5,5 ettari. 
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        Tale impostazione – non in contrasto con l’ordine del giorno  comunale del 1998 – permetterebbe di utilizzare l’Adigetto allargato (e  risanato) per la voga, di ricavarne una derivazione per realizzare un  laghetto/lido, di dare respiro verso sud al palazzo delle Albere integrandolo  nel parco, mentre verso nord occorre allontanare la strada proveniente dal  nuovo ponte sull’Adige o almeno ridurne l’impatto e l’occupazione del suolo. 
      Tale impostazione permetterebbe di dare continuità effettiva  – anche se ridotta (ma non solo verbale) – a una fascia-parco lungo-Adige,  dalle Albere al ponte della circonvallazione, quando l’area delle caserme  diventasse disponibile, dando intanto concreta attuazione al parco nell’area  ex-Michelin, che altrimenti rischia di riempirsi di edilizia di lusso col  proprio verde privato.  
        
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