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 Trento, 10 luglio 2017LA CELEBRAZIONE A DARWIN IN AUSTRALIA
 Confalonieri, prete         degli aborigeni
 lettera di Rolando Pizzini
 da l’Adige di  lunedì  10 luglio 2017
  I l 12 luglio presso il Parlamento di Darwin, in Australia,  si terrà un importante simposio sul nostro conterraneo don Angelo Confalonieri.  L'Australia celebra in tal modo un missionario che ebbe il merito, a metà  Ottocento, di essere stato il primo «uomo bianco» ad aver scelto di vivere  liberamente con e per gli aborigeni australiani. E lo fece in un clima  culturale, quello appunto di metà Ottocento, che vedeva quasi ovunque i nativi  come esseri inferiori e quindi certamente non degni di relazioni costruttive  con gli invasori. Come sappiamo queste popolazioni venivano spesso addirittura  cacciate e cancellate dalle loro terre. Confalonieri, al contrario, forte della  sua fede si immerse talmente fra loro da riuscire a scrivere una pagina  importante di storia della Chiesa, dell'Australia e, non ultimo, del nostro  Trentino. Al convegno, fra i relatori australiani, tutti di alto profilo, vi  saranno anche l'arcivescovo emerito Luigi Bressan e chi scrive. Fra gli altri  relazionerà anche padre Frank Bertagnolli missionario trentino nel continente  di Uluru da oltre cinquant'anni.  Confalonieri, ricordato col termine aborigeno Nagoyo (padre), nacque a Riva del  Garda il 22 giugno del 1813. Giunto a Perth nel 1846 dopo varie disavventure,  fra queste un terribile naufragio dove perse i suoi due catechisti, giunse a  Cobourg Peninsula ove visse per due anni con gli Aborigeni, ne esplorò il  territorio, li assistette ed entrò in relazione con loro adottando uno stile di  vita estremamente duro per un europeo. Eppure, rapidamente, sorprendendo anche  i suoi contemporanei, imparò le lingue native garig e iwaidja riuscendo anche a  scrivere due frasari; frasari che sono conservati, uno ad Auckland in Nuova  Zelanda ed uno negli archivi Vaticani. Fu molto apprezzato, non solo dagli  stessi popoli Majurnbalmi e Nganyjaharr di Cobourg Peninsula, ma pure dai  militari inglesi che stazionavano ad alcune miglia di distanza dalla sua  capanna. Insegnò i principi del Cristianesimo anche se, dato il contesto, non  riuscì nella sua opera di conversione.  Purtroppo la dura vita sfibrò il missionario. Don Angelo Confalonieri morì  prematuramente il 9 giugno del 1848 ma nonostante ciò, a differenza di molti  che incontrarono gli Aborigeni, egli fu disponibile a mutare «pelle» e metodi  di evangelizzazione. Don Angelo era certamente una persona «fuori dagli schemi»  e ciò si comprende meglio ora grazie agli ultimi studi che verranno presentati  per la prima volta proprio a Darwin; questa sua «eccentricità» però, unita ad  una grande empatia che seppe dimostrare con i nativi, fu sicuramente una forza  che gli permise di entrare in relazione amicale con popoli che, dal punto di  vista Ottocentesco, vivevano nella preistoria e sui quali molti discutevano  addirittura se erano esseri da potersi definire umani o animali. Da rilevare  pure che alcuni missionari prima di lui che provarono ad immergersi con gli  Aborigeni, abbandonarono l'impresa o ne uscirono mentalmente disturbati tanta  era la differenza fra i modi di vita europei e quella dei popoli del Dreamtime.  Una storia quindi la sua capace, ancora oggi, di porre grandi interrogativi  sulle relazioni fra i popoli e nondimeno sulla cultura trentina generatrice di  tanti missionari che oggi vengono studiati in tutto il mondo grazie alla loro  capacità di essere stati dei precursori degli incontri «produttivi» fra popoli  e culture totalmente altre rispetto a quella europea.  Rolando PizziniPromotore e coordinatore della ricerca
 sulla vita di don Angelo Confalonieri
 | Trento, 10 luglio 2017
 Il trentino che spiegÒ Dio
 agli aborigeni
 A Darwin, in Australia, un simposio
 su don Angelo Bernardo  Confalonieri
 da l’Adige di lunedì 10 luglio 2017
                Il missionario trentino don Angelo Bernardo Confalonieri -  scomparso in Australia nel 1848 - sarà protagonista di un simposio presso la  biblioteca del parlamento di Darwin, nel «nuovissimo continente». L'Australia  ha infatti deciso di celebrare il religioso che ebbe il merito di essere il  primo «uomo bianco» a vivere con e per gli aborigeni. Lo fece peraltro in un  clima culturale che vedeva quasi ovunque i nativi come esseri inferiori e  quindi non degni di relazioni costruttive con gli invasori.  «Confalonieri, forte della sua fede si immerse talmente fra le popolazioni  locali da riuscire a scrivere una pagina importante della storia della Chiesa,  dell'Australia e, non ultimo, del nostro Trentino», commenta Rolando Pizzini,  grande studioso della figura del missionario e professore di religione al liceo  Prati. Tra i relatori di altissimo profilo che interverranno il prossimo  mercoledì al convegno di Darwin, ci sarà proprio Pizzini, promotore e  coordinatore della preziosa ricerca che ha svelato la vita di don Confalonieri.  All'appuntamento era atteso anche il vescovo emerito Luigi Bressan, ma  purtroppo quest'ultimo non sarà presente. Fra gli altri a intervenire ci sarà  anche padre Frank Bertagnolli, missionario di origini trentine.                Confalonieri - sconosciuto ai più nel nostro Paese - è considerato  un'istituzione in Australia. È ricordato con il termine aborigeno di «nagoyo», che  significa padre. Nacque a Riva nel 1813 e approdò a Perth nel 1846 superando  non poche peripezie, tra cui un viaggio in Vaticano all'insaputa della curia  trentina e successivamente un naufragio al quale sopravvisse miracolosamente.  Successivamente si spostò a Cobourg Peninsula, dove visse due anni con gli  aborigeni: «Ne esplorò il territorio, li assistette ed entrò in relazione con  loro adottando uno stile di vita estremamente duro per un europeo»  evidenzia lo studioso Pizzini. Eppure, sorprendendo anche i suoi  contemporanei, don Angelo Confalonieri imparò le lingue  native garig e iwaidja riuscendo anche a scrivere due frasari, oggi  conservati ad Auckland in Nuova Zelanda e negli archivi Vaticani.            Il religioso insegnò i principi del Cristianesimo agli aborigeni anche se -  dato il contesto - non riuscì nella sua opera di conversione. La vita  «selvaggia» in un territorio ostile sfibrò il missionario che visse esattamente  come le persone che lo ospitarono. A differenza di altri  occidentali che incontrarono gli aborigeni, egli fu disponibile a  mutare «pelle» e metodi di  evangelizzazione. «Don Confalonieri ;era certamente  una persona  fuori dagli schemi" e ciò si comprende meglio ora  grazie agli ultimi studi che verranno presentati per la prima volta proprio a Darwin»  aggiunge Pizzini, autore della prima monografia scientifica dedicata alla  figura del missionario. Questa eccentricità che caratterizzava il missionario,  unita ad una grande empatia che seppe dimostrare con i nativi, fu sicuramente  una forza che gli permise di entrare in relazione amicale con popoli che, dal  punto di vista Ottocentesco, vivevano nella preistoria. La sua è quindi una  storia capace, ancora oggi, di porre grandi interrogativi sulle relazioni  fra i popoli e nondimeno sulla cultura trentina generatrice di tanti missionari  che oggi vengono studiati in tutto il mondo.   |