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Trento, 26 aprile 2007
L’INDIFFERENZA POLITICA
di Sandro Boato
pubblicato su l'Adige di giovedì 26 aprile 2007

L'ambiente fuori ordine del giorno

Il deterioramento dell’ecosistema Terra, che coinvolge anche gli oceani, l’inquinamento atmosferico che rende invivibili le megalopoli, il surriscaldamento climatico che si sta toccando con mano, non possono più esser negati, dopo le analisi per settore, gli studi previsionali, i dossier sottoscritti da credibili scienziati di vari paesi.

Tuttavia nell’agone politico italiano – salvo che per la pattuglia dei Verdi ed altri intellettuali sensibili – il problema sembra non esistere. Dalle asfissianti bordate dell’opposizione sulla precarietà del governo fino alle dichiarazioni degli addetti ai lavori della maggioranza sul partito democratico e su chi evade le tasse – il baratro verso cui si sta andando sembra non riguardarci.

Il solo elemento di novità sta nella rituale immissione in quasi ogni discorso, articolo, intervista o convegno del duplice termine “sviluppo sostenibile”; generalmente per affermare operazioni antiecologiche. Ma l’epoca dello sviluppo è finita; si stanno consumando risorse e prodotti tre volte superiori a quanto il pianeta possa concedere senza degradarsi,e dunque lo sviluppo ulteriore è insostenibile.

Da 6,7 miliardi a 9,2 nel 2.050

Un recente studio demografico-previsionale dell’Onu sostiene che la popolazione mondiale salirà dagli attuali 6,7 miliardi ai 9,2 miliardi del 2.050, ma che l’incremento di 2,5 miliardi graverà tutto sui paesi poveri, i quali passeranno da 5,5 ad 8 miliardi, mentre i paesi ricchi resteranno stabili intorno a 1,2 miliardi. Tra questi l’Italia che, nel 2007 conterà 4 milioni di abitanti in meno, nonostante l’immigrazione forse troppo prudenzialmente valutata in 140.000 ingressi annui.

L’Africa subsahariana ed è già il continente più colpito dai cambiamenti climatici, dalle condizioni sanitarie (la prospettiva media di vita è di 40 anni), dalla mancanza di un sistema scolastico di base. E’ l’organizzazione non governativa Save the children a denunciare la condizione infantile nel mondo: 77 milioni di bimbi privi dell’educazione scolastica; per metà in paesi in guerra e in particolare nel continente africano. L’Occidente a fronte di un bisogno di 9 miliardi di dollari per un ciclo d’istruzione primaria per tutti, ne ha promessi 3 e ne ha erogati 1,5.

Un ulteriore rapporto previsionale sul futuro probabile è fornito dal ministero della Difesa britannico: crollo della popolazione europea, boom di quella medio-orientale; squilibrio crescente tra ricchi e poveri, Cina come nuovo bersaglio del fondamentalismo islamico; nuove tecnologie utilizzate soprattutto a fini militari; 2,5 miliardi di nuovi abitanti nelle periferie urbane già disperate, odio crescente fra Occidente e gioventù islamica; declino dell’informazione sempre più ‘soggettivizzata’ ed incontrollata in internet.

Per la prima volta nella storia – ricorda Pietro Laureano, consulente dell’Unesco – la popolazione urbanizzata sta superando quella rurale nel mondo. Questo apparente equilibrio verrà presto travolto per l’abbandono delle campagne conseguente al surriscaldamento climatico e alla continua deforestazione. Basti l’esempio dell’Amazzonia, massimo polmone verde del mondo, dove l’istituto Amazon ha verificato esservi 173.000 km di strade illegali, in funzione dell’occupazione abusiva di terreno statale, del successivo taglio forestale, dello sfruttamento agricolo per 2 o 3 raccolti, poi della conversione a pascolo, infine della completa desertificazione. Ogni anno la foresta si riduce di 20.000 kmq, mentre solo il 12% dei responsabili viene sanzionato.

Per vincere l’inerzia

“A che tanta ignoranza o indifferenza verso una crisi ambientale che rischia di diventare comune destino di morte? – si chiedeva Maddalena Bonat al recente congresso dei Verdi del Trentino –. Perché non si riesce a far capire a un’opinione pubblica più larga quanto succede e a farla reagire efficacemente anche sul piano politico?” “E’ anzitutto una questione di linguaggio – ha risposto Antonio Sartori –. Occorre superare il rituale della lamentazione, anche se giustificata, e provocare una scossa nella sensibilità e nell’intelligenza”. Quindi ha citato esemplificativamente uno spot di pubblicità ambientalista, coniato giorni fa in Romagna: “Acquistate ora una modesta casetta sulle colline di Santarcangelo, a 7 km dall’Adriatico, e tra 15 anni vi ritroverete una splendida villa sulla spiaggia – grazie all’innalzamento delle acque marine”.

Questo tipo di provocazione potrebbe forse aiutare gli operatori turistici delle alte valli trentine ad aprire gli occhi sul cambiamento climatico in corso e le sue conseguenze, ed a prepararsi alla conversione economica necessaria alla sopravvivenza, abbandonando la pretesa o l’illusione di una crescita ulteriore. Analoga riflessione vale per i cacciatori e gli albergatori di Brentonico, circa la reazione di ostilità verso l’ipotesi di Parco naturale monte Baldo-lago di Garda, che dovrebbe impegnare almeno altri tre comuni – Avio, Nago-Torbole e Mori. I parchi non sono macchine da far soldi, ma contribuiscono alla difesa dell’ambiente, alla crescita culturale, al lavoro di ecologi e forestali, a tante piccole attività artigianali, culinarie, sportive, escursionistiche e alla riconciliazione con la natura.

E’ assai complesso, oltreché temibile, il panorama futuro. Tutti siamo chiamati a mettere in gioco il nostro tenore di vita, a cominciare da ‘meno automobile e più gambe’, dall’abolire gli sprechi d’acqua, dal risparmiare energia (e magari produrne con pannelli fotovoltaici), dalla riduzione della spazzatura, fino all’uso sistematico dei mezzi pubblici di trasporto (e solo eccezionalmente il superinquinante aereo). Queste ed altre correzioni di ‘vizi’ individuali e di gruppo sono indispensabili a integrare l’azione urgente di governi e imprese, per scongiurare gli scenari peggiori con un deciso cambio di rotta della nostra società.

Sandro Boato

 

      

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