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Trento, 21 giugno 2013
LUIGINO MATTEI: DUE O TRE COSE che ricordo di lui
di Sandro Boato
dal Trentino di venerdì 21 giugno 2013

La morte silenziosa di Luigino Mattei, la vasta amichevole risonanza in tanti estimatori, la raccolta cerimonia di addio al cimitero rivelano la ricchezza della sua vita di relazione e del suo impegno civile anche in età avanzata. Il che rappresenta di per sé un messaggio positivo e confortante in una società tra le più anziane del mondo.

Ho colto in particolari momenti la originalità della persona e la lezione che ne veniva dell’anticonformismo, del rifiuto del déjà vu, della non sudditanza ai giudizi scontati.

Durante la fase di consultazione dei sindaci e della popolazione sul progetto di Piano urbanistico del Trentino, nei primi anni sessanta, mi trovai come urbanista della Provincia in una macchina dell’amministrazione assieme a lui giornalista, a risalire la val di Non durante una nevicata che aveva quasi paralizzato il traffico e messo in difficoltà l’autista. Luigino allora con cortese fermezza lo fece scendere e sedere dietro, conducendoci poi alla meta come guida sicura – senza commento alcuno.

In periodi di campagna elettorale il suo impegno professionale lo spingeva ad approfittare del clima favorevole alla discussione per scavare più a fondo su problemi non solo contingenti.

Circa a metà degli anni settanta aveva concordato una visita-inchiesta di Giorgio Bocca, giornalista temuto dallo establishment, per rendere comprensibile alla popolazione regionale e anche italiana la mappa dei poteri locali – compreso quello ecclesiastico -, i personaggi che contano, le tensioni istituzionali della ”autonomia a tre”. Per questo Mattei si rivolse non alla opposizione tradizionale di sinistra, ma al movimento allora extraparlamentare Lotta Continua. Il suo orecchio percepiva quello che i centri di potere politico ed economico non riuscivano a capire in tempo utile.

Così fu ad esempio per l’emergere delle rivendicazioni delle piccole minoranze etniche del Trentino, trascurate fino a tutti gli anni settanta: ladini fassani, cimbri luserni, mòcheni di Valfersina e zingari del Trentino. Fu la Nuova sinistra/Neue Linke – e lo stesso Alexander Langer - a promuovere un convegno con la presenza di esponenti di tutte queste realtà culturali e sociali, anche nelle loro espressioni musicali. E Mattei era lì e già cominciava a progettare come divulgare l’informazione e valorizzarne la novità. Fu una sveglia efficace per il governo provinciale.

Nella sede della libreria Disertori diretta dall’amico comune Ulisse Marzatico intorno all’anno duemila veniva presentata una traduzione della Ballata del carcere di Oscar Wilde – a mia cura, edita dallo SE di Milano. Ero particolarmente imbarazzato, per la presenza di Mattei editore e scrittore; ne temevo irrazionalmente il giudizio critico.

Appena afferrato l’argomento e sfogliato il volumetto egli mi si avvicinò e disse: “È un ottimo regalo per questo Natale. Congratulazioni!”.

Ricordo ancora quella sua vigorosa stretta di mano come un insperato riconoscimento.

Sandro Boato

 

      
   

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