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Trento, 17 ottobre 2015
ORSO E AUTONOMIA
La «lezione» firmata da Pola
di Sandro Boato
dal Trentino di sabato 17 ottobre 2015

Tra le regioni a statuto speciale, il Trentino Alto Adige composto da due province rappresenta una situazione privilegiata.
Una situazione privilegiata in Italia, e su cui incombe il pericolo di “non meritare” l’autonomia.

Questo problema per la verità si pone prevalentemente a Trento, mentre Bolzano gode lo status della più grande minoranza linguistica d’Italia con storia e peculiarità proprie.

Il Trentino è dunque pericolosamente esposto alla invidia e al rivendicazionismo delle regioni ordinarie, in un clima di ritorno all’accentramento governativo e burocratico-statale. Per riaffermare l’autonomia occorre consolidare il meglio dell’iniziativa politica del passato (tra cui parchi e biotopi naturali, tutela dei centri storici) e prepararsi a nuovi compiti, tra cui l’integrazione dell’immigrazione estesa, il sostegno alla agricoltura biologica e al mondo giovanile in specie, la difesa della terra dai veleni chimici e dalla speculazione edilizia.

C’è però chi rema contro, per favorire se stessi in un momento di caos politico e umano, specialmente nell’ambito edilizio e nelle infrastrutture.

Nelle valli questo egoismo di lobby è gestito quasi clandestinamente dai cacciatori che hanno interesse a far fallire l’operazione Orso - Life Ursus , di respiro europeo - e a che non si sappia che loro stessi sono responsabili dell’invasione di cinghiali, decisamente molto più aggressivi e pericolosi degli orsi (tre aggressioni mortali recenti), considerando la fauna “cosa nostra”.

E infine sul tema dell’orso ci vorrebbe un impegno culturale - giovanile, per una convivenza senza danni personali e l’apprezzamento del significato ecologico e comportamentale.

Non si può vanificare e distruggere questo eccezionale esperimento, nonostante le ombre da correggere.

Succede proprio in questi mesi che si scopra d’improvviso che l’orso bianco, con il suo atletico ma quasi elegante portamento, sia ridotto a uno straccio, a causa dello scioglimento dei ghiacci polari artici e della perdita alimentare, cioè della fame.

L’orso bruno alpino e l’orso bianco polare: due situazioni differenti ambientalmente. Il marasma climatico e il surriscaldamento globale hanno già rotto equilibri secolari e “non guardano in faccia nessuno”.

Tener caro dunque quello che sopravvive. Ripensiamo a Marco Pola, il poeta di Trento, coi suoi versi su «L’ors dela Val de Genova» scritti nel lontano 1968, ovvero quando i plantigradi locali erano meno di una decina, costretti a vita notturna e ridotti alla cecità. Pola ci insegna senza retorica a conoscere la natura e le sue sorprese, e ci insegna anche una poesia, come questa sull’orso, intrisa di gioia visiva. Eccola qui di seguito, rigorosamente in dialetto trentino.

L’ors dela Val de Genova
bisòn lassàrlo star,
che ‘l gira per quei sgrèbeni
su e zo come ghe par.

Che ‘l vaga, che ‘l se zinzorla,
che ‘l ciapa l’aqua e ‘l sol,
che ‘l brigola, che ‘l sfòdega,
che ‘l faga quel che ‘l vòl.

Che‘l ràmpega sui làresi
per far scampàr i gài,
che ‘l scorla zo le ciòrciole,
che ‘l ròsega i zimài
(…)
l’ors de la Val de Genova
bisòn lassàrlo star.

Estratto da Natura Alpina
N. 61 - 2013.

      

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