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Trento, 10 gennaio 2003
IL PARCO NATURALE COME MODELLO DI SVILUPPO SOSTENIBILE
Presentazione alla biblioteca di Rovereto (11 gennaio 2003 – h 17)
di Sandro Boato

1
“Oggi ormai gli allarmi ecologici non si misurano più col metro degli anni, ma con quello dei mesi; la sensazione della catastrofe ecologica in atto è diffusa, ma resta minoritaria la volontà di cambiare rotta”. (pag. 16). A distanza di sei mesi da questa riflessione, verrebbe da correggere mesi con settimane, tale è stata la frequenza degli allarmi e dei disastri.

Ho l’impressione di avere scritto questo testo a scavalco tra un prima e un dopo della catastrofe, tra i due versanti di un crinale divisorio del riparabile dall’irreparabile, di aver descritto il superamento del limite dello sviluppo, da cui non si può più tornare indietro.

Infatti, il Comitato intergovernativo per il cambiamento climatico (Onu) ci avvisava a fine-secolo che la prova provata della dipendenza degli sconvolgimenti ecologici dall’ “effetto serra” arriverà quando sarà troppo tardi per agire (pag. 16), mentre a fine-2002 la rivista britannica Nature (Camille Parmisan) scrive che “numerosi cambiamenti registrati nell’ultimo decennio sono al 95% prodotto del surriscaldamento climatico e non imputabili ad altre cause. Ora stiamo vedendo chiaramente l’impatto del clima sui sistemi naturali ed è necessario prenderli sul serio” (Corriere, 3 gennaio 2003).

2
La rincorsa degli eventi:
1. Disastri climatici come alluvioni e uragani: 360 nel 1992, 700 nel 2002. In Italia deficit idrico tra il 50% e il 200% all’inizio del 2002 (col Po’ 7 m sotto il livello medio) e 240 mm di pioggia dall’11 al 18 novembre nel Nord (il triplo della media mensile).
2. Deforestazione: saccheggio dell’Amazzonia, anche per la caccia di piante medicinali (come il maca), da parte delle multinazionali farmaceutiche. Tutte le sette grandi foreste del Pianeta sono in pericolo di sparizione (cfr. campagna di Greenpeace – nota 6, pag. 20)
3. Siccità e carestia: in Etiopia ed Eritrea, con 14 milioni di persone a rischio della vita; nell’India meridionale, a seguito del ritardo dei monsoni e delle piogge, e conseguente guerra dell’acqua tra Karnàtaka (regione montana con riserve artificiali) e Tamìl Nadu (regione pianeggiante agricola).
4. Il protocollo di Kyoto per la riduzione parziale dei gas-serra rifiutato dagli Usa, paesi dell’Opec e paesi poveri del G 77 (maggioranza Onu).
5. La nube bruna asiatica, ammasso di smog esteso 16 milioni di kmq e spesso tre km, sovrastante l’Asia meridionale, sta ora espandendosi sopra il Mediterraneo.
6. La Costa d’Avorio (ed altri produttori di cacao e caffè) muore nel silenzio dell’informazione occidentale, a seguito di un provvedimento della Ue (liberalizzazione del cacao chimico) che ha dimezzato la sua esportazione ed il reddito medio già basso.
7. La petroliera-carretta Prestige, spezzatasi, sversa oltre 70.000 ton sulle coste spagnole e poi francesi (19 nov. 2002), mentre altre 60 analoghe petroliere inquinano liberamente i mari ed altre navi approfittano del disastro per rovesciare i loro scarichi inquinanti. Da Falconara intanto salpa tranquilla la carretta Moskowski Festival per fare il pieno nel Nord Europa, e a Portomarghera giungono carichi da 160.000 ton attraverso la laguna di Venezia.
8. Il ciclo dell’acqua è accelerato dall’innalzamento termico che accentua l’evaporazione: ne consegue, oltre alla frequenza alluvionale, la regressione e la sparizione dei ghiacciai e – per ora – l’abbassamento di livello del Mediterraneo.
9. Migrazione verso nord di flora e fauna: specie vegetali come l’edera, il mirto, l’alloro, il nespolo stanno invadendo fasce vegetazionali più fredde (“laurofillizzazione”) e specie animali meridionali stanno trasferendosi dal Nordafrica alla Puglia (come la locusta) o dalla Puglia al Veneto (come il geco), mentre sparisce la migrazione verso il caldo di molte specie di uccelli (ricerca di Nature – cfr. Repubblica e Corriere, 3 gennaio 2003).
10. Veto statunitense ai farmaci anti-Aids: no agli sconti per i paesi poveri. A rischio milioni di sieropositivi, che non possono pagare le medicine ai prezzi esorbitanti imposti dalla lobby farmaceutica internazionale. In pericolo a medio termine la stabilità istituzionale – oltreché dell’Africa intera – dell’India, della Cina, della Russia.

3
La guerra “preventiva” minacciata contro l’Iraq ha funzionato da diversivo contro la consapevolezza dell’ecocidio in corso, e sua aggravante come
- investimento in vite perdute ed armamenti aggiornati, invece che in vite salvate e strumenti di pace;
- rincorsa al petrolio superinquinante e condizione di subalternità per molti paesi, in assenza di alternative;
- rinvio o ritardo nell’utilizzo dell’idrogeno, quale alternativa energetica e di risanamento ecologico;
- spinta formidabile alla espansione ulteriore del terrorismo estremo nel Medio-oriente e in tutto il pianeta, e conseguentemente alla militarizzazione della società civile.

4
La necessità di una discussione seria sulle corresponsabilità regionali circa il surriscaldamento globale e le sue cause:
- le piattaforme petrolifere ed il traffico su gomma sono correlati nel provocare lo “effetto serra”; contenere il secondo o ridurlo è un imperativo categorico, nell’interesse del Trentino, dell’ecosistema alpino e dell’intero pianeta;
- investire denaro pubblico e degradare terreno forestale o agricolo per costruire nuovi mega-impianti sciistici costituisce oggi spreco irresponsabile e cecità economica ed ecologica nel contempo.

5
C’è un parallelismo tra la ipotesi di parco naturale del monte Bondone, quale modello di sviluppo sostenibile, compatibile con la conservazione dell’ambiente, ed il progetto di parco naturale del Cengio alto-monte Zugna, comprendente il biotopo dei Lavini.

Tale area protetta potrebbe estendersi alle Piccole Dolomiti-Pasubio-Lessinia, costituendo nello stesso tempo un parco peri-urbano di Rovereto ed un’area naturale protetta di buona attrattiva turistica verso il Veneto e di estensione interregionale.

Sandro Boato

 

      

il volume:
Il parco naturale
come modello
di sviluppo sostenibile

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