verdi del trentino
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Trento, 9 giugno 2015
Marco Ianes lascia i Verdi
«Scelte non condivise»
da l'Adige di martedì 9 giugno 2015

Acque agitate per i Verdi trentini: il portavoce Marco Ianes lascia l'incarico e il partito, lancia anche accuse contro vertici storici. Alle ultime elezioni comunali Ianes era stato il secondo più votato fra i Verdi a Trento, rimanendo fuori dal consiglio per poche preferenze (210 contro le 232 di Lucia Coppola, poi nominata presidente del consiglio comunale).

Ieri ha ufficializzato la sua decisione di abbandonare il Sole che ride, con il mezzo al quale vengono sempre più spesso affidate le comunicazioni, anche ufficiali: internet.

Con un post sul suo blog personale (http://www.marcoianes.blogspot.it/), poi rimbalzato sui social network, Ianes ha riportato la lettera con cui ha comunicato la decisione di andarsene dal partito, rinunciando a tutte le sue cariche, tra cui quella di coportavoce.

Nel lungo comunicato, viene puntato il dito anche contro uno dei leader storici, Marco Boato, stimato da Ianes, ma allo stesso tempo accusato di eccessivo interventismo. Si fa poi riferimento al Consiglio Federale del partito del 3 giugno scorso, in cui l'ormai ex Verde avrebbe potuto parlare solamente 7 minuti, spesso interrotto. Infine, una riflessione critica anche sulla decisione di dare ai Verdi la presidenza del consiglio comunale trentino.

Ianes, andiamo con ordine: una posizione molto dura.

«Non mi piace usare la definizione di presa di posizione forte. È una questione di scelte politiche. Io non ho sbattuto nessuna porta, me ne sono andato perché non condivido certe decisioni. Ho fatto in questi mesi proposte per una nuova classe dirigente, cercando di immettere giovani convinti. Ma c'è stato un ostracismo verso queste aperture. E quindi ho preso atto che la fiducia nel mio ruolo di coportavoce è venuta bene».

Lei ha criticato l'eccessivo presenzialismo di Boato.

«Stimo profondamente Boato, persona di altissimo livello culturale e molto preparata. Ma il suo amore eccessivo per i Verdi lo porta a un presenzialismo che va oltre il lecito, anche rispetto ai ruoli decisi dallo statuto e dall'assemblea».

Ha scritto inoltre che nel partito c'è poca innovazione.

«Le dico solo che nell'esecutivo il più giovane sono io, che ho cinquant'anni. Quando mi sono avvicinato ai Verdi, provenivo dalla Costituente ecologista e fra le esigenze prioritarie era stata individuata quella di procedere a un ricambio generazionale della classe dirigente. Ma non c'è mai stato. Non ha senso proseguire con un movimento che peraltro non gode di consensi numerici».

I Verdi si sono detti soddisfatti dell'esito elettorale.

«Gli altri, non io. Non posso essere contento di vedere la conferma del 2,9% dopo l'immane sforzo promozionale affrontato. Con sette assessorati a disposizione e quattro forze politiche nella maggioranza, non è accettabile essere rimasti fuori dalla giunta».

Il ruolo di presidente del consiglio è quindi una sorta di contentino, secondo lei?

«Sicuramente sì. Confermo la stima e ammirazione per Lucia Coppola. Il ruolo di presidente è stato dato a una persona di valore e lei ne sarà degnissima. Ma dare questa carica a una forza politica mono rappresentata è stato un errore. Peraltro, trovo svilente che i Verdi servano solamente a mostrare una facciata ambientalista, e poi siano estromessi quando è il momento di entrare nella stanza dei bottoni».

 

      
   

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