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Roma, Camera dei deputati, 17 febbraio 2003
LE PROPOSTE DI MOZIONE PRESENTATE IN PARLAMENTO
SULLA QUESTIONE IRAQ

La prima sottoscritta da tutte le forze politiche dell’Ulivo e la seconda da Verdi, Comunisti Italiani e altri

1

" La Camera dei Deputati,
facendo propria la risoluzione approvata dal Parlamento Europeo il 30 gennaio scorso, esprimendo la propria opposizione nei confronti di ogni azione militare unilaterale e ritenendo che un attacco preventivo non sarebbe conforme al diritto internazionale e alla Carta delle Nazioni Unite, portando così ad una crisi più profonda con il coinvolgimento di altri paesi della Regione;

tenuto conto che l’informativa al Consiglio di Sicurezza dell’ONU del Segretario di Stato USA Colin Powell non ha fornito elementi risolutivi tali da acclarare una violazione della risoluzione 1441;

censura i comportamenti e le scelte del governo caratterizzate insieme dalla rottura del tradizionale profilo europeista della politica estera italiana, culminata nella lettera di alcuni paesi europei al Presidente degli USA, e da un’ambigua e supina acquiescenza alla politica dell’Amministrazione degli Stati Uniti d’America;

chiede al governo di adoperarsi per una soluzione pacifica della crisi in atto, sostenendo l’azione delle Nazioni Unite secondo i contenuti della risoluzione del Parlamento Europeo sopra richiamata con l’obiettivo di verificare il disarmo iracheno e di evitare la guerra;

impegna, quindi, il governo in tutte le sedi ed in rapporto con i paesi membri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU ad adoperarsi affinché sia prolungato il mandato degli ispettori per tutto il tempo necessario oltre a dare concreta attuazione alla risoluzione 1441. "

2

"La guerra contro l’Iraq si può evitare e quindi si deve fare tutto il possibile per evitarla.

La posizione dell’Italia può risultare decisiva sia per evitare la spaccatura dell’Europa, sia per favorire l’obiettivo del disarmo di Saddam Hussein, attraverso soluzioni politiche che valorizzino il ruolo delle Nazioni Unite.

Agli Ispettori dell’ONU dev’essere riconosciuto il tempo che essi ritengono necessario per effettuare una seria e convincente ricognizione e successiva distruzione degli arsenali non convenzionali dell’Iraq.

Il governo italiano, anche per le specifiche responsabilità di membro attuale della troika e prossimo presidente dell’Unione, deve impegnarsi a ripristinare una linea unitaria dell’Europa e a muoversi all’interno della medesima; deve concorrere insieme agli altri partners europei a ripristinare una cooperazione politica alla pari tra USA e UE e deve operare perché l’ONU possa gestire la crisi con pienezza di poteri e risolverla evitando la guerra.

Perciò il governo italiano ha commesso un grave errore quando ha impedito la riunione dei capi di governo europei preferendo proseguire, insieme ad altri sette paesi, una dichiarazione di solidarietà agli USA anziché all’ONU. È stato altresì un grave errore della coalizione mondiale costituitasi dopo l’11 settembre 2001, non perseguire l’obiettivo, precedente ogni altro, di portare pace nell’area israelo-palestinese.

L’Assemblea parlamentare dell’Ulivo si riconosce pienamente nella risoluzione votata dal Parlamento Europeo il 30 gennaio scorso.

Il regime irakeno è un regime dittatoriale e la lotta contro il terrorismo è assolutamente necessaria per la difesa dei fondamentali principi di libertà e di democrazia; proprio per questo occorre evitare che attorno ad esso si creino pericolose solidarietà come potrebbe accadere se la lotta al terrorismo fosse basata sull’uso irragionevole della forza.

Perciò, sulla base delle valutazioni esposte riteniamo che non esistano le condizioni che legittimino un attacco armato all’Iraq e pertanto il governo italiano dev’essere impegnato, nel rispetto dei principi della Costituzione repubblicana e nel rispetto dei trattati internazionali, a non fornire alcun sussidio per operazioni di guerra, ivi compresi l’uso delle basi e il sorvolo dello spazio aereo.

È invece necessario riprendere una tessitura diplomatica e dire no ad una guerra il cui svolgimento e le cui conseguenze sarebbero drammatiche."

 

  Marco Boato

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