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Trento, 22 febbraio 2004
«PIEDICASTELLO, AQUILE DA SPOSTARE»
I proponenti: “Meglio per il quartiere e il Doss Trento”.
Il monumento di Piazzale Divisione Alpine, smontato per i lavori del tunnel, apre nuove prospettive.

da l’Adige di domenica 22 febbraio 2004

Smantellare il monumento del piazzale Divisioni Alpine per valorizzare il luogo, aggregare la comunità di Piedicastello, eliminare un passaggio stradale particolarmente pericoloso e valorizzare meglio lo stesso Doss Trento e la memoria che vi è custodita. La proposta viene da Luciano Martinello. Aldo Pompermaier, consigliere comunale dei Verdi ed ex presidente della circoscrizione, l’ha sposata in pieno ufficializzandola in un documento che verrà discusso a palazzo Thun.

Sul lato nord del piazzale, da cui sale la Strada degli Alpini verso il mausoleo di Cesare Battisti, fin dagli anni Sessanta era stato eretto un monumento con la biblioteca alla base e una muraglia con cinque colonne sovrastate da altrettante aquile in pietra, a ricordo delle cinque divisioni alpine in Russia. Dal luglio scorso il monumento e il muraglione sono stati smantellati, in vista dei lavori di realizzazione della circonvallazione in tunnel che passerà pochissimi metri sotto la piazza. Il progetto prevede la successiva ricostruzione quando le gallerie saranno terminate. Ma secondo Martinello e Pompermaier questa è un’occasione unica per migliorare la vivibilità di Piedicastello.

L’idea è quella di rinunciare a rifare il monumento così com’era e collocare le aquile, realizzate dall’artista Silvio Zaniboni, su un altro lato della piazza o, meglio ancora, lungo la salita che porta all’acropoli alpina. «Non vogliamo assolutamente mettere in discussione le caratteristiche storiche del luogo - spiega Martinello - ma al contrario siamo convinti che possano essere valorizzate perché l’area diventerebbe più piacevole ed accessibile, per i trentini e per i turisti».

In effetti ora che il monumento è stato tolto lo squarcio che si è creato ha aperto prospettive diverse. Affiancato all’antico dazio, l’edificio affacciato sulla via Brescia, il muraglione creava e crea una sorta di diga invalicabile. Tanto è vero che i pedoni provenienti dal quartiere che si trova alle spalle della Verruca, vero nome del Doss Trento, o quelli che smontano alla fermata dell’autobus sono costretti a passare accanto alla casa in una stretta che li espone a un costante rischio di investimento. «Se il monumento venisse spostato si potrebbe realizzare un bellissimo passaggio ciclopedonale attraverso il giardino dell’ex dazio, ricucendo il quartiere e ripristinando condizioni di piena sicurezza» dice Pompermaier. Come alternativa si potrebbe anche riaprire il porticato lungo il fianco dell’edificio che in passato permetteva ai pedoni il transito, eventualità che però richiederebbe una trattativa con gli attuali proprietari e che sulla carta risulta più difficile da realizzarsi.

Al di là della sicurezza i proponenti sono convinti che anche la piazza e la stessa acropoli alpina ne beneficerebbero notevolmente. Senza il monumento il piazzale risulterebbe più arioso e aperto al panorama circostante. «Sarà possibile – scrive Pompermaier nel suo ordine del giorno – ammirare sin dalle pendici del Doss Trento la bellezza delle cime circostanti, come la vetta della Paganella strapiombante sulla vallata dell’Adige e il Soprassasso, ambedue cose assai care a Cesare Battisti». Ed in una visione complessiva della Verruca e tenendo conto dei progetti che puntano in futuro al ripristino dei vecchi sentieri che salgono verso la cima, a partire dalla cosiddetta «tagliata di mezzodì», il fatto di poter girare attorno alla collina in maniera piacevole e sicura significa valorizzare l’insieme. E magari anche alcuni edifici storici del la zona, tra cui, oltre al dazio, quello all’incrocio tra via Brescia e via Doss Trento che tra il 1905 e il 1953 ospitò la fonderia di campane Luigi Colbacchini e figli, dove furono fuse le campane di numerose chiese del Trentino e dell’Alto Adige fra cui quelle della cattedrale di Trento e la Campana dei Caduti di Rovereto.

Martinello e Pompermaier con la loro proposta vogliono aprire un confronto, coinvolgendo i proprietari delle case interessate, la Circoscrizione, il Ministero della difesa, la Fondazione Acropoli alpina, il Museo tridentino del risorgimento e della lotta per la libertà. Con spirito costruttivo, convinti di agire per il bene del sobborgo e nel rispetto della memoria storica del luogo.

      
   

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