verdi del trentino
    archivio generale articoli, lettere, comunicati e interviste dalla stampa
ANNI:
  2021 - 22   2019 - 20 2017 - 18 2015 - 16 2013 - 14 2011 - 12 2009 - 10 2007 - 08 2005 - 06 2003 - 04 2000 - 02
torna a precedente    
   

 HOMEPAGE

  I VERDI
  DEL TRENTINO

  
  CHI SIAMO

  STATUTO

  REGISTRO CONTRIBUTI

  ORGANI E CARICHE

  ASSEMBLEE
  CONFERENZE STAMPA
  RIUNIONI


 ELETTI VERDI

  PROVINCIA DI TRENTO

  COMUNITÀ DI VALLE

  COMUNE DI TRENTO

  ALTRI COMUNI


 ELEZIONI

  STORICO DAL 2001


 ARCHIVIO

  ARTICOLI

  DOSSIER

  CONVEGNI

  INIZIATIVE VERDI

  PROPOSTE VERDI

  BIBLIOTECA

  GALLERIA FOTO

  

      

Trento, 7 giugno 2005
REFERENDUM, ASTENSIONE E PARROCI: VOTARE È UN DOVERE CIVICO
di Giorgio Pedrotti, pubblicato su Corriere del Trentino, l’Adige e il Trentino di mercoledì 8 giugno 2005

In questi giorni si sta facendo molta confusione sulla questione dell’astensione rispetto ai referendum.

L’art. 98 del Testo Unico delle norme per l’elezione della Camera dei deputati - richiamato espressamente anche dall’art. 51 della legge che regola lo svolgimento del referendum - prevede una multa compresa fra 600 mila e 4 milioni di lire e la reclusione da sei mesi a tre anni per il pubblico ufficiale, l’incaricato di un pubblico servizio, l’esercente di un servizio di pubblica necessità, il ministro di qualsiasi culto che nell’esercizio delle proprie funzioni induca l’elettore all’astensione.

Dunque, in base alla legislazione italiana vigente, non è consentito ai parroci di fare propaganda per l’astensione, tanto meno in Chiesa dove si presume esercitino le loro funzioni, ancorché la ritengano “casa loro”. Le chiese, in Italia, non godono dell’extraterritorialità.

D’altro canto, avendo accettato (e spesso sollecitato) “quel che è di Cesare” (vale a dire i cospicui finanziamenti dello Stato italiano, attraverso il Concordato e norme connesse) qualche limite nel “fare ciò che vogliono a casa loro” devono pur accettarlo.

Personalmente, peraltro, sono convinto che tanto agitarsi da parte di alcuni parroci per l’astensione finirà per infastidire molti fedeli che si recheranno a votare (votando poi magari anche qualche “no”, in base ai propri convincimenti etici).

La testimonianza serena dei propri valori etici, religiosi ed anche politici, lasciando perdere le furberie tattiche della propaganda, è di gran lunga più seria e convincente. Del resto, se alla fine il quorum, malgrado la campagna astensionista, dovesse essere raggiunto, poniamo con il 55% dei votanti, e, come sarebbe altamente probabile, dovessero vincere i “sì”, ma con una percentuale inferiore al 70% dei voti (saremmo, ad occhio, nella media degli ultimi referendum validi), tutto questo agitarsi per l’astensione potrebbe perfino rivelarsi un clamoroso autogol.

In ogni caso, è necessario distinguere tra l’astensione, comportamento comunque legittimo, e la campagna per l’astensionismo militante (“induzione all’astensione”, come dice la legge) fatta dai ministri di culto, che è un reato sanzionato penalmente e che viola anche la libertà e la segretezza del voto dei cittadini.

TESTO ARTICOLI

      
   

torna su