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Pergine, 17 giugno 2015
Frazionata la proprietà del padre.
GIOVANI AGRICOLTORI E PRIVILEGI INGIUSTI

di Chiara Torresan
da l'Adige di mercoledì 17 giugno 2015

La Misura 112 del Piano di Sviluppo Rurale (PSR) 2007-2013 prevede vengano concessi contributi per giovani agricoltori (maggiorenni e di età inferiore ai 40 anni) che si insediano per la prima volta in un'azienda agricola realizzando un volume di lavoro corrispondente ad almeno 2.080 ore lavorative annue, che possiedano conoscenze e competenze professionali adeguate e che rispettino un piano per lo sviluppo dell'attività agricola aziendale.

La parola stessa «insediamento» dovrebbe far pensare che si tratti di contributi destinati a chi per la prima volta mette in piedi una azienda agricola, cioè a chi parte da zero, a chi per la prima volta avvia una attività nel settore agricolo.

I finanziamenti vengono erogati allo scadere di tre anni da quando l'azienda è risultata idonea alla concessione del contributo qualora il richiedente sia in grado di dimostrare la sua capacità lavorativa annua pari a 2.080 ore validate e consolidate (calcolate in funzione della coltura - il vigneto in montagna richiede 800 ore all'ettaro, le colture in serra 2.500 ore all'ettaro, gli allevamenti di suini da ingrasso 1.600 ore all'ettaro), la sua qualifica di imprenditore agricolo professionale e abbia attuato il piano aziendale.

Se l'agricoltore vuole la liquidazione del premio anticipatamente deve presentare una garanzia fideiussoria per l'intero premio erogabile e se allo scadere dei tre anni di avvio dell'attività egli non è in grado di dimostrare i requisiti di cui sopra ci sarà la revoca totale del premio concesso e il recupero dello stesso maggiorato degli interessi. Si capisce che l'agricoltore che installa una nuova attività deve avere una certa copertura finanziaria perché, se effettivamente parte da zero, almeno nei primi anni di lavoro si deve esporre in maniera consistente a causa degli iniziali investimenti.

Bene, e che c'è che non va in tutto questo? Dov'è mascherata l'irregolarità?

Ve lo spiego subito. Immaginate una azienda agricola zootecnica costituita da 50 ettari di superficie a seminativo che alleva 50 capi di vacche di cui è titolare un agricoltore che ha due figli di meno di quarant'anni. Sapendo di questi finanziamenti il titolare fraziona l'azienda intestandone una parte a un figlio. Questo figlio diventa titolare di una azienda agricola diversa sulla carta dalla precedente, ma solo sulla carta, visto che non è altro che il frutto della azienda madre. Questo giovane agricoltore fa richiesta di contributo che gli viene concesso, alla fine dei tre anni può dimostrare agevolmente di aver raggiunto i requisiti e così gli verrà liquidato un premio che nel caso delle aziende zootecniche è pari a 40.000 euro (eventualmente maggiorato di 5.000 euro se l'azienda è condotta con metodo biologico).

Può anche succedere che in un successivo PSR o addirittura nello stesso, l'azienda originaria intesti parte della superficie che le era rimasta al secondo figlio così che sulla carta si ha una nuova azienda che nasce, un nuovo giovane agricoltore che potrà a sua volta chiedere il contributo.

È evidente che quanto descritto maschera una irregolarità perché di fatto qui a godere di contributo non è di certo un giovane agricoltore che si insedia per la prima volta in un'azienda agricola, bensì una azienda con alle spalle già una propria capacità lavorativa validata e consolidata. Dove sta lo sforzo in questo caso del giovane agricoltore? Dove sta il rischio? dove stanno gli investimenti?

Permettetemi di dire che il caso sopra descritto è ben diverso da quello di un agricoltore che parte da zero, ma veramente da zero, con nemmeno i terreni di proprietà, con un minimo di macchinari e magari in area svantaggiata. Oggi poi, che va tanto di moda dire che l'agricoltura è una opportunità per i giovani, chi si insedia per la prima volta dovrebbe anche andare in cerca dei terreni incolti, quelli che dovrebbero essere recuperati, che non sono certo nei posti più comodi, perché altrimenti non sarebbero stati abbandonati, pagando canoni di affitto che per un vigneto superano gli importi chiesti per la stessa coltura sui Colli Berici, ovviamente a parità di superficie. Chi se la sente di presentare una garanzia fideiussoria per il premio erogabile per poter avere la liquidazione dello stesso anticipatamente, sapendo che nell'eventualità gli obiettivi non vengano raggiunti deve anche restituire gli interessi?

Chi si occupa di collaborare con l'agricoltore nella stesura del piano aziendale in fase di richiesta di contributo, mi riferisco alle associazioni di categoria, sa benissimo come stanno le cose, sa benissimo quando si tratta di una azienda che si sta davvero insediando in agricoltura e quando si tratta, invece, di una azienda che sta mettendo in atto dei meccanismi (leggasi azienda agricola originatasi da una consolidata azienda madre) che servono per portare contributi a chi di fatto, non solo bisogno non ne avrebbe, ma maschera sotto un falso vestito un primo insediamento.

Sanno benissimo come stanno le cose anche i funzionari del Servizio Agricoltura della Provincia Autonoma di Trento i quali, una volta approvata la domanda di agevolazione, effettuano il sopralluogo presso l'azienda agricola necessario per concludere il verbale di accertamento tecnico-amministrativo e passare la pratica al Dirigente del Servizio per la determinazione di approvazione. A me è capitato che quando è venuto il Funzionario ad effettuare il sopralluogo, a conclusione della visita mi dicesse «In bocca al lupo». Ad altri non serviva dirlo.

Chiara Torresan - Pergine Valsugana

      
   

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