verdi del trentino
    archivio generale articoli, lettere, comunicati e interviste dalla stampa
ANNI:
  2021 - 22   2019 - 20 2017 - 18 2015 - 16 2013 - 14 2011 - 12 2009 - 10 2007 - 08 2005 - 06 2003 - 04 2000 - 02
torna a precedente    
   

 HOMEPAGE

  I VERDI
  DEL TRENTINO

  
  CHI SIAMO

  STATUTO

  REGISTRO CONTRIBUTI

  ORGANI E CARICHE

  ASSEMBLEE
  CONFERENZE STAMPA
  RIUNIONI


 ELETTI VERDI

  PROVINCIA DI TRENTO

  COMUNITÀ DI VALLE

  COMUNE DI TRENTO

  ALTRI COMUNI


 ELEZIONI

  STORICO DAL 2001


 ARCHIVIO

  ARTICOLI

  DOSSIER

  CONVEGNI

  INIZIATIVE VERDI

  PROPOSTE VERDI

  BIBLIOTECA

  GALLERIA FOTO

  

      

Rovereto, 19 giugno 2001
I VERDI, LA SINISTRA E L'ULIVO
di Pino Finocchiaro
pubblicato su l'Adige di mercoledì 27 giugno 2001 con il titolo "Non di sola Margherita…"

Dopo il 13 maggio si è aperto nel centro sinistra autonomista una riflessione politica a tutto campo, una riflessione utile e franca, non essendo oltretutto direttamente condizionata da una scadenza elettorale immediata, anche se tutte le forze politiche hanno già messo in agenda la scadenza del 2003, con il rinnovo del Consiglio provinciale/regionale.

La vittoria del centro sinistra nelle elezioni politiche del 13 maggio in questa circoscrizione elettorale, con l’alleanza con la SVP, una vittoria superiore a quella del ’96 (con due seggi in più conquistati a Bolzano ed uno in più sulla quota proporzionale, ma anche con la liquidazione della Lega ed il ridimensionamento consistente di AN che ha perso tutti i suoi due parlamentari), non deve essere data per scontata nel 2003, sia per ragioni politiche, sia per ragioni di meccanismi elettorali.

Penso che potremo vincere se sapremo convincere, se sapremo cioè presentare agli elettori una coalizione nella quale possano riconoscersi tutte le componenti ideali, culturali e politiche che compongono il variegato mondo del centro-sinistra autonomista trentino; se sapremo riprendere il confronto anche con il Patt – oggi in difficoltà essendo stato sconfitto nella sua alleanza col centro-destra – ma capace di riorganizzarsi in vista del 2003; se Verdi e sinistra saranno in grado di giocare la partita in modo paritario con la Margherita ed eventuali altre forze moderate.

A questo aggiungerei che occorre soprattutto creare le condizioni sia politiche sia sul piano delle regole istituzionali che consentano alla coalizione vincente di realizzare il programma sottoposto al vaglio degli elettori, senza strappi e forzatura da parte di nessuno, ne condizionati da tentazioni "neoconsociative" che oggi di fatto paralizzano il Consiglio provinciale. Gran parte delle difficoltà e delle incertezze dell’attuale centro-sinistra al governo in Provincia dipendono proprio da questo.

La Jumela è stata una forzatura, la vicenda aeroporto – stoppata da una forte iniziativa politica dei Verdi culminata nel referendum consultivo – è stata un’altra forzatura, i continui richiami alla PIRUBI – infrastruttura di cui si discute da trent’anni e su cui nel piano urbanistico di dieci anni fa si disse, credevamo definitivamente, "no", sono un’altra forzatura. Come lo è stato lo ‘stop’ al Parco del Baldo, un parco voluto da tutte le amministrazioni locali interessate, ma osteggiato dal Presidente della provincia che ne ha chiesto la cancellazione dalla legge quadro approvata dal Parlamento.

Ma è anche incredibile – e questo da la misura dell’allucinante situazione in cui versa il Consiglio provinciale e dello stato dei rapporti fra maggioranza ed opposizione - che il centro-destra indichi in Claudio Molinari, autorevole esponente della attuale giunta provinciale di centro-sinistra il possibile leader di una improbabile giunta di centro-destra per concludere, con un ulteriore ribaltone, la seconda parte della legislatura! Se proposte simili possono venir fatte all’insaputa del diretto interessato e, rilanciate sui giornali, diventano oggetto di confronto politico, significa che in Trentino siamo ancora molto lontani dall’aver creato le condizioni politico-istituzionali minimali perché sia possibile discutere seriamente di programmi per il futuro.

Non dico questo per fare polemiche o per riproporre a mia volta la questione del futuro leader del centro-sinistra nella competizione del 2003 e la modalità di presentazione del centro-sinistra. Tutt’altro, credo anzi che discutere di ciò sia oggi assolutamente prematuro e fuori luogo, come allo stato non vedo alternative possibili all’attuale maggioranza di governo in Provincia (oltretutto sempre confermata da tutte le elezioni che si sono susseguite, dopo la primavera del ‘99.

Si è parlato del "modello Rovereto", come punto di riferimento per il 2003. Io, che sono stato uno dei protagonisti di quella esperienza, ribadisco che è stata una scelta sofferta anche se, sul piano del consenso ottenuto in città, ci ha dato qualche soddisfazione. Ad ogni buon conto vorrei ricordare che a quella scelta di distinzione con una parte del centro-sinistra noi siamo arrivati perché abbiamo rifiutato politicamente il tentativo di ridurre il centro-sinistra e l’Ulivo ad una alleanza fra Margherita e DS. Senza quel tentativo, fortunatamente fallito, di azzerare l’area laica, socialista e verde non credo che avremmo percorso quella strada, e la lealtà con cui, per quanto ci riguarda, stiamo collaborando con il sindaco Maffei e con tutta la coalizione di centro-sinistra, ricompattatasi al secondo turno, depone a nostro favore.

L’errore più clamoroso che il centro-sinistra potrebbe commettere sarebbe quello di ridurre l’Ulivo ad una coalizione fra Ds e Margherita, cancellando le altre identità politiche e culturali. Sarebbe una pretesa di egemonismo suicida e che, se dovesse profilarsi, ci indurrebbe a predisporre adeguate contromisure.

Detto questo ribadisco che sarebbe un errore delegittimare o indebolire l’attuale esecutivo provinciale ed il suo Presidente. I Verdi e la sinistra hanno una lunga e consolidata tradizione di valorizzazione delle assemblee elettive come luogo di confronto e di scontro politico, e per tale ragione, anche in un contesto futuro di elezione diretta del Presidente da parte del popolo, dissentono con una interpretazione "modello podestà" di questa carica istituzionale. In altri termini l’esigenza condivisa e giusta della stabilità e governabilità non deve porre in secondo piano quella altrettanto importante della democrazia, della partecipazione, della condivisione e della trasparenza nella gestione pubblica.

C’è una seconda questione che mi sembra assai importante.

Va riconosciuto all’area verde, laica e socialista, il merito di aver intuito con largo anticipo i profondi cambiamenti politici e sociali che la caduta del muro di Berlino ed il crollo dell’Unione Sovietica avrebbero innescato anche in Italia. E sono stati, nel bene e nel male, scossoni di non poco conto: i referendum della primavera del ’93, l’ondata di giustizialismo con cui ci si è illusi di "chiudere il cerchio" della transizione dalla prima alla seconda Repubblica, la breve parentesi del primo governo di centro-destra (94), il governo "tecnico" del 94-96, la svolta del ’96 con l’Ulivo, le speranze ed il fallimento della Bicamerale, le significative riforme costituzionali condotte comunque in porto nella legislatura appena conclusa (Statuti regionali e riforma federalista ancora non entrata in vigore).

Prima che questo profondo processo di trasformazioni politiche ed istituzionali si mettesse in moto noi avemmo la capacità di proporre sia a livello locale che a livello parlamentare il tema delle riforme istituzionali e dell’aggiornamento dello Statuto. Sul piano locale, col progetto di riforma elettorale a statuto invariato che, se fosse stato approvato nel ’93, probabilmente avrebbe risparmiato al Trentino cinque anni di non governo – dal 93 al 98. Sul piano nazionale, con maggior fortuna, sia con un defatigante lavoro parlamentare di Marco Boato e di altri, sia con un adeguato supporto a livello di opinione pubblica, siamo riusciti a far aggiornare lo Statuto di autonomia, nel senso da noi auspicato per almeno un decennio, norma transitoria compresa, contribuendo in modo significativo a porre le basi del Patto per l’autonomia con la SVP e di una nuova stagione politica di convivenza e collaborazione fra i tre gruppi linguistici regionali.

Ho voluto ricordare questo perché penso sarebbe un grave errore non tener conto che la modifica dello Statuto approvata a Roma e diventata legge costituzionale nel febbraio di quest’anno, postula necessariamente alcune integrazioni legislative da approvare nel Consiglio provinciale di Trento entro questa legislatura.

Mi riferisco non tanto alla legge elettorale (che è comunque garantita dalla "norma transitoria"), quanto soprattutto alla questione altrettanto se non più importante della forma di governo e dei "contrappesi" di democrazia diretta (i referendum e l’iniziativa popolare).

L’attuale governo provinciale ed il suo Presidente sono perfettamente in grado di affrontare questa nuova fase di riforme istituzionali e su ciò saranno valutati, non ora, ma alla scadenza della legislatura.

Come Verdi porremo certamente sul tappeto anche altri obiettivi programmatici.

Nei giorni scorsi abbiamo presentato due proposte strategiche e significative per lo sviluppo futuro di Trento e del Trentino: un parco della scienza e dell’arte nell’area ex-Michelin e, finalmente, un parco naturale del Bondone. Ma nei prossimi mesi ci impegneremo anche per rafforzare il dialogo ed il confronto politico fra tutti i soggetti che fanno riferimento al centro-sinistra autonomista, per rafforzare l’azione di governo a livello provinciale e per rilanciare l’impegno programmatico per il futuro, auspicando che non si debba perdere tempo ed energie per discutere di impraticabili ipotesi di "partito unico".

Solo così potremo consolidare, in vista dell’appuntamento importantissimo del 2003, l’apprezzabile risultato conseguito il 13 maggio.

Pino Finocchiaro
Vicepresidente dei Verdi del Trentino

 

      

Elezioni politiche
13 maggio 2001

Rutelli a Trento:
le immagini

 

   

torna su