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Trento, 16 gennaio 2022
Bypass, esposto in Procura
«Sequestro preventivo di ex Sloi e Carbochimica»

Offensiva dei No Tav: «A rischio ambiente e salute dei cittadini»
dal Corriere del Trentino di domenica 16 gennaio 2022

La battaglia contro la circonvallazione prende le vie legali. È stato annunciato ieri, durante l’assemblea convocata in piazza Cantore dai comitati e dalle associazioni che si oppongono all’opera, l’invio di un esposto-denuncia alla Procura. Il documento, firmato dagli avvocati Vanni Ceola e Marco Cianci, chiede che l’Autorità giudiziaria, «tenuto conto della situazione di pericolo che l’imminente inizio delle opere progettate sta creando», disponga «il sequestro preventivo delle aree inquinate facenti parte del compendio ex Carbochimica, ex Sloi e Sistema delle Rogge di Trento nord». Chiede inoltre, in calce a una lunga e documentata disamina, di «procedere nei confronti dei responsabili delle condotte penalmente rilevanti denunciate».

La tesi è che Rfi abbia deciso di presentare il progetto della circonvallazione — che contiene anche lo studio di fattibilità sul passaggio del tracciato nei terreni inquinati — consapevole di un dato «errato e fuorviante, credendo in questo modo di affrancarsi dalla bonifica delle Rogge demaniali o di ridurre la stessa a pura formalità». Il riferimento è all’appalto affidato dalla Provincia per la bonifica delle rogge, lavori che però sono ancora fermi in attesa dell’autorizzazione del Ministero: «Si stima che i lavori potranno riprendere non prima dell’aprile 2022 — si legge nell’esposto — quando l’avvio dei lavori di realizzazione della circonvallazione sono previsti per luglio 2022. In pratica i lavori inizieranno assieme ed è quindi assolutamente falso che la realizzazione del bypass non interferirà con le bonifiche in corso». Ceola e Cianci mettono in luce «il pressapochismo, l’imperizia, e la pericolosità per i lavoratori e per i cittadini di Trento degli interventi previsti nel Progetto di Rfi per le aree ex Sloi ed ex Carbochimica»: «La sola movimentazione di quelle aree è estremamente pericolosa sia per la salute di chi lavora su quei siti che per la salute pubblica».

Le contestazioni contenute nell’esposto-denuncia mettono in guardia anche sulle criticità dello smaltimento del rifiuto pericoloso. Si parla di «volontà di minimizzare», e si spiega che questa sarebbe dimostrata «nel modo in cui Rfi propone di trattare i 48.000 metri cubi di terreni inquinati»: «Rfi afferma esplicitamente che solo 9.300 metri cubi saranno conferiti in discarica speciale, mentre i rimanenti 38.000 metri cubi saranno riusati come materiali di recupero, sottovalutandone completamente la pericolosità».

Altro capitolo, le misure proposte per contenere l’inquinamento, in particolare il «capping» previsto nel progetto di Rfi: «Uno strato di sabbia di circa 10 centimetri sopra il quale sono posti in successione un foglio di Tnt (tessuto non tessuto), un foglio di Hpde e un ulteriore foglio di Tnt, il tutto coperto da ulteriori 20 centimetri di stabilizzato. L’inidoneità della soluzione proposta è evidente: 30 centimetri di copertura su aree in cui operano mezzi meccanici pesanti come grandi escavatori, bulldozer ed altro sono una copertura assolutamente inidonea ed insufficiente». La critica, al netto delle difficoltà tecniche di disinquinamento, riguarda anche l’eventualità di procedere con una bonifica parziale, utile solo al passaggio della linea ferroviaria in trincea: «Non è scientificamente pensabile di intervenire solo su una parte dei terreni Carbochimica e Sloi senza procedere a un disinquinamento completo. La movimentazione di parte dei terreni inquinati provocherebbe danni inimmaginabili all’ambiente e alla popolazione della città di Trento». Questa la conclusione: «Se i lavori dovessero iniziare e non fosse previsto, come non è previsto, il risanamento integrale dell’intera area inquinata, il territorio e i suoi abitanti saranno ogni giorno a rischio di un disastro ambientale e della loro stessa vita».

 

      
   

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