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Trento, 27 agosto 2013
RC AUTO: UNA PETIZIONE SENZA SENSO.
I divari delle tariffe non sono un’ingiustizia

di Antonio Zecca
da l’Adige di martedì 27 agosto 2013

Sapevamo già da molti anni che l’assicurazione auto a Napoli costa il doppio che a Trento. Sapevamo anche le ragioni: basta riportare quello che è stato scritto sui giornali e detto in televisione. In primo luogo il numero di incidenti con lesioni è molto più grande in alcune regioni del sud (è un dato che viene dalle statistiche, non è una accusa) che in altre regioni del nord.

Ma abbiamo letto, per alcune regioni del sud, anche di carrozzieri che hanno gonfiato al doppio e al triplo la fattura; di medici che hanno «amplificato» lesioni di persone incidentate; e anche di assicuratori che hanno «favorito» i propri amici in sede di risarcimento. Tutti questi comportamenti vanno evidentemente a far crescere gli esborsi delle compagnie assicuratrici.

Dato che queste non sono «opere di beneficienza», hanno fatto crescere i premi che gli automobilisti devono pagare. Questa situazione non è uguale in tutta Italia e quindi è stato applicato il criterio «chi rompe paga» o, se volete: chi vuole un servizio lo deve pagare.

Purtroppo l’applicazione pratica produce ingiustizie: all’interno di una provincia (o regione) pagano di più sia gli automobilisti corretti che gli automobilisti incapaci o delinquenti.

Questa è la situazione. Solo che recentemente la faccenda si è complicata perché i sindaci di Napoli e Salerno - insieme con alcuni politici disinformati o in malafede - hanno firmato una petizione al Parlamento Europeo affinché intervenga per ridurre il divario nelle tariffe. Cosa palesemente in contrasto con la legislazione e la pratica vigente che prevede che ogni servizio venga pagato in base ai costi sostenuti dall’ente erogatore (le Assicurazioni, in questo caso).

Spalmare questi costi su tutto il territorio nazionale (e poi dividere in parti uguali) comporterebbe automaticamente di fare la stessa operazione su tutto il territorio europeo: ma nessuno ha dubbi sul fatto che francesi, inglesi e tedeschi non accetterebbero mai di pagare i costi del Sud Italia. Ma intanto questi signori «ci provano», contribuendo a intasare gli uffici europei con richieste assurde.

Accettare la stramba richiesta presentata al Parlamento Europeo, significherebbe anche annullare il divario attuale delle tariffe tra neopatentati e guidatori con un basso numero di incidenti e addirittura tra guidatori bonus e malus. Quelli che hanno stilato la petizione non sapevano quello che scrivevano!

In Provincia di Trento, Tiziano Uez (Gruppo Unipol) ritiene non fattibile questa equalizzazione arbitraria delle tariffe e aggiunge che «porterebbe a una rivoluzione» nelle regioni virtuose - quelle con pochi incidenti e pochi costi: è una posizione realistica. Al contrario Claudio Demozzi (anche lui assicuratore) ci informa che il governo Letta è «sensibile sull’argomento». Questa è evidentemente una «non-notizia» perché non è verificabile: potrebbe averla inventata chiunque.
L’Adige riporta che secondo Demozzi «il divario (tra nord e sud) si dovrebbe portare al 30%».

La frase è insufficiente. Un rapido calcolo - che tenga conto delle popolazioni - mostra che per ottenere che gli automobilisti delle regioni ad alto tasso di incidenti paghino solo il 30% in più dei Trentini (e degli altri virtuosi), questi ultimi dovrebbero pagare molto più del 30% di aumento.

Ma è tra le cose prevedibili che le compagnie assicuratrici interverrebbero approfittando del cambiamento di norma per alzare l’asticella dei loro profitti, con aumenti ancora maggiori. Tutti ricordiamo che assicurazioni e banche si sono fatte una pessima reputazione negli ultimi anni: il loro appoggio alla petizione ricorda quel «galantuomo» che si fregava le mani sapendo del terremoto a L’Aquila.

L’assicuratore Demozzi pensa ai guadagni extra che le compagnie farebbero se passasse l’ideologia napoletana: ma forse dovrebbe ricordare che con internet possiamo assicurarci facilmente con una compagnia in Croazia o in Slovenia, pagando la metà e con le stesse garanzie.

Antonio Zecca
Università di Trento
zecca.ant@gmail.com

 

      
   

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