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Trento, 8 agosto 2011
Progetto fuori dalla realtà
Una pietra tombale sulla Valdastico
di Antonio Zecca, Docente di Fisica del Clima all’Università di Trento
da l’Adige di lunedì 8 agosto 2011

Ritorna periodicamente – inevitabile come i terremoti – la proposta di realizzare l’autostrada della Valdastico. Renzo Moser (l’Adige, 6 agosto) ha spiegato con grande chiarezza chi ha interesse a questa impresa: la società Autostrada Serenissima. E ha spiegato che al territorio e alla popolazione trentina deriverebbero solo danni. Alcuni (anche politici trentini) invocano di nuovo una discussione approfondita; pochissimi invocano uno studio approfondito sulla necessità di questa nuova autostrada.

Come i miei dieci lettori sanno, io sono terribilmente presbite: vedo molto bene gli eventi lontani (nel tempo: anni e decine di anni da oggi). Le mie capacità per gli eventi vicini – pochi giorni o settimane – sono invece come quelle dell’italiano medio.

Ebbene, oggi vi racconto cosa si vede in lontananza guardando al futuro della Pirubi.

Tutti sanno che questo pezzo di autostrada è stato proposto per la prima volta negli anni ‘60 con l’idea di fornire una via di comunicazione per la produzione industriale della zona di Porto Marghera verso la Germania.

Da allora è passato mezzo secolo, hanno inventato il computer, il cellulare e il navigatore satellitare, ma le idee dei sostenitori della Valdastico non si aggiornano.

Porto Marghera ha ridotto il suo peso nella produzione industriale del nord est a una frazione molto piccola. I traffici portuali sono calati in tutto il Mediterraneo e il commercio con l’est passa attraverso Trieste e il valico del Tarvisio. I traffici della fascia occidentale del Veneto verso Austria e Germania privilegiano la direttrice Verona-Brennero. Traffici «orizzontali» verso la Svizzera trovano più efficiente il passaggio da Trieste e dalla Slovenia di nuovo attraverso il Tarvisio e l’Austria. Naturalmente i traffici dall’Est verso la Francia vanno attraverso la pianura padana.

Il traffico attraverso la Valsugana è per la massima parte un traffico di pendolarismo a breve raggio: non coinvolge l’intero tratto dal Veneto al Trentino.

Questa brevissima analisi necessariamente riassuntiva è basata sui numeri e le statistiche noti a tutti da anni e porta alla conclusione che nell’ultimo mezzo secolo le cose sono cambiate e che le esigenze che avevano portato alla prima proposta non esistono più. Attualmente la bretella dal Veneto al Trentino ha perso rilevanza per il commercio su strada. Come ha dimostrato Moser, ha rilevanza solo per gli interessi della Serenissima.

Diamo uno sguardo al futuro non immediato – diciamo tra pochi anni e tra pochi decenni. Pochi giorni fa (4 agosto) la borsa di Milano ha perso un 5% e le altre borse nel mondo sono andate anche in perdita. Gli Stati Uniti sono a rischio di bancarotta e una crisi laggiù avrebbe risvolti incredibilmente pesanti soprattutto sull’Italia. Indipendentemente dalla evoluzione in Usa, la situazione italiana e spagnola sono appese a un capello. Preoccupato di questo, il Presidente della Repubblica ha mandato un segnale di austerità e di sobrietà riducendo le spese della presidenza. Le due Camere hanno seguito con provvedimenti analoghi. Venerdì 5 il governo ha annunciato che i tagli (ventimila miliardi) previsti per il 2013 saranno anticipati al 2012. Non c’è bisogno dei miei occhi da presbite per vedere che siamo vicinissimi a una seconda crisi economica mondiale come quella del 2008. Alcuni elementi della politica interna Usa e della politica estera cinese sono sufficienti a formulare il dubbio che la crisi che sta arrivando potrebbe essere più grave di quella del 2008 e potrebbe durare più dei tre anni che sono passati da allora.

Per alcuni di noi «presbiti» non è una sorpresa: ci sono analisi delle dinamiche economiche attuali che hanno prospettato la possibilità di crisi ricorrenti in tutto il decennio. Non è da spaventarsi: è solo necessario rinsavire.

Per rinsavire bisogna riconoscere che la crisi del 2008 e quella in arrivo sono state causate dal fatto che da almeno cinquanta anni i paesi industrializzati (e tra questi l’Italia) «hanno vissuto al disopra delle loro possibilità». Abbiamo speso «chiedendo in prestito al nostro futuro». In una euforia di crescita infinita (un controsenso non solo dal punto di vista economico), abbiamo fabbricato cose indispensabili, cose utili ma non indispensabili e troppe cose inutili.

Abbiamo fabbricato «per movimentare denaro» (uso le virgolette per riportare frasi che abbiamo letto e ascoltato troppe volte – soprattutto da quelli che avevano il dovere di gestire il nostro presente guardando al nostro futuro).

Abbiamo fabbricato «per rilanciare l’economia» o «per rilanciare la crescita». Abbiamo contratto altri debiti con il nostro futuro e con il futuro dei nostri figli, per fare «infrastrutture» inutili e con redditività economica nulla o negativa. Di recente in Italia abbiamo firmato cambiali scoperte per il tunnel del Brennero e per il ponte di Messina. Di queste cambiali pagheremo l’importo e gli interessi nei prossimi decenni. Hanno tentato di farci firmare cambiali scoperte per alcune decine di miliardi di euro: i reattori nucleari, inutili, costosi e pericolosi. Queste cambiali almeno le abbiamo tolte dalle nostre spalle e da quelle dei nostri figli.

Val la pena di fare ora un piccolo commento sulla replica della Società Autostrada Brescia-Padova comparsa sull’Adige (7 agosto). Sappiamo che il comunicato è una difesa di ufficio, ma ci si aspettava qualcosa di meglio. L’analisi che Schneck fa sul futuro del trasporto in Italia appartiene al mondo dei sognipromessa. La realtà è profondamente diversa da come la presenta Schneck. Le rilevazioni rese note in questi giorni da Isfort (Istituto Superiore di Ricerca e Formazione per i Trasporti) dicono che gli spostamenti di persone sono diminuite nell’ultimo anno e che gli Italiani hanno intenzione di ridurre in futuro l’uso dell’auto – e quindi delle autostrade. I dati relativi alle vendite di automobili mostrano ormai da un paio di anni una tendenza molto significativa alla decrescita. I dati diffusi dalle compagnie petrolifere mostrano che dal 2005 i consumi di combustibili per autotrazione sono in calo.

Dal 2008 anche gli spostamenti di merci sono in calo. Come si può pensare che per miracolo il traffico su gomma riprenda a crescere nei prossimi anni? Come si può spacciare per valide le proiezioni di crescita fatte dieci anni fa? Sembra che oggi la Società Autostrada Brescia-Padova non sia minimamente in grado di valutare la strategicità della Valdastico per l’Italia e l’Europa; sembra che si sia staccata dalla realtà. È successo anche agli attuali governanti; che sono stati richiamati con i piedi per terra proprio in questi giorni. Come abbiamo già accennato, Usa, Europa e Bce hanno commissariato il nostro governo imponendo (insieme ad altre misure) di anticipare al 2012 i tagli previsti per il 2013. La Società Autostrada Brescia-Padova si accorgerà di quello che sta succedendo nel mondo e in Italia solo quando sarà commissariata da qualcuno?

Come si rinsavisce. Abbiamo in questa provincia fabbricato di tutto quello che si poteva ipotizzare: le cose indispensabili, quelle solo utili, addirittura ci siamo permessi molti lussi che altre nazioni non si permettono. Abbiamo fabbricato anche molte cose inutili: giusto per seguire il dettato di una teoria economica (anzi di una pseudo-teoria) che è palesemente sbagliata. È sbagliata dalle fondamenta, irrecuperabile e la dimostrazione di questa affermazione è nei titoli dei giornali: è l’applicazione di questa pseudo-teoria che ci ha portato alla crisi del 2008 e a quella in arrivo.

Lasciamo da parte le teorie; la ricetta pratica è di evitare di contrarre ulteriori debiti con il futuro – se non nel caso in cui ci fosse la certezza di un ritorno economico (per l’intera comunità) in tempi brevi. Ridurre gradualmente, ma in tempi brevi, la realizzazione di nuove opere pubbliche; ridurre rapidamente la realizzazione di nuove case, edifici, centri commerciali; portare a zero il consumo maniacale del territorio. In questo quadro, è del tutto improponibile la realizzazione di una nuova opera come la Valdastico che porterebbe solo una «movimentazione del cemento», guadagni per la Serenissima e perdite per tutti gli altri. La nuova crisi in arrivo ridurrà drasticamente gli spostamenti di persone e cose: le strade e le ferrovie che ora sono quasi insufficienti potranno diventare poco utilizzate entro pochi anni. La Valsugana non arriverà mai al collasso. La crisi colpirà (purtroppo) anche le aziende del nordest e ridurrà i traffici da e per il nord Europa. Il quadro che abbiamo davanti è una pietra tombale per la Pirubi.

Perché rinsavire. Lo dobbiamo a noi stessi se vogliamo ridurre quanto possibile i guasti che stanno arrivando. Lo dobbiamo soprattutto ai nostri figli e ai nostri nipoti. A loro stiamo lasciando l’eredità di un trentennio dissennato che ha messo pesanti debiti sulle spalle delle generazioni future.

Antonio Zecca
Docente di Fisica del Clima all’Università di Trento

 

      
   

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