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Trento, 29 gennaio 2007
REGOLAMENTARE ED EVENTUALMENTE VIETARE LO SCI ESTIVO SUI GHIACCHIAI
Proposta di mozione presentata da Roberto Bombarda
consigliere provinciale dei Verdi e Democratici per L’Unione

Nelle scorse settimane, complici le condizioni climatiche di un inverno finora particolarmente avaro di precipitazioni, si sono levati da molte parti allarmi ed appelli volti a limitare od a vietare lo sci sui ghiacciai, in particolare nel corso della stagione estiva. Questa pratica, nata negli anni Sessanta e Settanta quando ancora i ghiacciai presentavano una fase di relativa stabilità, favorita da abbondanti precipitazioni nevose invernali e da fresche estati che non scioglievano completamente il manto nevoso, è ancora viva in Trentino su due ghiacciai, posti alle estremità geografiche della nostra provincia: ad ovest sulla vedretta occidentale della Presena, nel gruppo Adamello-Presanella, ad est sulla vedretta “principale” della Marmolada, sull’omonima montagna conosciuta anche come la “regina delle Dolomiti”.

Entrambi questi ghiacciai hanno subito nel corso degli ultimi 150 anni – e comunque dalla fine della “Piccola età glaciale” - un notevole regresso, particolarmente accentuato nel corso degli ultimi 15 anni. Se dal 1850 al 2000 la massa e la superficie dei ghiacciai trentini – e tra questi la Presena e la Marmolada - si sono ridotte di circa il 50%, nell’ultimo decennio, a causa delle estati mediamente ancora più calde e degli inverni con minori precipitazioni (ad esclusione dell’eccezionale inverno 2005-2006) questo ritiro si è ulteriormente accentuato, tanto che molti ghiacciai si sono addirittura dimezzati. E’ evidente che in queste condizioni l’equilibrio già precario di molte unità glaciali può essere definitivamente compromesso da pratiche umane incompatibili con i delicati meccanismi di quelli che l’abate Antonio Stoppani definiva nell’800 “strumenti naturali perfettissimi, capaci di registrare automaticamente i fenomeni relativi al calore ed all’umidità atmosferica, che periodicamente si alternano e si succedono”.

I dati delle variazioni dei ghiacciai trentini sono oggi tra i più precisi e completi delle Alpi e sicuramente i più esaustivi in Italia, posto che dal 1990 opera con i suoi oltre 60 osservatori il Comitato Glaciologico Trentino della SAT. Oltre alla cura del catasto glaciologico trentino, presente anche in internet sul sito www.sat.tn.it, il Comitato della SAT ha svolto decine di ricerche scientifiche di altissimo livello, alcune delle quali pubblicate sulle più prestigiose riviste di glaciologia o nei più importanti simposi scientifici, oltre a centinaia di incontri pubblici di informazione ed ha ospitato dal 1994 ad oggi migliaia di visitatori nel Centro studi glaciologici “Julius Payer” al Mandron, in Adamello.

Per quanto riguarda il ghiacciaio occidentale della Presena, che fino a qualche decennio fa costituiva un ambito unico con quello orientale (per una superficie che nel 1850 sfiorava i 400 ettari), il catasto SAT riportava nel 1990 una superficie di 75 ettari, da allora ulteriormente ridotti di circa un ulteriore terzo. Nel libro “Il cuore bianco – Guida ai ghiacciai del Trentino”, edito da Arca nel 1996, scrivevo: “La presenza di impianti di risalita, accompagnata alla presenza di alpinisti in tutte le stagioni espone questo ghiacciaio a rischi concreti di inquinamento. In particolare è possibile che i mezzi per la sistemazione delle piste spostino neve di annata dal bacino di accumulo a quello di ablazione, compromettendo così la persistenza futura del ghiacciaio”. Analoga valutazione era espressa per il ghiacciaio “principale” della Marmolada (“… impianti di risalita e per lo sci estivo lo espongono a reali pericoli di inquinamento diretto…”), la cui superficie è oggi circa un terzo rispetto a quella del 1850, quando occupava ben 500 ettari. Queste considerazioni erano state espresse anche nel documentario “SOS ghiacciai”, co-prodotto dalla Sede RAI di Trento in collaborazione con la SAT con la regia di Giorgio Balducci e riprese di Alessandro Tamanini, presentato in concorso al Filmfestival di Trento all’inizio degli Anni Novanta e dalla sua riedizione aggiornata, con il titolo “I giganti bianchi della montagna”, sempre co-prodotto da RAI e SAT con la regia di Alberto Tafner e riprese di Tamanini, presentato al Filmfestival nel 2005.

Può apparire superfluo ricordare a coloro che oggi si strappano i capelli, che all’epoca tutte queste “previsioni” non vennero minimamente tenute in considerazione…

L’allarme sullo stato delle vedrette della Marmolada e della Presena è dunque tutt’altro che fuori luogo, ma documentato da dati e ricerche.

A questo punto è evidente che l’investimento nell’attività sciistica estiva è quanto di più antieconomico e dannoso possa esistere, posto che i ghiacciai sono le principali riserve di acqua pura e che ogni minimo inquinamento provocato in alta montagna si riproduce poi in successione per tutto il ciclo dell’acqua. Ma quello che oggi appare ovvio a tutti non è sempre stato così, basti pensare all’enorme pressione con la quale nei decenni scorsi si volevano costruire nuovi impianti sui ghiacciai, come nel caso della vedretta del Lares sempre nel gruppo Adamello-Presanella: solo l’attivismo della SAT e delle associazioni ambientaliste riuscì ad impedire la realizzazione di quello che sarebbe stato un disastro ambientale ed economico.

Si tratta ora di stabilire come comportarsi con le attività in corso. Premesso che in linea generale ogni attività umana al di fuori di un moderato escursionismo è incompatibile con la qualità e con il ruolo di un ghiacciaio, è ovvio ed evidente che se la tendenza alla riduzione delle precipitazioni invernali ed al riscaldamento climatico nella stagione estiva dovesse proseguire con questo trend, l’attività sciistica dovrà essere necessariamente bandita dai ghiacciai del Trentino. Certamente si dovrà tener conto delle esigenze di coloro che sono occupati negli impianti di risalita, garantendo loro di potersi dedicare, nelle valli e nei paesi di appartenenza, ad attività alternative.

Si dovrà comunque stabilire al più presto un limite di accumulo nevoso e di presenza di neve sulla superficie ghiacciata al di sotto del quale l’attività sciistica debba essere vietata. Inoltre, si dovranno introdurre alcune “buone pratiche” obbligatorie, come ad esempio il divieto assoluto di spostare la neve presente sul ghiacciaio dal bacino di accumulo – cioè la parte superiore, dove la neve che sopravvive all’estate può trasformarsi nelle stagioni successive in firn, in glacionevato ed in ghiaccio – a quello di ablazione, cioè la parte inferiore, dove sempre e comunque le temperature estive sciolgono tutto il manto nevoso oltre ad una lama di ghiaccio. Tra le altre buone pratiche dovrà esserci l’obbligo di non modificare la massa del ghiacciaio, creando ad esempio strade per i gatti delle nevi, e di sottoporre i mezzi battipista a controlli accurati, al fine di evitare il possibile spargimento di gasolio, olio, od altre sostanze altamente inquinanti.

Ormai lo sci estivo, da attività turistica preferita da migliaia di praticanti è limitato quasi esclusivamente all’allenamento delle squadre sportive e degli atleti. E si può valutare, anche in termini economici, se non sia più utile che queste attività si possano svolgere al di fuori del Trentino e delle Alpi, anziché proseguire sulle nostre montagne, con il rischio di compromettere definitivamente il nostro patrimonio naturale. I ghiacciai, uno dei componenti più belli, interessanti ed importanti delle montagne del Trentino, meritano una valorizzazione nell’arco di tutte le stagioni e di essere avvicinati con cautela e delicatezza, per scoprirne i segreti ed i valori unici ed insostituibili.

Tutti gli studi pubblicati negli ultimi mesi dalle fonti più autorevoli – dall’ONU all’OCSE, dall’IPCC all’Unione Europea – ci confermano che il “global warming” è in atto e ci obbligano a ripensare le nostre attività umane ed il nostro impatto sull’ambiente, individuando tutte le strategie e tutte le iniziative per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici sul nostro ecosistema e sulla nostra economia.

Tutto ciò premesso

il Consiglio impegna la Giunta provinciale

1. a prevedere in tutti gli strumenti di pianificazione il divieto assoluto ed inderogabile di costruire nuovi impianti sciistici sulle superfici dei ghiacciai del Trentino;

2.ad individuare, con la collaborazione di studiosi di nivologia a glaciologia ed in particolare del Comitato Glaciologico Trentino della SAT, un quantitativo minimo di innevamento invernale al di sotto del quale l’attività sciistica nell’estate successiva possa o meno essere esercitata, prevedendo il divieto assoluto di apertura degli impianti estivi in caso di mancato raggiungimento di questo limite minimo di innevamento;

3. ad imporre ai gestori degli impianti di risalita presenti sui ghiacciai della Marmolada e della Presena una serie di “buone pratiche” gestionali, tra le quali il divieto assoluto di movimentazione di neve ed una manutenzione documentata e certificata dei mezzi battipista;

4.a programmare una strategia di progressiva uscita del Trentino dal mercato turistico dello sci estivo, promuovendo nuove iniziative turistiche e culturali a basso impatto ecologico sui ghiacciai interessati e favorendo la riconversione delle attività economiche e l’occupazione degli addetti agli impianti di risalita;

5. a promuovere e sostenere tutte le attività mirate allo studio ed alla divulgazione delle conoscenze sui ghiacciai, in particolare favorendo le iniziative inserite nel protocollo di collaborazione tra la Provincia, il Museo Tridentino di Scienze naturali e la Società degli Alpinisti Tridentini.

Cons. prov. dott. Roberto Bombarda

 

     

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