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Trento, 17 settembre 2012
Videosorveglianza per la sicurezza dei cittadini trentini
Proposta di mozione presentata da Roberto Bombarda
consigliere provinciale dei Verdi e Democratici del Trentino

Molti cittadini trentini non si sentono sicuri, e questo da prima che la crisi economica che stiamo vivendo esacerbasse i termini della convivenza.

Non si tratta di una sensazione montata ad arte, spesso minimizzata o classificata sotto la rubrica “microcriminalità”, se in realtà riguarda  reati anche violenti. Se poi l’aggressione avviene a danni di famiglie che vivono in case isolate, la notizia viene etichettata di regola come “rapina in villa” – sottinteso che tocca solo i ricchi o presunti tali, peggio per loro. Le istituzioni, da parte loro, tendono di norma a rassicurare i cittadini parlando ancora di “isola felice”, forse tracciando un confronto con realtà dove regna l’illegalità.

La paura dei trentini va però compresa. L’allarme sociale che viene dalle valli, dove le porte di casa sono sempre state aperte e che sono percorse oggi da raid previsti e destinati a restare spesso impuniti, si smorza nelle statistiche rassicuranti. Ora, una paura giustificata richiede risposte adeguate, da parte di tutti i soggetti che le possono dare. Ci si prova ovunque esiste la vita civile. La legge francese 21 gennaio 1995 sulla sicurezza esordisce ad esempio affermando che la sicurezza “è un diritto fondamentale e una delle condizioni dell’esercizio delle libertà individuali e collettive.” Perfino banale ma a quanto pare i francesi sanno essere banali, quando è in gioco la sicurezza dei cittadini.

Un modo per prevenire e controllare la criminalità nelle disponibilità delle amministrazioni locali è senz’altro quello della videoprotezione. Al riguardo, in questi anni ci si è baloccati con preoccupazioni da “grande fratello”, più che svilupparne le potenzialità, salvo prendere atto – e facciamo solo un esempio, per quanto eclatante – del ruolo avuto dalla telecamera di un chiosco nella risoluzione dell’attentato alla scuola di Brindisi. In Francia, la videoprotezione attuata dai Comuni è sostenuta dallo Stato (fondo interministeriale per la prevenzione della delinquenza). Da noi, non esistono fondi a questo scopo. Sarebbe però possibile costituirlo a livello provinciale. Meglio ancora, sarebbe possibile ricercare le sinergie e costruire i meccanismi affinché alla prevenzione ed alla sicurezza venga destinata una quota significativa dell’imposta municipale unica e soprattutto dei risparmi in spesa corrente che deriveranno dagli accorpamenti dei Comuni. “Prevenzione e sicurezza” vanno peraltro intesi in senso dinamico, e comprendono non solo la videoprotezione ma anche, ad esempio, la realizzazione di marciapiedi sulle statali che attraversano i nostri centri urbani, o il rinnovo della segnaletica. Un intervento della Provincia sarebbe dunque ulteriormente necessario per quanto la riguarda direttamente, ma anche a supporto dei Comuni, quale dichiarazione d’intenti innanzitutto e poi per costruire buone pratiche.

Ciò premesso,

IL CONSIGLIO PROVINCIALE
impegna la Giunta provinciale

1)  a fornire, attraverso le proprie strutture, pieno appoggio ai Comuni che intendono dotarsi di impianti di videoprotezione a fini di prevenzione della delinquenza, a partire dalla risoluzione di ogni e qualunque questione giuridica;

2)  a contribuire in proprio, per quanto riguarda la rete stradale di competenza e le proprie strutture, alla costruzione di un Trentino sicuro attraverso la videosorveglianza ed a definire, attraverso Transcrime il possibile ruolo dei privati, in specie le realtà imprenditoriali titolari di insediamenti produttivi, al medesimo scopo;

3)  a valutare la possibilità di costituire un apposito fondo per la sicurezza attraverso il quale sostenere la realizzazione da parte dei Comuni di reti locali di videosorveglianza che possano mettere in rete anche le apparecchiature esistenti – del pubblico e del privato – rendendole disponibili a facilmente consultabili alle forze dell’ordine ed alla polizia locale;

4)  a ricercare le sinergie e gli strumenti affinché una quota nota ai contribuenti dell’Imu (imposta municipale unica) di pertinenza del Comune sia destinata alla prevenzione, intesa in senso ampio, ed alla sicurezza;

5)  a ricercare le sinergie e qualora necessario a disporre, affinché una quota non inferiore al venti per cento dei risparmi aggregati in spesa corrente derivanti dagli accorpamenti dei Comuni venga destinata, per un periodo non inferiore ai dieci anni, alla prevenzione e alla sicurezza.

Cons. Roberto Bombarda

 

     

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